Futile Devices - Sufjan Stevens

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A differenza dei due giorni precedenti, nel sabato dedicato alle qualifiche il cielo sopra Le Castellet era limpido, d'un azzurro quasi accecante, privo di ogni imperfezione, e faceva elegantemente da cornice al suggestivo paesaggio alpino. Nonostante fosse giugno inoltrato, la temperatura non era delle più calde, tanto da costringere Noelle, quella mattina stessa, ad indossare la felpa del team sopra la consueta polo.

Si era svegliata presto, come accadeva durante ogni weekend di gara. Aveva fatto colazione in silenzio, gustandosi il suo solito tè a piccoli sorsi, nella tacita compagnia di Max, Daniel e qualche meccanico della Red Bull. Qualche ora più tardi, la giovane francese si trovò a pensare che il fatto che Daniel fosse rimasto taciturno per tutta la colazione fosse un evento più unico che raro. L'australiano, infatti, oltre che per il suo famoso sorriso da un orecchio all'altro, era conosciuto anche per la sua lingua lunga, a qualsiasi ora del giorno. Come al solito, l'esatto contrario di Max, che a volte restava senza proferire parola per tutta la giornata, fatta eccezione per le consuete lamentele.

Era giunta al circuito di Paul Ricard intorno alle otto del mattino, si era accomodata all'interno del motorhome e, insieme a Max e ad altri colleghi, per un paio d'ore si era dedicata alle solite scartoffie riguardanti la strategia. Il tempo prometteva bene, secondo le previsioni il giorno dopo non avrebbe piovuto, e ciò poteva permettere di concentrarsi su una strategia tradizionale, prendendo in esame tre tipi di mescola: soft, supersoft, ultrasoft. Tuttavia, il suo sesto senso le diceva chiaramente, a gran voce, che di quel cielo splendente non ci si poteva fidare, ed era necessario tener conto della remota possibilità di pioggia. Max sapeva destreggiarsi bene con l'asfalto bagnato, lo aveva magnificamente dimostrato nel 2016, in Brasile; era pertanto dovere del team garantirgli una strategia che tenesse conto anche degli imprevisti.

Le ore erano trascorse, e la giornata si era fatta via via sempre più frenetica. Noelle aveva preso a correre da una parte all'altra del circuito, dai box Red Bull, al muretto, alla sala stampa, al motorhome. Era stanca, ma sapeva che il meglio doveva ancora venire: in fondo, era soltanto il sabato di qualifiche, e non aveva avuto luogo ancora il primo turno. Max camminava senza pace per il paddock, la tuta ignifuga annodata in vita, il viso giovane - contornato ancora da qualche brufolo - teso e stanco, gli occhi che spiavano furtivamente all'interno dei box degli avversari. Noelle sapeva quanto per lui quel Gran Premio fosse importante: doveva dimostrare, come aveva già cominciato a fare dall'inizio della stagione, di non essere più quel giovane pilota incosciente, che aveva causato incidenti su incidenti per la sua inesperienza. Lui, Max Verstappen, il pilota olandese, era alla caccia del suo primo titolo, nonostante dall'altra parte vi fosse il Sebastian Vettel migliore degli ultimi anni, con una Ferrari così sofisticata da ricordare i rosei anni della dittatura Schumacher. Noelle doveva tener conto anche di quello, degli avversari.

Qualche minuto prima delle quindici, Noelle sedeva su una di quelle sedie alte e rotanti, al muretto, le grandi cuffie alle orecchie, le unghie ormai sgretolate dall'azione ansiosa dei suoi denti. Christian Horner, in piedi accanto a lei, fissava uno dei tanti schermi con sguardo preoccupato, come tutto il team del resto. Qualche minuto, soltanto qualche minuto ed il dovere del pilota olandese sarebbe stato unicamente di spingere il più possibile. Doveva andare più veloce di chiunque altro, doveva stracciare i tempi altrui.

Sole alto, l'orologio segnava le 15:00 in punto, bandiera verde: la Q1 apriva ufficialmente i tre turni di qualifica del Gran Premio di Francia del 2019.

Poco meno di un'ora dopo, con un giro capace di battere il record della pista (non era un evento così raro in Formula 1), Max, dopo aver montato le ultrasoft, si era aggiudicato la seconda pole position dell'anno, davanti a Sebastian Vettel - primo nella corsa al mondiale - e all'altra Ferrari, quella del suo coetaneo Charles Leclerc.

The importance of being AntoineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora