«Allora?Andiamo?» annunciai loro, fingendo di non aver sentito nulla.

«Si.. andiamo» fece Lil, con un grande sorrisone, Jamie si limitò a prendere le chiavi dell'auto dal piattino in argento e a dirigersi fuori.

Perché tanti segreti?

Perché parlare sottovoce e non farmi ascoltare?

Ma soprattutto chi "ha il diritto di saperlo?"

Tutte queste domande mi ronzavano nella testa come mosche, non potevo fare a meno di essere preoccupata e pensierosa, Jamie ed io eravamo molto affiatati, lo eravamo sempre stati ci confidavamo ogni cosa perché in quel caso le cose sarebbero dovute andare diversamente?
Decisi di chiamare Michael, nella speranza che fosse già arrivato. Uscì dal locale, e l'aria fresca di Seattle invase il mio corpo e i miei capelli spazzandoli via dal mio viso. Due squilli e poi finalmente la sua calda e roca voce.

«Michael..» biascicai.

«Mia, va  tutto bene?» mi sembrò stupido aver telefonato a quell'ora, soprattutto per confidargli le mie paure così decisi di far la cosa migliore.

«Come stai?»

«Sto bene.. e tu? Mi sembri strana» sorrisi a quella attenzione che mi aveva posto, sapeva captate ormai dal tono della mia voce il mio stato d'animo.

«Si... sto, sto bene domani sei libero?» mi morsi il labbro, preoccupata del fatto di essere stata insistente e fuori luogo ma volevo vederlo, volevo parlargli.

«Si.. cioè non dovrei far nulla a parte andare in ufficio la mattina, passo nel pomeriggio a casa va bene?» sorrisi, riusciva a mettermi sempre di buon umore, anche quando non ne avevo voglia per niente.

«Okay, sarebbe perfetto»

«A domani allora, buonanotte Mia» sorrisi al suo tono dolce.

«A domani, notte Mike» riagganciai, dopo aver parlato con lui mi sentì più leggera, meno spaventata. Incredibile quanto mi bastò una semplice telefonata da parte sua, Michael si stava davvero insidiando dentro di me con le unghie e con i denti. Finalmente potevo respirare a pieni polmoni, in grado di affrontare l'indifferenza di mio fratello rientrai dentro e non vi era cosa più bella che trovare il piatto a tavola.

«Dev'essere squisito» annunciai, addentando una forchettata.

La serata passò tranquilla, le domande che avevo piantate nella testa si fecero da parte, d'altronde mi erano mancati entrambi davvero molto ed ero felice di poterli rivedere.


Michael's point of view

Dopo riaver accompagnato Mia in Hotel, mi sentivo un verme, uno senza scrupoli. Le stavo mentendo, non le avevo detto la verità ma probabilmente se l'avessi fatto le cose si sarebbero complicate ed io volevo in anzitutto chiarire i sentimenti dentro di me, e non potevo farlo con la catastrofe che ne sarebbe potuta venir fuori. Quella notte a Nizza avevo scoperto un lato di Mia che non conoscevo, vederla avvinghiata a me con la sua labbra poggiate sulle mie, stringere i suoi fianchi fra le mani e sentirla diversamente da come la sentivo sempre... un'amica? Ma chi volevo dannatamente prendere in giro, soltanto me stesso. Non è mai stata un'amica e probabilemnte mai lo sarà. Quel bacio tanto atteso e desiderato, aveva scatentato in me un sentimento del tutto nuovo anzi forse aveva fatto fuoriuscire quel sentimento che era sempre stato nascosto fin dal primo giorno che l'avevo vista.
Non avevo molta voglia di parlare quel giorno, feci le mie valige in silenzio e insieme a Travis mi diressi in aereoporto accompagnati di Bruce

«Sei silenzioso Mike, è tutto okay?» chiese Bruce, io mi voltai per guardare il finestrino e osservare le auto veloci che sfrecciavano sotto il mio sguardo.

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