Pesaro

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-AVVERTIMENTO-
Una parte di questo capitolo può risultare cruda ai più sensibili,
la troverete preceduta da due ** e succeduta da altri due asterischi,
cosicchè potrete scegliere se leggerla o no.


Capitolo 5

Pesaro

Dopo il matrimonio di mio fratello Jofrè con Sancha d'Aragona e il periodo di Natale, mi trasferì con mio marito e Giulia Farnese, che aveva ancora l'obbligo di prendersi cura e vigliare su di me, a Pesaro.

Arrivammo l'8 marzo e fummo accolti dai cittadini molto benevolmente.

Non avendo passato molto tempo con il mio consorte cercai, i primi giorni di permanenza a Pesaro, di conoscerlo meglio, ma egli risultava assente e non interessato a me.

Durante il giorno mi dilettavo a fare lunghe passeggiate con Caterina Gonzaga, moglie di Ottaviano da Montevecchio, un amico di mio marito e durante la sera io e Giulia Farnese ci scambiavamo segreti e opinioni sulla corte Sforzesca.

**

Una notte, mentre Zefiro mi cullava fra le sue braccia, la porta della mia camera si spalancò e venni svegliata di soprassalto. Alla luce di una candela riuscì a scorgere il volto di mio marito. Giovanni avanzava verso il mio letto velocemente, salì goffamente e tentò di baciarmi. Mi spostai subito riluttante, ma egli mi bloccò le braccia e riuscì ad alzare la mia veste da notte. In pochi attimi liberò il suo membro dai calzoni ed abusò di me, che, inorridita da quella situazione, soffocavo il mio pianto e le mie urla di dolore. Consumammo così il nostro matrimonio.

Da quel giorno quasi tutte le notti Giovanni Sforza si presentava in camera mia, visibilmente ubriaco, e dopo essersi sfogato su di me, tornava nel suo letto.

In quello stesso anno si verificarono le guerre d'Italia e la discesa in Italia di Carlo VIII. Mentre mio padre dopo grandi sacrifici di denaro e numerose lusinghe vinse l'esercito francese con la sua Lega Santa.

La mia vita a Pesaro, però, non cambiò di una virgola, ero al sicuro nella mia roccaforte dalla guerra e dalle armi, mentre ero nel bel mezzo di una battaglia fra le mura domestiche che combattevo tutte le notti nella mia camera.

Mio marito ed io ci incontravamo solo ai pasti durante i quali le conversazioni erano vuote e senza alcun senso, lui mi parlava della caccia e io del sole che splendeva in primavera. Poi, sistematicamente, quasi ogni sera, dopo un fiasco di troppo con i suoi parenti o con i suoi compagni di caccia, abusava di me nel cuore della notte. Ogni volta che sentivo i suoi pesanti passi nel corridoio, rabbrividivo e l'angoscia si impossessava di me: ero consapevole che per i seguenti dieci minuti avrei provato un dolore lancinante, sia fisico che emotivo e che non avrei potuto ribellarmi al tocco grezzo di quella bestia che non riuscivo a chiamare marito.

Una notte, spaventata dai passi di Giovanni che si facevano sempre più vicini alla mia camera, chiusi a chiave la porta della stanza. Allora mio marito, ubriaco, iniziò ad gridare bestialità di ogni tipo, svegliando i servitori, i quali dovettero aprire la mia porta con le chiavi di scorta. Quella notte, il 14 aprile, la rudezza di mio marito raggiunse l'apice: ubriaco, adirato e infastidito dalla mia decisione di chiudere la porta per impedigli di entrare, abusò brutalmente di me e prima di tornare nella sua camera, mentre io disperata soffocavo il mio pianto, rovesciò sulla mia gamba sinistra della cera bollente prodotta dalla candela sul mio comodino, dopodichè prima di uscire dalla mia stanza, borbottando, mi chiamò "puttana".

**
Fortunatamente a Pasqua di quello stesso anno tornai a Roma dalla mia famiglia, accolta da uno sfarzo anche troppo eccessivo.

Nessuno, naturalmente, conosceva la mia situazione matrimoniale nè tantomeno le brutalità che ero costretta a sopportare ogni notte, e avevo ragione di credere che a nessuno dovesse importare.

Mio marito si trovò proprio in quel periodo in una posizione ambigua: mio padre gli ordinò di lasciare Pesaro e porsi, con il suo esercito a servizio del Papato, mentre Giovanni, però, trovò in Ludovico il Moro un alleato più conveniente.

LucreziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora