«Ha.. visto il signor Reed strano in questi giorni?» sospirò profondamente prima di rispondere.

«Proprio strano no, ma.. litiga spesso con sua moglie ieri è stata dura, inevitabile non sentirli gridare» mi si spezzò immediatamente il cuore, mi sentì subito in colpa per la sua fuga lasciandolo solo con le sue ferite. Abbassai lo sguardo sospirando, quando sentì la porta cigolare e poi aprirsi, una figura scese frettolsamente per le scale mi voltai e subito capì..

«Mia.. scusa, credevo te ne fossi già andata..» prese fiato.

Deve aver corso dal suo studio fino a qui

«Stavo per andarmene.. infatti»

«No. Non andartene.. scusa, lo so, non sono stato molto gentile ma vorrei tu rimanessi.. almeno un altro po, ti riaccompagno io» il suo respiro tornò regolare, sospirai ancora una volta indecisa sul da farsi e continuano a fissarmi le scarpe, poi sentì il Signor Dave schiarisi la gola.

«Accetti le sue scuse, è un uomo di parola» mi strizzò un occhiolino, io risi di gusto osservando il suo viso rugoso ma rilassato e felice.

«Okay, va bene» sorrisi a Michael, fui sollevata quando le labbra gli si incurvarono in un meraviglioso sorriso.

Rientrammo in silenzio sotto lo sguardo infastidito e altezzoso di Annie, oltrepassai la cucina assieme a suo marito.

«Ti va di andare un po in giardino? È una bella giornata non trovi?» i suoi occhi erano tornati improvvisamente a splendere. Avrei dovuto mantenere un punto fermo, ma mi fu praticamente impossbile.

«Va bene, tolgo questa allora» mi privai della tracolla poggiandola sulla sua scrivania, ed uscimmo dalla porta scorrevole che conduceva direttamente al suo giardino.

Camminammo un po' sull'erba, lui aveva inascato le mani ed io feci lo stesso con il retro dei miei jeans.

«Mi dispiace per prima, non volevo parlati cosi.. è solo che sto passando un brutto periodo» mi avvicinai, urtandogli giocosamente la spalla, risi cercando di infondergli buon umore e ne fui entusiasta quando sul suo volto si dipinse un altro sorriso.

«Ma che fai?» rise a fior di labbra, mentre slacciavo le scarpette e toglievo i calzini riponendoli in esse, iniziai a correre per tutto il prato compiendo qualche giravolta e poi ritornai verso di lui tirandolo per un braccio.

«Dai vieni è fantastico te l'assicuro!!» insistetti, mentre la sua risata cristallina mandava in tilt il mio cervello.

«Non credo sia il caso io.. » non riuscì a continuare che la mia voce sovrastò la sua.

«Andiamo!! Questa è casa tua puoi farci ciò che vuoi.. » strinsi forte la sua mano, la quale non mi ero accorta che si era intrecciata involontariamente alla mia.

Ripresi a scorrazzare su e giù per il prato, sentendomi libera come una rondine nel cielo.

«Al diavolo!» lo sentì borbottere mentre slacciava le sue derby e posava i suoi calzini nelle solette. Mi raggiunse sul prato con una piccola corsetta, finendo sulla mia figura. Barcollammo e ridemmo entrambi di gusto.

«Riesci a prendermi?» mi posizionai allegramente alle sue spalle.

«Si che ce l'ha faccio, sali!» il suo tono di voce era limpido, non più cupo come nel momento precedente. Mi prese sulla schiena tenni le gambe salde al suo bacino, mentre le braccia cirocondavano il suo collo, lui corse per quel che poteva fino a quando non persi l'equilibrio e caddi, lui mi seguì a ruota finendo al mio fianco sull'erba verde.
Mi stesi completamente, staccando una piccola Margherita bianca. La portai al viso e ne sentì il dolce profumo.

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