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Louis si mise a correre come se non ci fosse un domani, incurante del freddo che gli entrava nelle ossa e della neve che gli vorticava attorno.

Non conoscendo il luogo, si muoveva alla cieca, a zig zag fra gli alberi e per un po' riuscì ad andare abbastanza veloce.

Ad un certo punto, però, il gelo lo bloccò e fu costretto a fermarsi, troppo intirizzito per continuare la sua fuga.

Si appoggiò al tronco di un albero e cercò di riprendere fiato, ma faceva troppo freddo e anche respirare risultava difficoltoso.

Si strinse le braccia al petto nel tentativo di acquistare un po' di calore, ma non ci riuscì ed iniziò a battere i denti, senza riuscire a controllarsi.

Era abbastanza sicuro che i due uomini non si sarebbero avventurati fuori dall'hotel con quel tempaccio, ma, se da un lato aveva questa certezza, dall'altro era terrorizzato dalla fine che avrebbe potuto fare.

Faceva troppo freddo per resistere una notte all'aperto ed era troppo buio per cercare di trovare la strada che portava al paese più vicino!

" Eccoti qui fiorellino! "

Louis si pietrificò sul posto e i suoi occhi fissarono terrorizzati Morant, che lo guardava con un ghigno minaccioso.

Non protestò quando l'uomo lo afferrò per un braccio e non oppose resistenza nemmeno quando cominciò a trascinarlo verso l'hotel sotto la neve.

Una volta all'interno della struttura, il tepore gli fece recuperare un po' di sangue freddo e, con un balzo degno di un atleta, cercò di imboccare le scale che portavano alla sua camera.

Non riuscì però a fare che pochi scalini, perché venne atterrato da un grosso peso e si sentì addosso il corpo di Morant.

L'uomo lo trascinò giù dalle scale e, in qualche maniera, lo gettò sul divano di pelle che si trovava nella hall.

Louis tentò di reagire e di divincolarsi, ma Horowitz gli bloccò le braccia, impedendogli qualsiasi movimento.

Il terrore si impossessò di lui nell'istante in cui vide Morant avvicinarsi con i pantaloni slacciati e una mano nelle mutante.

L'uomo si accostò leccandosi le labbra, tirò giù con uno strattone i pantaloni della tuta di Louis e lo girò contro lo schienale del divano, palpandogli il sedere.

Louis non trovò la forza nemmeno di piangere o di gridare, serrò semplicemente gli occhi preparandosi al peggio.

Ad un tratto, però, il campanello della porta d'ingresso suonò e tutto si bloccò.

Il mio nome è Harry, Harry Styles.....Where stories live. Discover now