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Non toglieva quasi mai le bende per dormire, sfilava semplicemente i vestiti e si abbandonava alle coperte nudo, con solo quello strato di garza bianca e leggera a coprirgli il corpo. E sospirava quando, girandosi per trovare una posizione, le stesse candide ragnatele in cui era intrappolato si spostavano grattandogli la pelle fin troppo pallida o stringendogli con troppa forza una volta il braccio, la volta dopo la gamba, quella dopo ancora il busto.
Era complicato, intricato, aggrovigliato.

Dazai però si nascondeva bene agli occhi degli stolti; i capelli castani ricadevano, troppo lunghi, sulla fronte e sulle palpebre trasparenti, nascondendo in parte le bende fascianti la stessa testa, non parlava molto, non interagiva, non si faceva notare.
Ma gli occhi, quegli occhi avevano qualcosa di diverso dal comune. Avevano una luce totalmente diversa, o meglio, non avevano alcuna luce. Erano come gli occhi di vetro di una bambola: scuri, fermi, senza alcuna emozione.
Dazai era Dazai, così piatto nella sua immagine ma fin troppo profondo in ciò che i suoi occhi tentavano di nascondere. Silenzioso e pensieroso, sempre pronto a riflettere, escogitare e poi agire, non per altro si ergeva con il titolo di più giovane dirigente della Port Mafia un gradino al di sotto di Mori, pronto a fare quell'ultimo passo e guadagnarsi la corona.
O forse no.

La notte era silenziosa nel suo appartamento, ma comunque Dazai non riusciva a dormire. Si limitava a stare steso immobile, il corpo rannicchiato su di un lato con la testa mezza affondata nel cuscino rivolta verso la finestra, così da osservare le stelle.
C'era sempre una stella rossastra nell'angolo a destra in alto, stava a brillare tenendo compagnia al ragazzo fino a quando i suoi occhi non si fossero chiusi e il suo respiro fatto regolare. L'aveva soprannominata petit, come il suo compagno dai capelli rossi che quella piccola stella fin troppo luminosa tanto gli ricordava.

Chuuya era il suo opposto. Chuuya era vivace e rumoroso, aveva sempre una voglia innata di combattere e distruggere. Chuuya era sempre arrabbiato e se non sempre, beh, quasi. Lui parlava e parlava e parlava ancora, si intrometteva in ogni discorso, sprigionava la sua energia in ogni minima cosa.
C'era chi diceva fosse nato per entrare nella mafia ed essere un esecutore, d'altronde era nella sua natura essere una forza distruttiva ed implacabile, perchè ciò che effettivamente custodiva al suo interno era più di una semplice abilità.

Si conoscevano da poco, solo qualche misero anno, ma tutti, guardandoli da fuori, avrebbero potuto affermare con fermezza che i due si conoscessero alla perfezione. Come i palmi delle rispettive mani.
Pensandoci bene nessuno all'interno della mafia conosce nessuno, ci si ferma alla superficie e si crede che ci sia solo quella, infondo ad un assassino una personalità a cosa serve? E a cosa serve a degli assassini conoscere veramente altri assassini?
Chuuya e Dazai non si conoscevano affatto alla perfezione, anzi, erano forse i più sconosciuti ed incompresi.
I loro occhi si incontravano, con le loro parole si aggredivano, i corpi si contrastavano continuamente ed in tutto ciò le loro anime avrebbero voluto tanto una riappacificazione, ma era come se l'universo avesse volutamente posto i loro caratteri in discordia. Un brutto, bruttissimo scherzo per coloro che avrebbero dovuto collaborare ancora per molto.

Un fastidioso rumore si insinuò nelle sue orecchie, così secco ed improvviso da spaventarlo quasi. Ma Dazai non si mosse, preferì rimanere immobile ed aprire gli occhi senza voltarsi verso la fonte del rumore. Era troppo stanco per preoccuparsi.
Un leggero fruscio seguì la maniglia della porta schioccare sulla serratura stessa, probabilmente provocato dagli abiti di quel visitatore misterioso delle 2:47 del mattino che si era letteralmente intrufolato nella stanza e del quale il bendato percepiva la presenza accanto al letto dal rumore leggero del suo respiro trattenuto.
Solo in quel momento mille idee balzarono nella sua mente. Un ladro? No, nessuno andrebbe a rubare in un vecchio edificio come quello. Un assassino? No, impossibile, la sua collocazione era sconosciuta a tutti se non a tre persone. Se non a tre persone.
Dannazione, pensò chiudendo gli occhi in una smorfia di disperazione per poi rilasciare un lungo, pesante e rassegnato sospiro.

«Dazai? Sei sveglio vero?»
«Ora lo sono sicuramente»
«Lo sappiamo tutti che non dormi mai, puoi evitare di fingere»

Akutagawa aveva un carattere persino peggiore di quello di Dazai e Chuuya sommati, un vero demonio in un corpo troppo magro e pallido. Insopportabilmente utile all'organizzazione.

«Che vuoi?»
«Porto un messaggio»
«Ora pure il messaggero fai? Ma che bravo il nostro Akutagawa, Mori sarà entusiasta del suo cagnolino nuovo»
«Svolgo i lavori che tu non compi e vinco la fiducia del boss»

Dazai alzò le spalle alquanto divertito. Forse ancora non aveva capito come stavano le cose nella Port Mafia, perchè fare il messaggero non era sicuramente una tra le mansioni che portavano a ricevere fiducia e rispetto da parte di Mori.

«Sentiamo questo messaggio così poi potrò tornare al mio sonnellino»
«Ti aspetta nel suo ufficio domattina alle nove— si fermò per pensare e distolse lo sguardo dal corpo bendato del maggiore steso disordinatamente sul materasso —cioè tra poco più di sei ore»

Convocato così d'urgenza? Non era strano ricevere una convocazione con così poco preavviso, anzi, la cosa strana era che non fosse stato convocato direttamente. Sbuffò per l'ennesima volta per poi alzarsi e frugare in uno dei cassetti del comodino accanto al letto alla ricerca di una sigaretta. Era così stressante non sapere.
Lanciò uno sguardo al minore per chiedergli se voleva usufruire di quell'oggettino infernale che da qualche secondo aveva acceso, ma quello scosse la testa.

«Bene, ora vattene Ermes e non farti rivedere prima di tre giorni»

a/n
eccomi con il secondo capitolo! nonostante sia puramente un capitolo di passaggio, ho comunque cercato di renderlo carino. o almeno spero.
a presto 🦖

blue moonWhere stories live. Discover now