Capitolo 1

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Amo la vita per quello che è, quello che ci pone davanti, ci regala, ci toglie per farci crescere e maturare. Amo la natura e stare in mezzo ad essa, sentirmi libera come se potessi planare come un aquila sopra tutto e semplicemente sovrastarla.
Sono sempre stata iperattiva, una di quelle persone con il cervello che corre a mille, che vorrebbe spaccare il mondo con le proprie mani e cambiarlo a proprio piacimento.
Se penso che all'età di venticinque anni ho deciso da sola di andare in terapia da uno psicologo per riuscire a gestire la rabbia che mi porto appresso da una vita mi viene da ridere.

Io e mio fratello Alex ci siamo trasferiti nella cittadina vicina da un paio di mesi. Questa decisione è stata presa principalmente per questioni lavorative. Entrambi, o dovrei dire grazie a lui, abbiamo iniziato a lavorare in una fabbrica della zona.
Venire a vivere in montagna non è mai stata una cosa che mi ha attratto ma in poco tempo ho avuto il piacere di assaporare le sensazioni che ti lasciano dentro le passeggiate nel silenzio dei boschi.
È come se riuscissero a catturare la mia attenzione, come se ci fosse una sorta di richiamo continuo verso quei luoghi.

“Ti vedo pallida” constata mio fratello non appena chiudo la portiera della macchina.
“Ho un mal di testa fotonico. Mi preoccupa di più la tempesta che si sta preparando sinceramente” rispondo allacciando la cintura.
Fuori ci saranno almeno - 8 gradi e il tempo sta peggiorando facendo capire che L'ennesima bufera di neve si sta lentamente avvicinando.
“Stai continuando a prendere le pillole?” ed ecco che arriva la stilettata al cuore.
Mento spudoratamente a mio fratello facendo cenno di sì con la testa.
Da quando ho deciso di entrare in terapia, sotto anche suo consiglio, per cercare di contenere la rabbia e cercare di mantenere un umore senza sbalzi eclatanti mi sono ritrovata ad assumere dei calmanti.
All'inizio tutto andava bene ma dopo non molto i miei incubi sono tornati.
L'unica cosa che stona totalmente da questa vicenda è che il mio caro psicologo non fa altro che aumentare la dose senza ascoltarmi.
Apro la borsa ed estraggo dalla scatoletta una pastiglia, la infilo in bocca e prendo l'acqua. La pastiglia resta bloccata tra la guancia e la gengiva e con un sorso d'acqua fingo di pararla giù.
Alex è una persona molto protettiva nei miei confronti ma non ho mai capito realmente il perchè.
Abbiamo perso entrambi i genitori da adolescenti e nostra zia ha fatto il possibile per crescerci fino alla nostra maggior età.
Peccato che ora, tutto quello nella mia testa sia tornato a galla.
Guardo l'auto dietro di noi  sullo specchietto e do una gomitata al suo braccio “Birretta?” chiedo sapendo di avere il frigo abbastanza pieno per sfamare tutto il gruppo.
Lui alza il braccio e fa un segno con la mano che riceve risposta con l'abbaglio dei fanali.

Butto un paio di legni nel caminetto ed in breve tempo la mia piccola dimora riprende una temperatura accettabile. Alex è seduto sulla poltrona più vicina al caminetto con Drina appollaiata sul bracciolo mentre Alec e Samuel sono comodamente seduti sul divano. Tutti loro si sono conosciuti in fabbrica lavorando assieme e hanno creato questo piccolo gruppetto che a me piace pensare sia una piccola famiglia. In realtà mancano Simo e Glenda ma sono troppo impegnati a cercare una sistemazione come loro nido d'amore.
Infilo una sigaretta in bocca ed esco nella terrazza che da sul bosco vicino casa.
“Glie lo hai detto?” dico rivolgendomi a Drina che si accende una sigaretta. “No” e poi butta fuori il fumo dalla bocca.
“Se ti azzardi giuro che ti spezzo ogni singolo osso che hai in corpo” commento guardandola in maniera truce.
“Ti ho promesso che non lo dirò ad Alex, a patto che non sia strettamente necessario e comunque ti stai destreggiando alla grande pure senza pillole” commenta.
Non ritengo sia necessaria una risposta alla mia migliore amica.

Vengono strappate birre su birre ed alla mia ennesima sento mio fratello scoccarmi un'occhiata di rimprovero come se dicesse ‘troppo alcol non va bene con le medicine che prendi’ ma ignoro la cosa.
Il campanello suona ed Alex scatta in piedi e corre ad aprire la porta.
In un attimo si batte il cinque con Gordon e si scambiano i primi saluti.
Lui è la persona più inquietante che io conosca. Una persona molto controllata, osservatrice e con tutti i cinque sensi sempre all'erta.
Io e Drina poco dopo decidiamo di prendere in mano la situazione e ci dirigiamo nella mia cucina openspace. “Quel ragazzo mi mette i brividi. Non puoi chiedergli una sola cosa che ti tratta di merda. Non mi piace e non riesco a capire cosa ci trovino loro d'interessante per chiamarlo”.
Gordon è un ragazzo con una corporatura grossa ed un fisico asciutto e tonico. La sua altezza arriverà intorno al metro e ottanta, con gli occhi neri come la pece ed i capelli corvini perennemente stretti in una cosa che arriva oltre le spalle. Al contrario di Alex o degli altri che prediligono i capelli corti con qualche ciuffo ribelle.
“Insomma Gordon, qual'è la notizia che devi darci?” chiede Alec alzando la birra verso di lui.
Lui esordisce poco dopo che si sono calmati gli animi sulle vere possibilità che frullano in testa agli uomini.
Drina prepara il pane e ci passa sopra varie salse ed io sono intenta a tagliare vari tipi di affettati.
“Ragazzi, entro breve sarò il vostro capo”.
Alex diventa pallido come il muro, Samu inizia a ridere nervosamente, ad Alec va di traverso la birra e gli esce dal naso sporcando qualsiasi cosa sia nelle sue vicinanze, a Drina scivola dalla mano il barattolo di salsa ed io per errore sbaglio la traiettoria col coltello e mi taglio il dito.
Ottimo.
Se passasse una mosca in soggiorno provocherebbe lo stesso rumore di un elicottero che sorvola il paese.
Infilo il dito sotto l'acqua mentre Drina osserva le gocce di sangue sul banco e resta paralizzata.
Mi sento fissare, trapassare oltre e con un minimo movimento della testa con la coda dell'occhio intravedo lo sguardo di Gordon.
È seduto sulla poltrone dove prima era seduto Alex, con una postura comoda e rilassata ma al contempo vigile. La stanza è tutta sotto il suo controllo, comprese noi.
“Vai avanti con la salsa, io prendo un cerotto e arrivo” dico spostandomi verso il corridoio che porta al bagno. Drina mi segue come un segugio e inizia a risultare inquietante quando si para sulla porta del bagno fissandomi.
“Drina, vai avanti con il resto” ripeto ed è come se si svegliasse da un momento di trance. Annuisce è sparisce in cucina.
Alex piomba in bagno e mi fa quasi venire un infarto.
“Tutto bene?” chiede anche se nessuno a parte Drina sapeva del taglio.
Annuisco senza guardarlo e torno in cucina.
Una volta preparato tutto e portato a quelle bocche fameliche di uomini che conosciamo.
Prendo una sigaretta ed esco dalla terrazza restando di sasso quando ci trovo Gordon intento a parlare al cellulare.
“Hm, ok, ci penso io” sono le uniche parole che gli escono dalla bocca.
Chiusa la telefonata mi faccio uscire dalla bocca solamente un ‘congratulazioni’per la novità di poco fa e come risposta ricevo uno sbiascicato grazie.

Quando tutti se ne vanno da casa mia sazi e brilli tiro un sospiro di sollievo. La giornata è passata velocemente ed è finita ed io sono pronta ad affrontare di nuovo i miei demoni.
Stappo una birra e piazzo una bella serie tv per piazzarmi con la copertina sul divano al caldo. Il caminetto è ancora pieno di legna che continua a crepitare in sottofondo e che mi culla fino al mattino seguente.

I miei sogni continuano a catapultarmi nel passato, a quel giorno in cui i nostri genitori ed io eravamo in quella dannata auto, mentre Alex era dalla nonna e dove avrei dovuto esserci anche io.
Avevo 12 anni e un auto ci tamponò a tutta forza dietro mandandoci a sbattere contro il guardrail. I vetri dietro esplosero assieme al lunotto della macchina mentre il baule si accartocciò. C'erano un misto di urla e di schegge sporche di sangue che riflettevano la luce del sole di quella che doveva essere una bella giornata. Mamma e papà continuavano a dirmi di trovare il modo di uscire e salvarmi e così in qualche maniera lo feci. Riuscii a liberarmi dalla cintura e con fatica uscii dal finestrino.
Poco dopo una seconda auto cercando di evitarmi in mezzo alla strada si schiantò sulla nostra, portandosi via i nostri genitori.
Quando riuscirono a tirarli fuori privi di vita si tenevano ancora per mano.

Mi sveglio di colpo, completamente fradicia di sudore. La maglietta è totalmente aderente al mio corpo e mi da la sensazione di aver freddo.
Prendo il telefono per controllare l'ora e mi decido a spegnere la sveglia ed andare in doccia.
Infilo la classica divisa da lavoro, bevo una bella tazza di caffè bollente e sbeccuccio qualcosa da mangiare come colazione.
Poco dopo salgo in auto con Alex che mi aggiorna sulla giornata che ci aspetta. Sappiamo bene che avremo una elevata mole di lavoro ma la cosa positiva è che concentrandoci su questo il tempo passerà in fretta.
“Hai sentito la notizia bomba di ieri??” e ingrana la marcia non appena chiudo la portiera dall'auto.
“Che il tuo caro amico diventerà presto il nostro capo?” chiedo cercando di trattenere una sommessa risatatina.
“Quello ci farà veramente sgobbare poi”
“Sono cazzi vostri” dico guardando fuori dal finestrino “ma ti prego, la prossima volta invitalo a casa tua e non a casa mia, a me risulta inquietante quel ragazzo” puntualizzo.
“Con gli altri non ci sono problemi ma sinceramente non ho intenzione di avere Gordon tra i piedi”.
“Qualche problema sorellina?” punzecchia…
Faccio un respiro profondo prima di spiegarmi “Ascolta, sembra un maniaco del controllo, pare che nulla sfugga ai suoi occhi e se non erro ha fatto più a botte lui il mese scorso che un qualsiasi teppista della città. Non riesco a capire come fate a tenervelo vicino. È inquietante. E credo che a trent'anni una persona dovrebbe essere leggermente differente”.
Alex frena al semaforo e continua “Sai che per me è come un fratello, lo conosco da anni e se fa qualcosa lo fa per una buona motivazione” continua ripartendo.
“Parli del diavolo e spuntano le corna” ed indico l'auto davanti “comunque sia casa mia è casa mia”.
Apro la portiera non appena il motore della macchina viene spento nel parcheggio. Scendo, sbatto la portiera e mi incammino verso l'interno.
Saluto come ogni giorno tutti i colleghi che incontro e finalmente intravedo Drina vicino alle nostre postazioni.
Mi avvicino, la saluto con un bacio sulla guancia e ci avviamo all'esterno a fumare prima dell'inizio del turno.
La giornata passa velocemente e noi non facciamo altro che fare riparare i malanni delle ragazze che sono arrivate da poco.

“Credo di non volerci più andare in terapia” confesso a Drina mentre facciamo fare cin cin ai nostri spritz.
”All'inizio sembrava una buona idea, ora invece inizio a sentirmi come una povera impasticcata e mai ascoltata” le spiego guardando le auto che passano in strada davanti a noi.
“Sai che puoi smettere in qualsiasi momento ed è una scelta solamente tua” mi risponde passando il dito sull'alone dello spritz nel bicchiere.
“Vero, ma Alex non lo capirebbe. Per lui qualsiasi cosa che inizio deve essere portata avanti fino alla fine ed è iperprotettivo nei miei confronti” e bevo un lungo sorso.
“Ha rischiato di perderti e credo sia rimasto abbastanza traumatizzato” continua lei “anche se a me non ne ha mai parlato apertamente e credo mai lo farà” e il suo sguardo si rabbuia.
“Vorrei che con me fosse più aperto e non sempre tirato lanciando solo qualche briciola per accontentarmi. Da quando ha ritrovato Gordon è ancora più tirato da quel lato” e si lascia andare in un sospiro.
Ci dirigiamo all'auto che ha già ricominciato a nevicare copiosamente. La neve si accumula così velocemente che se non si mettono in moto velocemente gli spargisale e tutto il resto qui potremmo non muoverci più per un paio di giorni. Ci salutiamo al volo e io mi dirigo velocemente a casa.
La prima cosa che faccio è buttare altra legna nel caminetto per poi fare una bella doccia bollente e stappare una birra in accappatoio.
La stanchezza della giornata fa la sua comparsa velocemente e lo fa partendo dalle cervicali. Ogni tanto ho la sensazione di essere un rottame.
Questo weekend ho deciso che lo dedicherò alla lettura di uno dei tanti libri che ho accumulato in poco tempo.
Con tutta la neve che è stata prevista di sicuro nessuno avrà il coraggio di muoversi da casa.

Nella Tana Del LupoWhere stories live. Discover now