The Devil's Polaroid-l'inizio della fine (Pt.2)

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The Devil's Polaroid-l'inizio della fine (Pt.2)


Si risvegliò la sera ancora disteso sul pavimento della baracchina, tutto era buio e un forte rumore batteva con violenza sul tetto, come se l'enorme mano del Diavolo stesse picchiettando le unghie sul piccolo rifugio nel quale si trovava il ragazzino, pronto a prendersi anche la sua anima, era però invece solo pioggia che, ironica, andava a condire quel giorno che già di per sè era da buttare, Luca si alzò in piedi a pugni stretti, era passato dalla tristezza e tedio avvilimento a ora rabbia, nera rabbia che sembrava partire dallo stomaco e raggiungere il cervello, come se durante il sonno avesse ragionato su qualcosa che, in qualche modo, gli fece perdere la ragione, uscì quindi dalla baracchina fregandosene della pioggia che inzuppava il suoi abiti, abbassò poi la testa cadendo sulle ginocchia, per quanto fosse arrabbiato la tristezza ogni tanto lo colpiva alle spalle, quasi in modo vigliacco; il ragazzino alzò finalmente lo sguardo osservando l'oscuro cielo condito di nubi nere che andavano a formare disegni distorti e malefici:
<<perché questo?! perché mondo?! abbondi solo di cattiveria! tutti qui sono solo intrisi di malvagità e quelle povere anime pie che ci sono annaspano in questo mare di catrame nero per salvarsi! perché in questo paradiso terrestre tutti portano disprezzo?! nessuno qui merita nulla! ognuno dovrebbe morire! nulla dovrebbe esistere! quindi perché a me che non ho mai fatto nulla?! perché?!>>

Urlò il ragazzino mentre batté un pugno sul terreno erboso ansimando per la fatica fatta nel pronunciare le parole, ma fu proprio in quel momento di pausa che qualcosa gli tornò alla mente, il seme del suo amico, ricorda ancora cosa gli disse quando glielo diede: "questo seme è unico, lo devi piantare solo in un'occasione speciale e bisognosa, dovrai quindi esprimere un desiderio e questo, quando l'albero sarà cresciuto, si avvererà... conservalo mi raccomando, ti tornerà utile", quale momento più opportuno di quello? meditando amara vendetta, si alzò quindi velocemente e corse di fianco alla casa, al lato dove vi era anche la finestra della sua cameretta, si lasciò quindi cadere nuovamente sulle ginocchia e, privo di una qualche pala, affondò le mani nel terreno bagno e fangoso iniziando a scavare con foga, con ferocità, quasi fosse un animale che cerca disperatamente qualcosa di indispensabile, come la salvezza, continuò quindi fino a quando non fece una buca molto profonda, non diede neanche molto peso ai vestiti e le mani ormai sporchi e mezzi, con poi quasi speranza prese il suddetto seme dalla tasca e lo osservò per qualche secondo in silenzio, come a voler constatare che fosse proprio lui, riponendogli poi ogni speranza lo lasciò cadere nella buca, ricoprendola successivamente con la terra scavata in precedenza, fatto ciò si alzò in piedi osservando intensamente la terra smossa sotto la quale vi era il seme, preso poi un respiro profondo iniziò a riflettere sulle parole da utilizzare, dovrà essere qualcosa di importante, mutò quindi il suo viso in un'espressione di odio e determinazione:
<<desidero... avere io, Luca Gregorio Alba, il potere della vendetta dalla mia parte, di distruggere gli oppressori e vendicare gli oppressi... così che il mondo si liberi di tutto questo male di cui s'è intriso e inizi a brillare di potente giustizia!>>

Disse Luca determinato, come se realmente credesse nelle parole pronunciate, se ne rese però conto anche lui di ciò, quanto si sentiva stupido... riporre tutte le speranze in un misero semino di un qualche albero sconosciuto che magari sarebbe cresciuto fra 30 anni, abbassò quindi il capo sospirando rassegnato, non avrà nessun potere della vendetta lasciando il mondo uguale e ingiusto, Luca sa bene che lui sarà solo un'altra anima pia che boccheggierà nel mare di catrame affondando e venendo poi avvolto da quelli che sono i mali del mondo, ritrovandosi quindi solo e immerso in quello spazio vacuo; sospirò chiudendo gli occhi decidendo di lasciare perdere, semplicemente se ne ritornò in casa preferendo dimenticare tutto e dormire in un letto caldo dove magari i pensieri potranno essere più nitidi dei precedenti.

Il giorno dopo si svegliò con il mal di testa, per quanto i pensieri effettivamente fossero più nitidi e razionali il sonno fece un po' di ritardo e finì con il dormire poco e a tratti, non poteva levarsi dalla testa la voglia di vendetta, era un pensiero fisso che quasi lo tormentava, si alzò lentamente dal suo scomodo letto e si affacciò alla finestra per vedere se il maltempo gli avesse dato tregua, rimase però pietrificato spalancando la bocca in un'espressione di stupore e confusione, quasi sentì il fiato spezzarsi, non seppe come ma l'albero era già cresciuto, come poteva essere possibile? l'aveva piantato solo ieri sera eppure era già cresciuto, era lì davanti ai suoi occhi, doveva essere per forza un sogno, ciò non era mai successo, doveva per forza frutto della sua immaginazione, era incredulo, tanto che si trovò costretto a stropicciarsi gli occhi come se così facendo la sua traveggola sarebbe poi sparita, però una volta riaperti era sempre tutto lì, era paradossalmente reale; l'albero era molto alto e molto grande, come mai ne aveva visti prima d'ora, era un albero morto privo della bellissima chioma che li caratterizza e i rami erano distorti in forme contorte e finenti in una punta aguzza, come quella di una spada, in più non era del classico color marroncino di qualsiasi tronco, ma era di un rosso scuro, quasi crèmesi, il tutto trasmetteva un'atmosfera tetra, come se l'albero fosse sbucato dall'inferno attraverso il terreno, pronto a prendersi la sua anima e quella dei suoi cari.

Per quanto quella crescita così immediata l'abbia sorpreso, incredibilmente sorpreso, non decise di tenerci molto la mente, d'altronde non sa le origini di quel seme e magari potrebbe essere normale che cresca a quella velocità ma ciò per quanto strano lo rese anche felice da una parte, come disse il suo amico il desiderio espresso si sarebbe realizzato quando l'albero sarebbe cresciuto del tutto, quindi chissà, magari il potere della vendetta poteva già essere dalla sua parte, magari tutto non era solo un'invenzione e veramente avrebbe avuto il potere di far soffrire tutti quelli che se lo sarebbero meritato, poi però scosse la testa, è bene non attaccarsi a quelle stregonerie lì, sono tutte baggianate pronte ad accalappiare i più ingenui, non esistono i poteri e di certo non li avrà attraverso la crescita di un'albero, sospirò quindi abbattuto decidendo di andare la piano di sotto per fare la colazione assieme ai sui familiari; non ebbe però il tempo di scendere che suo padre lo fermò in fondo alle scale:

<<figliolo, ho bisogno che tu mi faccia un favore>>
Il figlio lo guardò un po' contrariato, non era assolutamente in forma per mettersi a fare lavoretti ma ciò che dice il padre è legge, quindi si limitò solo ad un sospiro sviando lo sguardo altrove:
<<dimmi padre...>> rispose il ragazzino.
<<in soffitta ci dovrebbe essere la mia scatola degli attrezzi... devo cambiare la ruota al furgoncino e senza di quella non posso, saresti così gentile da andare a prenderla?>>
Disse il padre nel mentre che osservava la sua pessima cera, ci vorrà sicuramente un po' prima che smaltisca il duro colpo preso ma è bene che si abitui fin da subito altrimenti potrebbe non uscirne più.
<<c-cosa?! n-nella soffitta?!>>

Esclamò il ragazzino nel mentre che lo guardò con un'espressione di terrore, era assolutamente terrorizzato dalla soffitta che, così buia e tetra, sembrava la dimora di chissà quale essere malvagio, poi era solito di suo fratello raccontargli storie spaventose e leggende a riguardo di quella soffitta, mai e poi mai ci avrebbe messo piede, neanche se fosse, come in quel caso, il padre stesso a chiederglielo.
<<si...>>
Rispose tranquillo il padre.
<<la scala l'ho già tirata giù, vai a prendere la scatola, nel mentre io ti aspetto al camioncino...>>

Aggiunse il genitore nel mentre che si allontanò verso l'uscita, senza lasciare il tempo al ragazzino di fare obbiezione, quando poi qualche parola si formò nella bocca di Luca il padre era già uscito, si limitò quindi ad un pesante sospiro di estrema frustrazione, non voleva andare in soffitta ma sapeva che in caso di rifiuto sarebbe stato messo in punizione e di certo non era ciò di cui aveva bisogno ora; prese quindi tutta la forza e il coraggio e si girò ad osservare la soffitta al piano di sotto, anche solo vedere quell'orrido buio senza fondo gli faceva accapponare la pelle, però doveva affrontare la sua paura, preso quindi un respiro a pieni polmoni risalì le scale, pronto ad affrontare quel sinistro mostro nero che è l'ignoto.

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⏰ Last updated: Aug 31, 2018 ⏰

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