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«No Ermal, ti ho detto che non voglio nessun colore.» si lamentò per l'ennesima volta dopo aver osservato il riccio con un abito blu elettrico in mano «Nero.» ripetè seguendolo.

«Ma che palle Fabrì, è un matrimonio non un funerale.» sbuffò facendo cadere le braccia lungo i fianchi mentre il moro si girava di scatto per fulminarlo con lo sguardo.

«Per me sarà peggio di un funerale.» sussurrò quasi come se non volesse farsi sentire, aumentando il passo alla ricerca di un abito completamente nero.

Lo sguardo di Ermal divenne triste, quasi dispiaciuto di averlo costretto a cercare un abito insieme.
'Per me è come se fosse il mio di funerale.' gli avrebbe detto, ma preferì stare in silenzio ed evitare inutili discussioni.
Avrebbe voluto tranquillizzarlo, avrebbe voluto scegliere un vestito per un'altra occasione ma non di certo per quella.
Eppure si ritrovava a farlo, non importava se lo volesse o no.
Era la cosa più giusta da fare e lui l'avrebbe fatta.

«L'ho trovato Ermal!» lo sentii dall'altra parte del negozio, affiancato da una commessa che reggeva l'abito sulle braccia.

La camicia era nera, con i bordi del colletto e delle maniche bianchi. La giacca era completamente nera, così come i pantaloni.

«Vai, provalo!»

«Tu mi vedrai direttamente al matrimonio.» sorrise entrando in camerino e lui ricambiò il sorriso nonostante non potesse vederlo.
Moriva dalla voglia di rivedere quel corpo perfetto, di poterlo toccare, baciare eppure si ritrovava fuori da un camerino ad aspettare che acquistasse il vestito che avrebbe indossato al suo matrimonio.

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Sentii bussare al suo camerino, pronunciò un «Avanti.» prima di tornare a giocare con Baffo, non curandosi di chi fosse appena entrato.
Il cucciolo era posizionato sul suo addome, che cercava di mordergli le dita che di volta in volta gli toccavano il naso.

«Sei pronto Fabrì?» domandò rimanendo sull'uscio della porta, osservandolo mentre si alzava e passava le mani freneticamente sulla maglietta, cercando di rimuovere i peli del cane.

«Si.» disse prima di chinarsi verso Baffo «Tu stai qui, non abbaiare mi raccomando.» gli passò una mano sulla testa «Torno subito, canto tre canzoni e poi andiamo a fare una passeggiata, okay?» rise leggermente quando Baffo iniziò a scodinzolare e seguii Ermal fuori dal camerino.

«Lo tratti come un figlio.» ridacchiò Ermal al suo fianco.

«Perché è come un figlio.» sorrise leggermente prima che venissero momentaneamente separati per essere preparati a salire sul palco.

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«Ci andiamo a fare una birra Fabrì?» chiese Ermal entrando nuovamente nel suo camerino, accompagnato da Vigentini.

«Si per me va bene.» disse piano allacciando il guinzaglio di Baffo e afferrando lo zaino.

«Dormi da me stanotte?» domandò il riccio camminando al suo fianco mentre le loro band si scambiavano battute come se si conoscessero da una vita.

«No, ho già prenotato una stanza dove posso portare anche Baffo.» disse.

«Vieni a Milano e te ne vai in albergo?» il tono di voce leggermente infastidito.

«Non è colpa mia se condividi la casa con la tua futura moglie.» aumentò leggermente il passo, raggiungendo Roberto poco più avanti.

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«A cosa brindiamo?» chiese Andrea urlando.

«A questo team fantastico che abbiamo creato!» urlò Vigentini in risposta mentre tutti alzavano i loro bicchieri di birra al cielo, facendoli scontrare l'uno con l'altro per poi portarseli alle labbra.

«Scusate un attimo ragazzi.» Ermal si alzò velocemente rispondendo al telefono, allontanandosi un po' dal tavolino in cui erano seduti.

Tornò dopo pochi minuti, il viso più pallido del solito e la mano che reggeva ancora il telefono tremava come una foglia.
Gli occhi erano lucidi e si poteva notare il respiro affaticato.

«Cosa succede Ermal?» il moro fu il primo ad accorgersene, scattando in piedi per appoggiare una mano sulla sua spalla.

«Silvia è in ospedale, devo andare.» disse velocemente.

«Vengo con te.» rispose prima che qualcuno potesse dire qualsiasi altra cosa «Robè, tienime a Baffo per favore.» disse prima di andar via con Ermal.

«Guido io Ermal, sta tranquillo che andrà tutto bene, mettite seduto e dimmi dove devo andà.» sussurrò portando una mano ad accarezzargli i ricci, evitando di farsi prendere dal panico.

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Spazio:

Eccomi con un nuovo capitolo, come potete vedere è un capitolo di passaggio ma spero comunque vi piaccia.

Ci si vede la settimana prossima!

Un bacio! 

Non c'è niente di più fragile di una promessa. «MetaMoro»Where stories live. Discover now