«Sempre al lavoro sei, possibile che non puoi mai venire a cena con me? Sono ol che cerco di passare un po' di tempo con te».

«Siamo letteralmente alla vigilia di una battaglia e tu pensi ad andare fuori a cena?» È la quinta volta che me lo chiede in una settimana, ma l'ho sempre rifiutato.

«Sì. Sei troppo stressata» mi risponde Erix. «Finirai per farti del male un'altra volta, dico davvero, stacca per qualche ora».

«Non lo so...»

«L'hai detto troppe volte, non ci credo più».

«Sei un bastardo, Erix».

«Sei troppo stressata». Rincara la dose, il cretino? Avrà quel che si merita.

«Appena ti vedo ti picchio, così, per sfogarmi».

«Tanto non ci arrivi» ride Axel. Ma non ha altro da fare che ascoltare le conversazioni altrui?

«Picchio pure te, Darinell».

«Uh, che paura». Alza le spalle. Qualcuna delle reclute ridacchia. Sospiro, passandomi una mano sugli occhi, devo cedere a Erix a cui finalmente rispondo all'invito a cena. «D'accordo. Hai vinto, appena torno andiamo a cena. Ma paghi te, cretino».

«Ti vengo a prendere allo spazioporto» cinguetta prima di chiudere la chiamata.

«Il primo che fa commenti lo lascio su Minerva. Senza caffè... o tè» sibilo all'equipaggio. Quelli sorridono, qualcuno ridacchia mentre Axel continua a fare il dongiovanni e le ragazze gli ronzano intorno di continuo.

«Coordinate inserite, portale aperto».

«Atterra direttamente nel cuore. Preparatevi ad attraversare la tempesta».

«Sicura di voler scendere?» Axel si volta, ci guardiamo a lungo prima che io faccia un cenno con la testa. Abbiamo attraversato la tempesta nel cuore, senza ricevere troppi danni oltre al solito contraccolpo. Ormai ci sto facendo l'abitudine.

«Qui non si tratta di me, qui si tratta dell'intera guerra. Lo sappiamo tutti quanto vantaggio ci dia Minerva, anche con una flotta non perfetta ed equipaggi poco preparati. Non guardare chi è su questa nave, siamo sopravvissuti a tutto, siamo sempre i soliti. Conosciamo meglio la Starfall di casa. Pensa alle altre navi. Ai comandanti che hanno perso la loro, a tutti quelli che sono caduti in battaglia. Abbiamo bisogno di sistemare il pianeta, abbiamo bisogno di usarlo in tutta la sua potenza».

«D'accordo. Ho capito, ho capito» mi interrompe lui alzando una mano.

Si tratta di diventare di nuovo il mostro che voglio distruggere, come nella battaglia dell'Atlantis.

Atterra senza problemi, stringo i pugni, mi mordo un labbro fino a farlo sanguinare. Ripensare a quella battaglia mi dà i brividi, ripensare al massacro mi fa venire la nausea; non ero in me, ero... pazza.

«C'è qualche problema?» Axel mi mette una mano sulla spalla quando inciampo nei miei piedi e per poco non finisco in terra.

«No, va tutto bene. Va tutto... bene...»

Axel appoggia anche l'altra mano, si abbassa appena per guardarmi negli occhi. «Sei pallida, torna a bordo e riposati, qui ce la possiamo cavare anche da soli. I tecnici sanno cosa fare, puoi aspettarci sulla Starfall».

Annuisco. Sì, forse è meglio. Li lascio andare avanti, ritorno sui miei passi a testa bassa, cercando di non pensarci, ma qualsiasi cosa mi riporta a rivivere quei momenti, ricordarmi tutto quello che è successo.

Mi ritrovo a singhiozzare sul sedile, con la faccia nascosta tra le mani. Ho di nuovo la nausea, ho paura che possa succedere di nuovo, che il mio incubo torni a essere la realtà. Ingoio a vuoto, allungando una mano verso il comunicatore, chiamo Erix, rannicchiandomi contro la spalliera. Non ho nessun altro.

Ai confini del vuoto 1 - Progetto MinervaWhere stories live. Discover now