Capitolo 1, 30 Ottobre 2013.

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« JACQUES! Vieni giù!»
Strillò la bionda, fotocopia somatica del diciottenne.
Di conto suo rimase a guardare il cellulare squillare, indeciso se rispondere o no al migliore amico dai capelli blu. La chiamata venne agganciata dal mittente e Jacques, sentendosi quasi sollevato, si sdraiò a pancia in su sul letto disordinato. Avrebbe dovuto sistemarlo prima; le coperte erano ancora a terra accartocciate come le foglie di un tappeto autunnale nel bosco, calpestato più e più volte da cacciatori con i loro cani dai denti laceranti e selvaggina in fuga. Come accadde il quattordici Ottobre, lui, il cervo, l'autunno inoltrato.
Paragone stupido, si disse, riconoscendo quanto è come i suoi pensieri fossero costantemente fissi su quella giornata e su quella ragazza, tanto eterea sia di fisico che di spirito.
Che l'avesse solamente sognata? Probabile.

Un sospiro uscì dalle labbra leggermente rosee, passò la mano sul volto dai lineamenti accentuati, poi perse lo sguardo nell'ammirare il soffitto. Le gambe erano incrociate, le mani invece le aveva congiunte sull'addome non troppo scolpito, ma asciutto.
Le ragazzina, appena ricordatasi che fosse ancora mattina inoltrata e per leggere la luce naturale c'era senza problemi, aveva accomiatato le urla e così i pensieri ritornarono focalizzati su Hélène senza distrazioni.

"Chissà chi è, se è ancora in città."
Si chiese mentalmente.
" Vorrei sapere cosa sta facendo, con chi è, se anche a lei è andata via la corrente. Certo, sarà successo sicuramente, sono frequenti i blackout totali ultimamente. Stupida cometa e stupido suo passaggio. Cosa ne penserà lei? Cosa voleva dire con quella frase, si ricorderà seriamente di me? Per quale assurdo motivo?"

Il cellulare riprese a squillare.
Chiuse per un secondo gli occhi, strinse le labbra non più rilassate e allungò il braccio sul comodino. Tentò di afferrare il telefono, buttando a terra delle cose, poi si alzò di colpo tirando su il busto e rispose alla chiamata dopo aver afferrato il dispositivo elettronico.
« Vuoi morire? » modo promettente per iniziare una telefonata.
« Effettivamente si, ma non ti sto chiamando per chiederti di accompagnarmi in Belgio o in Svizzera per richiedere l'eutanasia.» il ragazzo dai capelli biondi cenere sorrise al sarcasmo dell'amico, alleggerendo l'atmosfera nella sua camera che, unicamente e completamente da solo. aveva incupito.

« Che vuoi, Eric?» chiese poi con ancora il sorriso lieve sul viso, spostandosi sul bordo del letto.

Eric Leroy era quel tipo di ragazzo che conosceva tutto e tutti nei minimi particolari, che scrutava ogni cosa da lontano, non perché fosse un maniaco ma perché gli piaceva conoscere il più possibile. La sua sete di conoscenza era una vera e propria forma di avidità; più ne aveva e più ne desiderava. Chiunque lo abbia conosciuto paragona il suo peccato capitale a quello di cui viene incolpata la lupa che Dante incontra nel canto introduttivo della Divina Commedia: magra, sfinita, aggressiva e desiderosa di sfamarsi.
La mente era rimasta bloccata nel passato ed aveva una bizzarra passione nostalgica per il rock dagli anni 70 agli inizi del 2000. La sua vita può essere riassunta semplicemente con la frase" Highway to hell", canzone rinomata degli AC/DC: un tempo era giocatore di punta della squadra di hockey locale, poi nel 2011 per il coraggio di dichiararsi omosessuale a paese e famiglia. In seguito, venne allontanato dalla squadra per varie discriminazioni sul suo orientamento sessuale.
I genitori non avevano preso la cosa di buon occhio, ma sembravano averlo accettato. Almeno sino al momento in cui un possibile ragazzo non fosse veramente diventato parte della sua vita.
Eric aveva ancora paura ad esporsi, ad innamorarsi di qualcuno. Temeva una serie di conseguenze che l'avrebbero portato a rinnegare il suo orientamento sessuale pur di non far rattristire i genitori, non aveva l'abitudine a pensare al proprio bene se prima non avesse risolto i problemi del e con il prossimo
Aver deluso chi l'aveva sempre sostenuto, spronato in uno sport in cui era destinato a risplendere (nonostante non l' appassionasse poi così tanto), era sempre rimasta una ferita aperta nell'animo del cuore del ragazzo.
Così, iniziò a suonare il basso in giro per la cittadina, rincorrendo quella che era la sua vera passione accompagnato dalla chioma blu che lo contraddistingueva tra la gente. Amava cantare, lo faceva spesso. Lo aiutava a liberarsi, diceva, ad essere più se stesso. Intonare ciò che provava lo rendeva orgoglioso del suo percorso, nonostante fosse ancora all'inizio di una serie di alti e bassi, che avrebbe affrontato in ogni caso sfoderando la forza dimostrata facendo coming out.

Chegaste ao fim dos capítulos publicados.

⏰ Última atualização: Aug 24, 2019 ⏰

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Il diario di Hélène. [sospesa]Onde as histórias ganham vida. Descobre agora