2) Primo giorno

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Il primo giorno di scuola è arrivato. Finalmente. Non resistevo più. Come al solito, mi sono alzato, ho fatto colazione e mi sono lavato. La cosa più difficile è stata vestirmi. Non riuscivo a trovare dei vestiti adatti. Non volevo esagerare. Non volevo sembrare troppo appariscente. Così, optai per un jeans corto aderente blu chiaro, una maglia nera con dei fiori rossi e rosa e un paio di Vans verdi.

Uscii di casa e mi diressi alla fermata del pullman. Ovviamente mi sedetti da solo, dato che non conoscevo nessuno. Presi le cuffie dallo zaino e mi misi ad ascoltare musica.

Neanche arrivai a scuola che cominciai a sentirmi a disagio. Non conoscevo nessuno. Ero l'unico ragazzo che stava da solo. Gli altri, sicuramente, stavano parlando di come avevano trascorso le vacanze e di ciò che avevano fatto.

Non sapendo che fare, attraversai l'atrio e mi diressi subito in classe, ancor prima che la campanella suonasse.

Al suono della campanella tutti entrarono. La mia classe era composta da 17 ragazze e 3 ragazzi. Bene.

Una ragazza venne affianco a me e con un sorriso a 32 denti mi chiese: "posso sedermi affianco a te?". Ricambiai anch'io con un sorriso un po' forzato e le risposi "certo", "io sono Andrea, piacere" mentre le tendevo la mano. Lei mi diede la mano e rispose: "piacere, Emma". Che bel nome pensai.

Alla prima ora avevamo matematica. Dalla porta entrò una professoressa alquanto strana. Aveva i capelli lunghi fino alle spalle, rossi, e una treccia bionda che arrivava giù fino al sedere. Si presentó e ci diede il benvenuto nella scuola nuova mostrandoci il programma e le classiche cose. La stessa cosa la fece, all'ora successiva, la professoressa d'italiano. Alle 10:05 suonò la ricreazione. Tutti si alzarono in piedi tranne me. Emma vide che non mi alzai e che mi sentivo a disagio, così mi fece alzare "con la forza" e mi presentó le sue migliori amiche: Chiara, Marina e Edith.

Mi presentai anch'io e cominciarono a farmi domande: "da dove vieni? Non ti abbiamo mai visto. Ti sei trasferito da poco?". Risposi: "non sono di qui, vengo da un piccolo paesino qui vicino, ma penso che a breve mi trasferirò anch'io qui". Ad un tratto, si avvicinò uno dei due ragazzi della classe. Emma lo vide e disse: "lui è Luca, un mio grande amico". Tutti salutammo con un gesto della mano. Rimasi a fissarlo a lungo. Mi colpirono i suoi occhi e i suoi capelli. Gli occhi erano di un azzurro chiarissimo, mentre i capelli erano rossi con delle ciocche bionde. Ad un certo punto mi risvegliali dal trance e lo salutai con una stretta di mano. Parlammo dei nostri interessi e delle nostre passioni. Anche Luca suonava il pianoforte e ascoltava musica classica. Quando lo disse mi scappó un sorriso perchè non avrei mai pensato di trovare in così poco tempo uno con le mie stesse passioni, e per di più uno bello. Parlammo fino a quando la campanella non suonó di nuovo e non ci sedemmo tutti.

Passai le ultime 3 ore pensando a Luca. Nessuno mi aveva mai colpito così tanto.

All'uscita da scuola parlammo ancora un po' tutti e 6 e ci scambiammo i numeri di telefono. Ad un certo punto, guardai l'ora e mi resi conto che rischiavo di perdere il pullman. Così salutai tutti e mi diressi alla fermata.

Non sapendo che fare sul pullman, presi il telefono. Ci trovai un messaggio di Emma. Non lo avevo sentito vibrare. Fa niente, pazienza. Mi scrisse: "penso che diventeremo ottimi amici :)". Mi scappò un sorriso.

Subito dopo ne arrivò uno di Luca: "hey Andrea, ti va se qualche volta ci vediamo e magari suoniamo? :)".

Risposi con un cuore ad Emma e con "certo, quando vuoi tu" a Luca.

In quel momento cominciai a sentire una strana sensazione nello stomaco che non avevo mai provato prima.

Amore? No, o almeno credo...

Music in LoveWhere stories live. Discover now