«Ehm si.. ciao, tranquillo nessun problema grazie saresti gentilissimo a darmi una mano»

«D'accordo allora, ti va di passare qui per le quattro?»

«Ahm.. a casa tua intendi?» in quel luogo incantato, altroché che se ci sarei andata.

«Si.. certo, se per te non è un problema»

«Assolutamente si, cioè no.. aspetta intendevo si ci vengo» dopo essermi ingarbugliata con le parole e averle masticate, una profonda rista giunse dalla cornetta.

«Ti aspetto allora, non tardare»

«Non tarderò» feci cenno a Jamie di riagganciare ma lui negò prendendo il suo cellulare fra le mani e continuando a parlare con Michael anche dopo aver chiuso la porta della mia camera.

Esultai in silenzio e iniziai a preparare la borsa con penne carte, quaderni e quant'altro. Poi passai al mio vestiario, volevo che mi notasse e datone la forte afa decisi di scegliere una gonna di jeans un po' sportiva con un top nero. Sciolsi i capelli e li pettiai leggermente il giusto per togliere i nodi e rendere i miei leggeri boccoli morbidi e soffici al tatto.
Recuperai le chiavi e il casco del mio scooter per poi scendere di sotto.

«Vado a casa di Michael, ci vediamo stasera»

Annunciai, senza però ricevere alcuna risposta così avanzai verso la cucina dove la porta scorrevole era stata socchiuse. Mi adagiai al sottile vetro per potermi concentrare sulle voci offuscate e poco chiare.

«Ne abbiamo già parlato Lil, smettila di insistere ti ho detto che non farò mai una cosa del genere per il bene di entrambi» la voce era quella di mio fratello.

«No Jamie tu sei ingiusto, devi smetterla di pensare soltato a te stesso» seguí poi quella di Lil.

«Basta parlane, ho già preso una decisione» sentì sua moglie sospirare e poi decisi di entrare senza bussare. I due parvero nervosi e spalancarono leggermente gli occhi alla mia vista.

«Io.. stavo uscendo» parlai piano e sottovoce.

«Vuoi un passaggio?» chiese mio fratello, strofinandomi il braccio scoperto.

«No.. ti ringrazio» cercai di sorridere, baciai la guancia di Lily e salutai mio fratello nello stesso modo.

Ancora una volta qualcosa in quella conversazione non quadrava. Jamie mi nascondeva qualcosa, che evidentemente non dovevo sapere o conoscere. Sospirai pesantemente mettendo la chiave nel nottolino accendendo il motore e partendo per casa Reed. Mi fermai ad una pasticceria e decisi di prendere dei muffin al cioccolato e alla crema, poi in men che non si dica arrivai di fronte a al cancello grigio dai decori floreali. Premetti il pulsantino grigio alla mia destra e subito una voce metallica fece capolinea nelle mie orecchie.

«Si?» la riconobbi.

«Sono Mia»

«Oh si entra» esclamò, per poi far aprire i grandi cancelli. Avanzai con il mio scooter recandomi al garage dove mi aveva portato Michael la prima volta. Spensi il motore portai via con me il casco e la borsa. Oltrepassata la deliziosa stradina ciottolata decisi di soffermarmi un po su ciò che mi circondava attorno. Gli alberi erano ben curati, i prati verdi e vivi, chi curava quel posto ne doveva essere davvero affezionato. Mi soffermai sul gazebo che si poteva intravedere sul retro della casa e infondo, in legno bianco e grigio lo osservai per un po e mi promisi di andarci la prossima volta. Nel voltami urtai contro qualcosa, più che qualcosa mi parve..qualcuno.
Quel qualcuno strillò ed io lo seguì a ruota tenendo salda la mano al petto.

«E lei chi diavolo è? Cosa ci fa nel mio giardino?» un uomo sulla sessantina, indossava un delizioso berretto da pescatore e una tuta verde da giardino, in mano teneva un rastrello.

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