Michael's point of view

La giornata passò abbastanza velocemente, durante tutta la mattinata non riuscì completamente a sentirmi tranquillo, alternavo momenti di irrequietezza e momenti colmi di contentezza. Ero in ufficio a firmare alcuni documenti, quando sentì bussare alla porta.

«Avanti!» annunciai. E poi alzai lo sguardo: lei indossava dei pantaloncini non troppo corti, una camicia rossa legata in vita, un paio di stivaletti neri di pelle e una semplice t-shirt con una borsa a tracolla.
I suoi capelli ramati erano un po ondulati e cadevano morbidi sulle spalle arrivando un po sul seno, li teneva leggermente tirati con un paio di occhiali da sole. Quando mi vide, con fare teatrale aprì le braccia e mi rivolse uno dei suoi sorrisi smaglianti.

«Salve uomo d'affari è lei che ieri sera ha proposto di darmi una mano con lo studio?»

«Si, signorina, prego si accomodi» stetti al gioco, provocandole una forte risata così si avvicinò per baciarmi con disinvoltura la guancia.

«Cavolo aspetta, avviso Jamie altrimenti si preoccupa di nuovo» prese il cellulare dalla sua tasca e compose il numero del mio migliore amico. Inviò quello che pensai fosse un messaggio a suo fratello poi lasciò andare il cellulare sulla mia scrivania sorridendomi ampiamente.

«Allora? Da dove cominciamo??» Esclamò, appoggiando i piedi sull'altra poltroncina accanto alla sua.

«Iniziamo dal non mettere i piedi dove ci pare e piace, mh?» la rimproverai, in un misto fra ironia e serietà.

«Ma dai sto così comoda, mi arriva di più al cervello in questa posizione» disse piagniucolando.

«Togli i piedi da li!» feci l'autoritario indicando con l'indice i suoi piedi ancora sulla sedia.

«Che noia» borbottò sottecchi. Dopodiché prese alcuni libri e un laptop dalla sua borsa a tracolla con anche un porta penne.

«Cosa non ti è chiaro?» presi un paio dei suoi libiri ed iniziai a sfogliarli, dandogli un'occhiata.

«In realtà non ho ben capito questi due capitoli qui..» li indicò col dito. Diedi un'occhiata veloce.

«La settimana prossima ho un esame scritto e devo almeno essere sufficiente» ammise annoiata, sbuffando poggiò il mento sul palmo della mano.

«Sta tranquilla, l'importante è che ti ci metti, non è cosi difficile..»

«E' quello il problema, non voglio mettermi, e poi la fai facile tu!» sbuffò ancora una volta. Chiamai Selly per farmi portare una lavagna e dei pannarelli, dopo cira 10 minuti arrivò al mio ufficio.

«Signor Reed ecco le cose che mi ha chiesto» si bloccò sul colpo vedendo Mia, la scrutò per bene per poi rivolgermi un sorriso imbarazzato e interrogativo.

«Lei è Mia la sorella del mio migliore amico» Mia fece un cenno con la mano e Selly la guardò torva.

«Piacere mio» stentò a dire.

«E lei è Selly la mia segretaria» dopo un po le le feci segno andare. Si avviò lungo la porta trotterellando sui suoi  tacchi a spillo, prima di uscire diede un ultimo sguardo a Mia.

«Simpatica la tua.. segretaria» biascicò sarcastica.

«E che non entrano molte donne qui, a parte te e mia-mia moglie» tossicchiai, non mi piaceva parlare di Annie a Mia, con lei volevo lasciar da parte questo dettaglio della mia vita, quella parte un po oscura che sfortunatamente riguardava mia moglie.

«Non parli mai di lei..» tentai di ignorarla, sistemai un pila di fogli sulla scrivania, tutto pur di evitare quella domanda, quel discorso.

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