Parte 1

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29 Marzo 2003

Quella mattina Hermione si svegliò con il freddo e con il tarpante pensiero che certe cose non cambiano mai. Ron russava quieto nella penombra della stanza formando un bozzolo scomposto con tutte le lenzuola ruvide del piccolo letto matrimoniale. Erano le cinque e quarantasei e la sveglia doveva ancora suonare.
Si passò una mano pesante sugli occhi, non aveva dormito quella notte, era riuscita a prendere sonno solo ai primi chiarori dell’alba, per essere poi bruscamente riportata a galla dal freddo umido di quell’uggioso Marzo.
Subito fu tentata di portare a se la coperta con un violento strattone, fu solo un momento, un bagliore d’ira insensata, poi il suo sguardo cadde sui capelli rossicci, appiccicati alla fronte, folti, di Ron; cadde sulla forma così teneramente sgraziata del cingolo scapolare, le costellazioni di nei, sulle braccia così forti, così bianco latte, la bocca imbronciata a formare un cuore, l’aveva baciata tante volte.
Tirò le labbra secche ed impastate in un sorriso tiepido e si alzò, quella mattina l’avrebbero attesa ad Hogwarts per un colloquio, un colloquio che desiderava da mesi. Dopotutto, pensò, era una fortuna essersi svegliata prima ancora dell’orario impostato sulla sveglia, attentamente calcolato la sera precedente, comprensivo di ben tre ore d’anticipo per ogni evenienza, non si può mai sapere.
Il cottage Weasley-Granger, nella campagna londinese, si affacciava su una stradina sterrata e polverosa, che separava la dimora dalle interminabili seminature di grano, campi che in estate si tingevano dell’oro più denso, ma che nella primavera che sapeva ancora d’inverno, erano neri ed aridi; oltre ancora si disegnavano le dolci colline, dall’erba selvaggia e i castagni  dalle foglie larghe, che,  a Marzo, spingevano ancora per nascere; sforzando gli occhi si poteva vedere qualche bassa montagna, ma la foschia intrappolava le cime imponenti anche nelle giornate più limpide.
Hermione, sull’uscio di casa, si regalò qualche secondo per guardare verso l’orizzonte, corrugando le sopracciglia per proteggersi dal vento; si chiese come i colori del paesaggio potessero diventare così grigi, freddi e spenti, sempre, giorno dopo giorno. Una voce, che le veniva dal petto, le suggeriva che il motivo non era forse da ricercarsi nella campagna, quanto nei propri occhi, sempre più appannati, teneramente annoiati e felicemente abituati ad una vita che non ricordava nemmeno più come era iniziata.
Non diede credito a questi pensieri, affrettò il passo sul ghiaino polveroso, non curandosi del bordo inferiore della veste che s’incipriava di bianco sporco, si passò veloce una mano tra i capelli, per tentare di sistemarli. Il fermaglio a forma di rosa che si era comprata da sola, quello che non piaceva a Ron, le stava dando filo da torcere, le ciocche fuoriuscivano ribelli e crespe, un piccolo gioiello tra i rovi. Si trovò a specchiarsi di sfuggita nel vetro della finestra, sistemandosi ancora qualche capello in modo maldestro, si guardò negli occhi: oggi, ad Hogwarts, la McGranitt le avrebbe firmato una lettera di raccomandazione per una carica importante al Ministero Della Magia, fremette. Continuò poi a camminare verso la passaporta; l’euforia e l'eccitazione, che si provano prima di un colloquio, invasero il corpicino della strega, che tuttavia sentì un blocco, come se la felicità, che stava indubbiamente provando, non potesse esprimersi su tutti i 360 gradi. Che sensazione controversa, non poi così nuova, si rammaricò. Scacciò quel pensiero e si convinse di essere sciocca, e la strinse tra le palpebre quella felicità, la abbracciò con gli occhi, rinchiusa e protetta tra le ciglia, dove erano anche tutte le altre immagini di quella, ancora breve, ma bella vita, vissuta accanto a Ron; sorrise.
Le sembrò per un attimo che il cielo si tingesse appena poco più di azzurro, in quel frangente esatto in cui toccando quel vecchio carillon in mezzo all’erba, uno strappo allo stomaco la allontanava chilometri e chilometri dalla sua casa, da suo marito. 

***

Se il cielo le era sembrato più azzurro si trattava sicuramente di uno stupido abbaglio, pensava Hermione salendo un gradino, mentre la pioggia scrosciante scuoteva i grossi finestroni di Hogwarts. Rapidi fulmini schiarivano il cielo, seguiti dal rombo tetro che si disperdeva nell’ampia tromba delle scala. Le torce erano accese anche di primo mattino, rendendo l’atmosfera intrappolata in un crepuscolo in largo anticipo. Saliva le scale con grande affanno, gli abiti secchi appena asciugati da un abile incantesimo, le guance arrossate dal piacevole contrasto caldo-freddo che l’aveva accolta una volta entrata nel castello.
Due ore e quarantasette di anticipo. Ne approfittò per fare il giro largo della sua ex casa, le immense pareti, i quadri sempre diversi, i corridoi che si imbottigliavano tra loro fino a diventare un labirinto; le parve di scorgere persino un’ombra felina, che Mrs Purr fosse ancora tre le anime vive? Lo dubitava. Finì inevitabilmente per dirigersi verso la biblioteca: il lupo perde il pelo…
Forse fu la vastità di tempo da perdere che percepiva di avere, voleva ben pensare, o forse quel fermaglio a forma di rosa non voleva collaborare, non da ammettere, tendeva a non amare la vanità, in ogni caso Hermione decise di fare tappa nel bagno delle ragazze accanto alla biblioteca.
Si specchiava corrucciata, chiedendosi perché non avesse mai dato così importanza agli incantesimi per capelli. Il fermaglio le scivolò maldestramente di mano, si girò sulle punte dei piedi, ma fu prima di chinarsi a raccoglierlo che successe.
Ora, è da sapersi che il destino è un cacciatore paziente. Certe coincidenze sono scritte in anticipo, e sono come cecchini acquattati con un occhio nel mirino e un dito sul grilletto, in attesa del momento adatto in cui fare fuoco. Il cecchino in questione, quella mattina, si era appena appostato al muro umido e ammuffito del bagno, aveva le sembianze smorte e spente di un ragazzo magro, spigoloso, biondo, quasi invisibile e sparò esattamente nel momento preciso in cui gli occhi di Hermione incontrarono quelli di Draco Malfoy.








Non ho molto da dire su questa storia, se non che sono felice d’essere ritornata, dopo così tanto tempo, a scrivere.

Grazie a tutti voi che siete arrivati fin qui.

Baci, Rosie

Il secondo capitolo (di otto credo) verrà pubblicato in serata, se vedrò un riscontro da parte vostra (che fa sempre bene all'anima). Grazie!

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⏰ Last updated: Oct 25, 2018 ⏰

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Un amore vero di notte falso di giornoWhere stories live. Discover now