«Non c'è tempo da perdere e ci sei tu ai comandi... quindi muoviti».

Qualcuno incrocia le dita, qualcuno si abbraccia, certi che quella tempesta sarà l'ultima cosa che vedranno. Adesso è tutto nelle mani di Axel: per l'atterraggio possiamo solo contare sulle sue abilità.

Non passa molto tempo prima che si tocchi terra: l'atterraggio non è dei migliori, speriamo solo di poter decollare nuovamente. Anche se i livelli di energia sono al minimo, l'interfono gracchia ancora – nemmeno con le cannonate si zittisce – con rapporti dai ponti più bassi: la situazione è critica e abbiamo una sola possibilità di decollare di nuovo. Non dobbiamo sprecarla e deve essere per tornare nella nostra galassia, nel nostro mondo.

Le speranze sono quasi nulle a questo punto: quando la nave dell'Orlan si sta preparando all'atterraggio, mi volto verso l'equipaggio. Sono quasi tutti in piedi mentre le postazioni di controllo o sono spente o hanno gli schermi che lampeggiano: su molti compare la scritta rossa "Errore di sistema" circondata da un riquadro dello stesso colore. Solo la metà delle luci è funzionante, l'atmosfera è cupa, il morale è ai minimi livelli. In molti hanno già la rassegnazione stampata in volto.

«Prendete le armi e preparatevi a combattere a terra».

«Meglio la morte che cedere loro la vittoria così» sentenzia Zavis.

«È la prima cosa sensata che dici».

«Sta' zitto, Darinell. Ci hai praticamente messo con le spalle al muro, come ci torniamo di là?» gli risponde l'altro schioccandogli un schiaffo sul collo. Axel lo guarda male, massaggiandosi la parte colpita.

«Avrete tempo di litigare, ma ora abbiamo una battaglia da vincere» sibilo loro.

L'altra nave non ha subito danni: avrei dovuto pensarci che prendendo i progetti avrebbe fatto qualcosa per sé, lasciarmelo tutto per me non era un'opzione contemplabile per lei. Era come avere un bambino, mettere una torta su tavolo e fornire anche una sedia per raggiungerla.

Abbiamo sbagliato sia io che Aesta, non posso far altro che cercare di rimediare all'ultimo, anche a costo di spegnere per sempre quest'arma.

Stringo la mano sull'impugnatura della pistola non appena metto piede su Minerva, su quel suolo roccioso. Mi guardo intorno: ci sono alcuni posti dove appostarsi, ma sono piuttosto scoperti e soprattutto siamo in minoranza.

Abbiamo tutti le armi pronte, cerchiamo protezione dietro gli spunzoni di roccia che spuntano dal terreno. Guardo tutti i miei uomini: sono preoccupati, penseranno sicuramente alle loro famiglie, ai loro cari che non vedono da wakin. Sembrava tutto finito, ma siamo precipitati di nuovo nell'inferno.

«Capolinea, Davith». Quell'urlo mi gela sul posto: mi irrigidisco contro la roccia e Axel mi guarda, anche a lui è scomparso il sorriso dalle labbra e non riesco a pensare a qualcosa di più triste.

Mi volto indietro: l'Orlan si sta avvicinando e ha alle spalle un'intera armata: il suo equipaggio è quattro volte il mio come minimo.

Tiro un pugno sulla roccia con la mano metallica. «Non è ancora finita!» le grido.

Si avvicina da sola, ma non mi interessa lei ora: voglio trovare Aesta. La vedo, la riconosco quasi subito dai capelli: è nelle prime file, tiene un fucile in mano e lo sguardo basso e le ha messo mano in ciò che ha colpito la Starfall, ormai ne sono certa.

L'Orlan ride, mi guarda sprezzante. «Guarda i tuoi uomini. Guardati. Siete veramente disperati. Consegnate le armi. Non avrete comunque possibilità di vittoria».

«Vienici a prendere. Ci piegheremo solo da morti» urla qualcuno degli ufficiali.

«Avete fatto la vostra scelta» ringhia lei prima di voltarci le spalle e tornare tra i suoi.

Ai confini del vuoto 1 - Progetto MinervaWhere stories live. Discover now