Capitolo 2

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Devo ammettere che in poco tempo sono riuscita a creare un piccolo paradiso con tutti i miei libri.
Nella grande camera da letto sono riuscita a far stare una bellissima libreria in stile industriale dove ho piazzato solo una parte dei miei libri. Gli altri sono sparpagliati su qualche mensola in soggiorno ed altrettanti nella piccola libreria in corridoio. Alcuni sono ancora chiusi nelle scatole che ho piazzato sotto il letto solo temporaneamente.
Squilla il telefono al secondo squillo rispondo ad Alex. “Hey Seli, sei a casa? Hai visto quanta neve sta scendendo?” annuisco avvicinandomi alla portafinestra che da sulla terrazza.
“è meravigliosa quanto inquietante solo per la quantità” affermo.
“Ho deciso di chiedere a Drina se vuole venire a stare qui questo weekend dato che probabilmente nessuno si muoverà di casa finchè non puliranno le strade” ed io sorrido per la mia amica che sicuramente non dirà di no.
“Posso dirti che non ti dirà di no, ma dovresti renderla più partecipe se non vuoi perderla. Da quel lato lì è titubante Alex. Per il resto godetevela” e penso di non poter essere più felice per entrambi.
“Tu hai intenzione di continuare la tua vita da pseudoeremita?”
“Ho un sacco di libri da leggere che tu non hai idea” ammetto
“L'ultima volta che siamo stati in libreria l'hai quasi tutta portata a casa se non ricordo male”
“Non esagerare adesso. Comunque sia sarò molto impegnata con le mie letture” rispondo convinta “se hai bisogno di qualcosa chiama ok? Saluta Drina e godetevela” e chiudo la telefonata.

Alle tre di notte mi sveglio congelata, con la coperta fin sotto il naso e con il libro a terra accanto al divano. Mi giro e mi rigiro senza trovar pace, nemmeno racchiusa in un bozzolo di coperte. Le ossa mi così male che il dolore mi batte pure in testa. Con molta fiacca mi preparo una tisana bollente mentre cerco un antidolorifico da buttar giù al volo e pure il termometro.
39,8. Bene.

La giornata successiva la passo dormendo come un ghiro e alzandomi solo per andare in bagno. La mente inizia essere sempre più annebbiata e man mano che passa il tempo pure i miei incubi si fanno più ricorrenti e vividi.
Faccio una fatica immane ad alzarmi dal letto ma decido di vestirmi e scendere nella farmacia sotto casa a prendere un nuovo blister di tachipirina dopo almeno tre chiamate ad Alex che non si degna di rispondere.
Sopra il pigiama infilo una felpa pesante, un berretto ed una sciarpa per essere certa di non prendere altro freddo.
Cambio i pantaloni e infilo gli scarponi appositi. Tutto bene finchè non metto piede fuori dal condominio. Ho meno di cinquanta metri per raggiungere la farmacia e le gambe sembrano decise ad abbandonarmi da un momento all'altro.
Il dolore al corpo si propaga ritmicamente ai battiti del cuore.
Faccio un bel respiro ed entro, arrivo al bancone e in pochi istanti sono già fuori con il mio sacchetto. Faccio qualche passo in avanti senza guardare davanti finchè non vado a sbattere contro una persona, ma quello che sento io è come andare a sbattere contro un muro di cemento. Rischio di finire con le chiappe a terra ma la presa pronta della mano di Gordon ferma la mia caduta.
Il verso di un ‘aaah’ di dolore mentre stringo gli occhi mi sfugge dalla bocca.
Quando il dolore si placa riapro gli occhi, sputo un grazie a bassa voce e cerco di voltarmi per tornarmene a casa.
“Aspetta qui un secondo” mi dice scrutandomi attentamente e si dirige in farmacia.
Col cazzo.
Testarda come sono riprendo la mia strada augurandomi di non dover incontrarlo di nuovo. Un capogiro prende il sopravvento subito dopo aver voltato l'angolo e mi ritrovo a conficcare inutilmente le unghie nel muro per non scivolare e finire a terra. Il freddo si impossessa di me mentre scivolo con la schiena contro il muro a terra.
Due gambe si stagliano davanti alla mia visuale e mi viene solo che da bestemmiare ma lo faccio mentalmente.
Si abbassa, appoggia una mano delicatamente sulla mia fronte e sulla mia faccia di forma una smorfia infastidita, poi impreca qualcosa e in un attimo mi tira su come se fossi una piuma.
Non ho nemmeno la forza di reagire, sbiascico un ‘mettimi giù’ cercando di divincolarmi dalla presa ferrea.
Mentre cammina a passo spedito e perfettamente equilibrato ogni singolo passo mi rimbomba dentro e si propaga in dolore facendomi mugolare dal male finchè non mi abbandono all'oscurità.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 02, 2021 ⏰

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