Ogni Natale ha la sua favola

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La macchina avanzava lentamente su quella strada di montagna ammantata di neve. Le previsione avevano dato solo coperto, quindi perchè preoccuparsi quando i primi fiocchi avevano iniziato a scendere da quel cielo che sembrava un grande ammasso di cotone?

Il padre guidava, cercando di seguire le strisce di asfalto che gli spazzaneve, partiti in ritardo, lasciavano sulla carreggiata. La donna accanto, mamma di Luca e Sara, che sedevano sui sedili posteriori in silenzio, aveva il viso tirato e un piccolo tic le faceva sobbalzare la palpebra sinistra. Tutta la famiglia sapeva che quando la vedevano così era meglio non fiatare, papà compreso. Un occhio alla strada, uno al bordo che diradava velocemente verso il nulla di una nebbia impenetrabile e le unghie conficcate nel cruscotto. Sembrava una fiera pronta a spiccare il balzo.

-Non mi fiderò mai più delle previsioni di Rai Uno- disse, rompendo il silenzio.

-Abbiamo le catene, cara- cercò di tranquillizzarla l'uomo.

-Si, riciclate di auto in auto, a partire da quella di tuo padre.-

-Ma se sono quasi nuove...- cercò di giustificarsi, ma l'occhiata iniettata di sangue lo fece ammutolire.

Luca trattenne a stento le risa, trovava divertente quel quadretto tipico dei suoi, situazioni all'apparenza tragiche che finivano spesso in un abbraccio. Li invidiava, nonostante i suoi diciassette anni e una vita ancora da vivere, pensava che non sarebbe mai riuscito a trovare una ragazza che lo capisse come sua madre capiva papà (situazioni al limite escluse).

Sara, la gemella, guardava assorta fuori dal finestrino quei fiocchi che cadevano copiosi; abituati a vivere in Riviera, la neve era solo qualcosa che apparteneva ad un mondo al di là delle colline.

Mancavano tre giorni al Natale, il primo che la famiglia passava in montagna. Papà era riuscito a ritagliarsi quel periodo, che sarebbe durato sino al tre gennaio, a fatica, rendendosi disponibile al lavoro durante l'anno. Era stato divertente (ed anche dispendioso) acquistare i capi e rinunciando agli sci, che avrebbero affittato, insieme ad un maestro, per una mega lezione collettiva.

-Due chilometri- esclamò papà sollevato, vedendo il cartello "La Thuile" comparire a lato strada. Le unghie di mamma si staccarono e iniziò a rilassarsi appoggiandosi al sedile. La salita si fece più dolce, e le prime case emersero facendo tirare un sospiro di sollievo.

-Hai l'indirizzo?- chiese Sara.

-Certo, Monica me lo ha segnato qui- rispose la madre, mostrandole un foglio scritto a penna, -e pure il telefono.-

-Sempre che si trovi una cabina- scherzò Luca.

-Abbiamo sempre la lingua in bocca, e con quella giri il mondo- aggiunse il padre.

Monica era l'amica di mamma che possedeva un'agenzia di viaggi; si era occupata lei di tutto, prenotando uno chalet dotato di zona cucina e quattro posti letto, un piccolo locale riscaldato e in grado di accoglierli per le due settimane di permanenza.

Non fu difficile trovarlo, la situazione in paese era decisamente normale, e Luca si stupì nel vedere quanta gente affollava quel piccolo borgo di cui sino a una settimana prima non conosceva nemmeno l'esistenza.

La sera precedente aveva salutato gli amici, che sembravano dispiaciuti di non poterlo avere con loro alla festa di fine anno. Era il 1984 e passare la mezzanotte del 31 significava entrare nell'anno della maggiore età. Quante volte si era soffermato a pensare a ciò che il futuro aveva in risebo per lui; patente, giri in auto e magari una ragazza seduta sul sedile accanto. Non che non avesse mai avuto una storia, ma quelle uniche due con cui era uscito si erano rivelate tipe molto lontane dal suo modo di pensare. A volte credeva di essere nato già con quella maturazione che lo rendeva più grande dei coetanei. Anche sua sorella viaggiava in linea con lui, e nonostante fosse una femmina, ritrovava in lei un completamento della propria persona.

Ogni Natale ha la sua favolaWhere stories live. Discover now