Aesta annuisce, chiudendo il gancio della collana, è a girocollo, con un ciondolo a forma di goccia al centro.

«Perfetto!» strilla.

«Abbi pietà delle mie orecchie».

«Vai a tenere buono Axel, ho bisogno di calma!»

Annuisco, cercando di mettermi a sedere vicino a lui senza rovinare una piega del vestito. Guardo fuori dalla finestra con una mano appoggiata istintivamente sulla pancia, Erix spera davvero che sia un maschio: dice che non vuole perdere la maggioranza in nessuna cosa. Scuoto appena la testa, abbozzando un sorriso.

«Quindi... il regalo di nozze è un mio aumento, vero?»

«Che stai dicendo?»

«Niente, volevo richiamare la tua attenzione. Sei pronta?»

Scuoto la testa. «È... strano. Non avrei mai detto che mi sarei sposata... con lui poi».

Sono cambiate così tante cose che il solo ricordo di come Erix si comportasse nei mesi passati sembra strano. Abbiamo vissuto per wakin nella menzogna e ora stento a credere che questa sia la realtà.

Un ciuffo ribelle fa capolino davanti agli occhi, lo lascio lì, ho paura di rovinare qualcosa del lungo lavoro di Aesta.

Non le ho detto niente, ma immagino che abbiano deciso per un matrimonio tradizionale. Per ora tutto quadra: anche l'abito verde, con la gonna a pieghe e le maniche lunghe, è tradizione.

Il ticchettio della sveglia mi disturba, mi sento il cuore battere forte: sì, sono stata decisamente più tranquilla prima delle battaglie. Il tempo che sta impiegando Aesta a prepararsi mi sembra infinito, non ne posso più.

«Allora, sei pronta?» mi chiede Aesta facendo la sua comparsa, avvolta in un abito giallo, corto fino al ginocchio. Ha i capelli raccolti in una crocchia alta, mentre gli orecchini danno bella vista di sé. L'abito gliel'ha comprato Axel wakin fa, quando ancora cercava di far colpo – senza alcuna speranza – su di lei, dopo aver ricevuto un due di picche – e un calcio nello stomaco – da me. Alla fine con loro due è meglio non andare oltre la semplice amicizia.

«È così... così strano. Insomma, non lo so». Scuoto la testa, guardando in basso.

«Andrà tutto bene, ti fidi del tuo equipaggio?»

«No!» le rispondo secca. «Non per queste cose!»

Lei e Axel scoppiano a ridere. «Vedrai, abbiamo fatto un bel lavoro» aggiunge quando riesce a calmarsi.

Il comunicatore squilla, l'ho gettato sul divano cuscino prima di colazione e mi ero promessa di non guardarlo per tutto il giorno. Giuro che lo faccio esplodere,

Aesta lo prende. «È Reesha» mi dice semplicemente.

«Cosa vuole?»

«Dice di andare».

«È già ora?»

«Non fare quella faccia stupita come se non lo sapessi! Dai, Vivi. Alzati! È arrivato seriamente il tuo momento!»

È stata una tortura camminare fino al lago, soprattutto star dietro ad Aesta e Axel: già ho le gambe corte, poi ci mettono anche il dover camminare con le scarpe con il tacco. Erix non ha smesso di fissarmi per un momento da quando mi ha visto, aveva gli occhi lucidi e non l'avevo mai sentito tremare così, visto che ha sempre mantenuto la calma in ogni occasione.

Ancora peggio è stato dover rimanere in piedi per tutto il tempo della cerimonia – non ero più abituata a questo tipo di scarpe. È anche strano non dover guardare Erix dal basso verso l'alto.

Non credevo arrivassero a tanto, hanno fatto un ottimo lavoro: mi hanno stupito – credo proprio che si meriteranno un aumento di stipendio.

La mano di Erix trema mentre ci scambiamo gli anelli. Non so quante tazze di caffè si sia preso per calmarsi e ottenere il solo risultato di essere ancora più agitato.

«Finalmente» sussurra con tono incerto mentre continua a guardarmi sorridendo. «Finalmente sei solo mia, comandante».

«Cretino d'un presidente» gli rispondo accarezzandogli una guancia. Appoggia la fronte sulla mia.

«Non credo ci siano parole adatte a chiederti scusa per tutto quello che è successo, ma non credo che possa cambiare il fatto che io sia solo un povero cretino che ti ama» sussurra prima di baciarmi.

Mi stringe a sé, non credevo che avrei mai vissuto una tale giornata o di sentirgli dire tali parole: è la prima volta che abbiamo messo noi stessi prima di qualsiasi cosa, eravamo sul punto di rimanere uccisi in guerra, avremmo sacrificato tutto pur di arrivare alla vittoria.

Aesta allunga un braccio, passando un pacchetto mentre l'Orlan le sta dietro, tenendole una mano sulla spalla. «Questo è da parte nostra, spero vi piaccia».

Erix prende il pacchetto, toglie la coccarda, sistemandola appena sopra la cintura del mio vestito – che cretino.

«Cosa ce ne facciamo di una chiavetta correlata da quel che mi sembra un messaggio in codice? È una dichiarazione di guerra da parte tua, Nayla?»

«Dai qua». Glielo strappo di mano, mi basta un'occhiata a capire cosa sia. «Non sono scritte strane... come avete fatto a progettare Minerva in così poco tempo? Mio padre ci ha messo una vita intera!»

Si guardano, alzano le spalle. «L'hai detto tu che avevi bisogno di gente in gamba, ma non è stato difficile sapendo già cosa doveva fare» dice Aesta. «Abbiamo trovato anche l'errore principale: era nella parte di codice che controlla la stella, non in quella del pianeta».

«Almeno funziona?»

«Alla Starfall risponde. Volevamo lasciarti l'onore di far esplodere la prima cosa. Immaginavo ci tenessi».

Abbraccio Aesta di scatto. «Grazie».

«Di niente, Vivi. Avevo pur sempre una pena da scontare, no?»

Guardo appena l'Orlan, facendo un cenno con il capo perché ancora non so come comportarmi con lei, non abbiamo mai parlato seriamente.

Axel tiene in mano un piccolo pacchetto, lo allunga ad Erix con riluttanza. «Ditemi pure quello che volete, probabilmente sono idiota ad essermi ricordato del regalo stamani mattina». Zavis gli tira uno schiaffo sul collo. «Però non ho avuto idee migliori di questa».

«Axel. Cosa se ne fanno di un ciuccio?» chiede Aesta, sul punto di farlo fuori.

«Probabilmente sarà la cosa più utile fra qualche mese» sospira Erix tenendo in mano il ciuccio.

Ci guardano tutti con aria confusa mentre afferro Axel per un orecchio. «E tu come fai a saperlo?»

«Sapere cosa? Io ho solo pensato che prima o poi avrete un figlio. Insomma, vi state sposando!»

«Ci è sfuggito qualcosa?» chiede Aesta spostando lo sguardo tra me ed Erix.

Sospiro, prendendo in mano la coccarda; Erix mi mette una mano sulla spalla, fa un cenno con la testa, è lui a comunicare la notizia. «Aspettiamo un bambino».

«Ma è una cosa bellissima» strilla Aesta abbracciandomi. Povero il mio timpano, di nuovo – non mi mancavano le sue grida nell'orecchio.

Axel abbraccia entrambe. «Posso insegnargli a pilotare?»

«E io posso insegnargli la fisica?»

Si guardano male, poi iniziano a litigare su chi deve insegnare cosa al bambino. Che deve ancora nascere.

La serietà di chi ha servito la Starfall nel suo massimo splendore.

Ai confini del vuoto 1 - Progetto MinervaWhere stories live. Discover now