Ellie

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Se si celebrasse la peggior giornata lavorativa di certo sarebbe oggi.
Sono arrivato tardi alla riunione durante la quale avrei dovuto presentare il progetto a cui ho lavorato negli ultimi due mesi, portando via un sacco di tempo a Ellie. Progetto che il mio collega, Robert, ha rovinato rovesciandoci sopra il caffè e il mio capo non mi ha mandato fuori a calci nel culo, solo perché mi conosce da una vita.

Sono fermo in macchina, parcheggiato davanti a casa da almeno dieci minuti tentando di far sbollire la rabbia e la frustrazione causata da queste ultime ore in cui tutto sembrava essere contro di me. Non voglio che Ellie mi veda così perché ha bisogno di tranquillità, ha bisogno di vivere serena, senza pensieri che la facciano preoccupare inutilmente.

Osservo la piccola casa che abbiamo comprato con grandi sacrifici un paio di anni fa e mi rendo conto che non avrei potuto fare scelta migliore di quella, a parte quella di sposare Ellie, ovviamente.

Aveva solo diciassette anni quando l'ho conosciuta e io diciannove. Per lei è stato un colpo di fulmine, io sono sempre stato più lento rispetto a Ellie e mi sono accorto che era lei l'unica che avrei voluto accanto a me per il resto della vita, solo quando mi ha detto che sarebbe partita per il college al termine dell'estate.

Credevo sarebbe stata la soluzione perfetta per me: fino a quel momento ero stato bene, avevamo vissuto un paio di mesi assolutamente perfetti, ma dentro di me sapevo che il nostro rapporto stava diventando molto più che una bella storiella estiva e avevo paura.

Così, quando Ellie mi ha comunicato che avrebbe passato i successivi tre anni a miglia di distanza da me avevo tirato un sospiro di sollievo, immediatamente sostituito da un senso costante di mancanza d'aria dovuto alla sua assenza. Ero convinto che, una volta partita, avrei ripreso la mia vita senza pensieri tra amici e pub, ma così non è stato. L'unica cosa a cui pensavo era come riprendermela, tanto che un giorno sono salito in macchina e mi sono fatto 400 miglia per raggiungerla, solo per poterle dire che l'amavo guardandola negli occhi.

Da quando ho accettato ciò che provavo per lei, quell'amore non ha fatto altro che crescere giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, fino ad arrivare a oggi. Abbiamo superato con grande determinazione ogni ostacolo che abbiamo incontrato lungo il nostro cammino, a partire dalla distanza che ci separava mentre lei era al college, passando per l'enorme fatica con cui sono riuscito a ottenere la fiducia di suo padre, al fatto di non trovare un lavoro stabile. Fino alle difficoltà di riuscire a raggiungere una somma adeguata che ci permettesse di acquistare la casa di cui Ellie si era innamorata.

Poi l'ho sposata, e da allora non ho fatto altro che essere felice, e felice, e ancora felice.

È stato uno dei giorni più belli della nostra vita. Nostra, perché non c'è più la mia vita o la sua. Abbiamo la nostra vita, quella fatta di colazioni a letto la domenica mattina, di freddi pomeriggi invernali stretti sotto a un plaid sdraiati sul divano guardando un vecchio film, o di calde domeniche estive passate con gli amici nel giardino che lei ha curato nei minimi dettagli - dai piccoli arbusti sistemati agli angoli della recinzione, alle aiuole che decorano l'ingresso.

Mi strofino con forza le mani sul viso, emetto un profondo sospiro, poi scendo velocemente dall'auto cercando di camminare in fretta per bagnarmi meno possibile sotto la pioggia battente di questa buia serata autunnale. Arrivo davanti al portoncino d'ingresso, mi libero dell'espressione contrariata sul viso per lasciare spazio a un ampio sorriso. Infine entro silenziosamente.

Chiudo la porta alle mie spalle, tolgo cappotto e scarpe lasciando il tutto nell'armadio a muro, e cammino verso la cucina dalla quale sento arrivare un delizioso profumo che mi stuzzica l'appetito. Il tavolo è apparecchiato, al centro ci sono un paio di candele accese, e dallo stereo arriva un leggero sottofondo musicale.

I met You for a reason ||H.S.||Where stories live. Discover now