Quattro.

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«Vieni.» pronunciò con la voce più dolce che potesse usare mentre si inchinava per prenderlo in braccio notando qualche difficoltà nella sua corsa.
Aprii lo sportello del passeggero posandolo delicatamente sul sedile per poi chiuderlo e fare il giro dell'auto, sedendosi al posto di guida.

«Adesso andiamo a comprà, il trasportino e il guinzaglio poi te porto a conosce i bimbi.» allungò la mano che venne subito leccata e mordicchiata «Te stai bono lì e nun fatte vedè che altrimenti ce mettono la multa.» accese il motore, spostando di tanto in tanto lo sguardo verso il cucciolo che si era comodamente sdraiato sul sedile in pelle della sua macchina.

«Però dobbiamo prima trovare un nome.» disse fermandosi all'ennesimo semaforo.
Lo guardò qualche secondo «Baffo!» rise da solo quando iniziò a scodinzolare, muovendosi sul sedile «Te piace eh?» sorrise accarezzandolo prima di riportare lo sguardo sulla strada.

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«Baffo andiamo dai!» alzò leggermente la voce mentre il cucciolo rincorreva Anita per tutta la casa.

«Papà quando torni con Baffo?» chiese la piccola con il fiatone, lanciandosi a peso morto sul divano rincorsa dal batuffolo che si fermò a giocare con i suoi piedini.

«Ogni volta che vengo a trovarvi, porterò anche lui.» sorrise prendendolo in braccio, lasciando sprofondare la mano nel suo pelo morbido, accarezzandolo dal collo fino alla coda minuscola.

La sua ex compagna lo accompagnò alla porta sfruttando l'occasione per parlargli.
«Hai parlato con Ermal?» domandò subito.

«Sono passati solo due giorni da quando l'ho visto, non sono ancora pronto.» sbuffò, sfiorando con le dita il pelo liscio e soffice di Baffo accoccolato sulla sua mano.

«Nemmeno dopo il mio discorso?» chiese lei, stupita.

«No, nemmeno dopo il tuo discorso.» la scimmiottò ridendo subito dopo.

«Quindi mi stai dicendo che non hai ancora idea di cosa fare?» continuò.

«Io non voglio fare il suo cazzo di testimone!» sbuffò mentre la voce si spezzava lentamente «Mi sento obbligato a fare qualcosa che non voglio fare.» si lamentò.

«Ascoltalo il cuore ogni tanto Fabrì.» disse semplicemente spiazzandolo.
Lui finse un sorriso per poi salutare la donna con un bacio sulla fronte e andare via.

Tornato a casa si sorprese di come quel piccolo batuffolo si fosse già ambientato, sorrise guardandolo gironzolare per tutta la cucina.
Prese la busta piena di oggetti comprati quella stessa sera e si avviò nello stanzino che in teoria doveva essere il nuovo sgabuzzino di quella casa.
«Questa sarà la tua stanza.» disse mentre Baffo si sdraiava ai suoi piedi, mordicchiando i lacci delle sue scarpe.
«Qui mettiamo la ciotola.» si inchinò posizionandola al lato della stanza prendendo dalla busta anche i croccantini.
Tornò in cucina per prendere una bottiglia d'acqua e versarla nell'altra ciotola.
Posò il trasportino in terra, il guinzaglio lo appese alla maniglia della porta e lasciò per terra una serie di giochi comprati poco prima.

Un giorno, aveva letto su una rivista che ogni persona nella propria vita dovrebbe provare l'esperienza di avere con sé un animale domestico. Per lui non era mai stato possibile, tra i troppi impegni lavorativi, i bambini piccoli, i continui viaggi.
Si era reso conto però, che in realtà serviva solo il momento giusto.
Per lui, quello, era il momento più adatto che potesse mai immaginare.

Era solo, con il desiderio di avere qualcuno che gli occupasse, almeno in parte, le giornate. Un cane può darti tutto l'amore di cui hai bisogno senza chiedere mai niente in cambio.

Non c'è niente di più fragile di una promessa. «MetaMoro»Where stories live. Discover now