«Be' si è fatto tardi sarà meglio andare..» esordì osservando rapidamente il suo orologio. Ci alzammo, lui si diresse alla cassa per pagare evitando di aspettare un eternità il cameriere. Osservai la sua figura stando in dispiarte, facendo si che non potesse rendersene conto. I pantaloni gli fasciavano bene la gambe, era alto, molto ma robusto. Gesticolava anima a te per poi appiggiare il gomito al bancone nell'attesa del resto, supposi, mise una mano su un fianco appoggiandosi su una gamba, non potei far altro che iniziare a vederlo con occhi diversi, dal basso ventre partiva una sensazione strana di calore che non avevo mai provato prima d'ora, accanto alla sua figura mi sentivo al sicuro in famiglia, nonostante la sua bellezza ai miei occhi spiccasse più della sua gentilezza,

«Ecco fatto, andiamo?» mi aveva raggiunto non mi ero accorta che si fosse avvicinato e sistemato il portafogli in tasca. Scossi la testa, chiudendo gli occhi e riaprendoli un secondo dopo.

«Si, andiamo» sorrisi.

Lungo il tragitto trovammo un altalena, grande e rettangolare, ricoperta da un tessuto dorato e i ferro verde un po' rovinato. Senza pensarci due volte mi ci ritrovai seduta e tolsi via le mie scarpe con i tacchi, i miei piedi gridavano disperatamente aiuto.

«Ma che fai?» rise a fior di labbra, arrossendo un po' in viso.

«Mi sto rilassando, queste scarpe sono atroci» feci una smorfia di disgusto, per poi portarmi le gambe al petto e avvolgendole con le braccia. Lui si sedette accanto, dinanzi a noi c'era un panorama pazzesco vi si poteva intravedere anche il mare e le luci dei ristoranti sottostanti, perfino un faro e infine la luce della luna mi sembrò sublime. Si poteva udire la città nel più silenzio assoluto della notte. Lui portò le braccia dietro la testa e con il suo peso iniziò a far dondolare quella giostra.

«Pensi che Jamie mi nasconda qualcosa?» gli richiesi, ne era ormai diventato il mio pensiero costante.

Perché mio fratello avrebbe dovuto nascondermi qualcosa?

Eppure sentivo che era così.

«Mia sono sicuro che Jamie non ti nasconde nulla o almeno niente di brutto..» si voltò a guardarmi con comprensione e sorridermi dolcemente come soltanto lui sapeva fare.

«Che sia chiaro, non mi sono dimenticato di quella promessa, ma sai tuo fratello è difficile da smascherare» rise di gusto e un po risi anch'io.

«E' meraviglioso qui.. vorrei non poter tornare mai più a Seattle» dissi, con un velo di malinconia.

«Be' se... dovrò ritornarci, ti potrerò con me ovviamente se ti andrà di venire e.. » balbettò, in quel momento mi sembrò molto tenero.

«Si che ci verrò, volentieri.. » ci guardammo, poi insieme ritornammo ad osservare il panorama. Impulsivamente appoggiai delicatamente il capo sulla sua spalla, e giocherellando con la collana che avevo al collo iniziai a canticchiere una vecchia ninna nanna che mi cantava sempre mia madre, per quel poco che ne ricordavo. Jamie continuò a cantarmela a fino all'età di dieci anni, prima di andare a dormire.
Michael improvvisamente si fece coraggio, almeno così riuscì ad interpretarlo e prese ad accarezzarmi i capelli, dai piccoli riccioli che fuoriuscivano dall'acconciatura alta.

«Ma questa canzone la conosco.. » esclamò sotto voce.

«La cantava sempre mia madre, poi quando lei è morta ci ha pensato Jamie» sorrisi, nonostante lui non potesse vedermi. Poi continuai.

«Come fai a conoscerla?» mi sollevai dalla sua spalla, e dovetti far a meno dal suo modo incredibilmente dolce di accarezzarmi la chioma.

«Anche mia madre la cantava sempre, Amanda e Lisa erano molto amiche. Una sera dormí a casa di tuo fratello e tua madre mi cantò questa canzone, non era male come cantante e poi dissi a mia madre Lisa se poteva cantarla anche per me prima che io andassi a dormire» la sua voce mi cullò tutto il tempo, non feci altro che fissare i suoi grandi occhi azzurri.

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