Capitolo 1

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Osservo la mia figura riflessa nello specchio, e stento a riconoscermi. Mi sento ridicola e fuori luogo vestita in maniera così elegante. Non lo ero nemmeno il giorno della mia laurea in giurisprudenza. In quell'occasione avevo indossato una t-shirt bianca, un paio di pantaloni neri e le mie converse portafortuna. Inutile dirvi lo sguardo contrariato di mia madre quando mi vide arrivare in cucina conciata in quella maniera. Così per farla contenta indossai una giacca nera. Ricordo ancora il suo predicozzo < sei una ragazza tanto carina, ma perché non ti valorizzi un po'? Le ragazze pagherebbero oro per essere belle come te>.
Effettivamente non mi ritengo una brutta ragazza. Ho dei lunghi capelli lisci e neri come la pece, occhi castano/miele con un taglio apparentemente orientale ( in realtà sono così per colpa dell'astigmatismo) labbra carnose e pelle pallida, o di porcellana, dipende dai punti di vista... Per me è pallida!
Il mio fisico è abbastanza asciutto e ho le curve al punto giusto. Guardandomi non si direbbe, ma la mia alimentazione quotidiana ammonta  a  chili e chili di gelato, patatine fritte e pizza. Sono sempre stata negata ai fornelli; in realtà non mi sono mai applicata più di tanto per apprendere i segreti della dolce arte culinaria. In California avevamo una cuoca che preparava per noi, quindi non mi serviva saper cucinare;  qui sono sola, è vero, non ho nessuno che mi prepara i pasti, ma in compenso ci sono talmente tanti ristoranti e fast food con consegna a domicilio, da sfamare mezza America.
Comunque, tornando al mio abbigliamento, questa mattina inizio il mio lavoro come avvocato presso lo studio legale Brown e per l'occasione ho deciso di indossare un tailleur pantalone grigio, regalatomi da mia madre prima di partire. Ai piedi porto un  paio di decolté tacco 12. Già mi fanno male, quindi nella borsa metto un paio di converse; le indosserò non appena uscita dall'ufficio.
Lancio un ultimo sguardo allo specchio, mi ravvio i capelli dietro le spalle e mi giro per guardare l'ora.
Sono le otto e quarantacinque del mattino, bene... No aspetta che cosaaaa?
Mi volto di nuovo verso la sveglia.
Otto e quarantasei... Maledizione sono in ritardo. Prendo al volo la borsa, la ventiquattr'ore e mi precipito verso la porta di casa. Non posso arrivare in ritardo il primo giorno, darei troppo nell'occhio, e dare nell'occhio é l'ultima cosa che devo fare.
Arrivo trafelata in ufficio, con cinque minuti di ritardo. Fortuna che ho avuto la brillante idea di affittare un appartamento a tre isolati da qui. Prendo l'ascensore, e salgo al dodicesimo piano. Le porte si aprono, e la prima cosa che colpisce il mio sguardo è un imponente scrivania di legno e vetro. Procedo verso la donna bionda che vi é seduta dietro, deduco sia la receptionist, e mi presento. < Salve, sono Lexie Thompson, oggi é il mio primo giorno di lavoro, ho un appuntamento con l'avvocato Brown.>
La biondina non accenna a scollare gli occhi dal computer. Forse non mi ha sentita. Mi schiarisco la gola e ripeto quello che ho appena detto. Finalmente si degna di alzare lo sguardo, e inizia a fissarmi con un cipiglio contrariato.
< Signorina Thompson, é in ritardo di dieci minuti> in realtá sono solo cinque, brutta oca giuliva. Tengo per me questo commento, e con un sorriso forzato le rispondo. < Si lo so, sono mortificata. Mi sono trasferita da poco a Seattle e non credevo ci fosse tutto questo traffico >. Ometto di dirle che in realtà io sia venuta a piedi. La bionda mi lancia un altra occhiata truce e riprende la parola, ignorando palesemente le mie scuse. < Bene, comunque l'avvocato Brown non spreca il suo tempo ad incontrare i novellini. Tra dieci minuti si terrà una riunione nella sala conferenze. Lì le verrà spiegato tutto quello che c'è da sapere, sia a lei che ai suoi colleghi. Attenda in sala d'attesa, l'avviso io quando é il momento.>
< Ok, la ringrazio>. Questa donna non mi piace, si è rivolta a me con aria di sufficienza e superiorità, so già che mi darà del filo da torcere. Senza togliere che ha una voce da oca, talmente stridula da far accapponare la pelle.
Mi accomodo in sala d'attesa e aspetto che qualcuno mi chiami. Mentre sono lì, inizio a guardarmi intorno ; il pavimento, di parquet color noce , è coperto, ad intervalli, da tappeti dall' aria molto costosa. Le pareti sono color crema e ospitano quadri da far invidia ad un museo. Due corridoi si estendono alle spalle della reception, mentre sia alla mia destra, che alla mia sinistra, le pareti sono completamente di vetro. Mi perdo tra i miei pensieri, mentre osservo il panorama al di là delle vetrate; passa un quarto d'ora senza che io me ne accorga. L'ochetta aveva detto che la riunione sarebbe iniziata dopo dieci minuti.
Insospettita, mi alzo e raggiungo il banco d'accoglienza, e trovo l'oca  a mettersi lo smalto sulle unghie.
< Mi scusi, tra quanto inizia la riunione?>
< La riunione é iniziata 5 minuti fa, le conviene muoversi, il ritardo non è visto di buon occhio in questo studio. Lungo il corridoio a destra. Buona fortuna>. Non si degna nemmeno di guardarmi in faccia mentre mi da questa informazione, ma noto che le è spuntato un sorriso maligno sul volto. 
Questa stronza mi ha fregata alla grande, sta giocando con la persona sbagliata.
Infuriata e di corsa, percorro il corridoio di destra e arrivo davanti un enorme sala di vetro, occupata da una ventina di persone. Merda, la riunione é già iniziata. Entro, facendo meno rumore possibile. Invano. Appena varco la soglia si voltano tutti a guardarmi.
< ehm.. Salve... Scusate il ritardo,sono stata informata erroneamente sull'orario della riunione.>
Dal fondo della sala, un uomo alto e ben piazzato, che fino a quel momento era girato di spalle, mi fa segno di accomodarmi < Non si preoccupi, può capitare, ma che non succeda mai più>.
< Si sì prima e ultima volta, mi scusi >.
Ottimo... Se il mio piano era di non attirare l'attenzione, allora ho toppato alla grande.
Mi siedo nell'unica sedia libera rimasta, accanto ad una ragazza bionda con i capelli tirati all'indietro, occhi verdi e carnagione olivastra. Cerco, senza dare troppo nell'occhio, di riprendere fiato. Dopo qualche secondo la ragazza bionda si avvicina al mio orecchio e sussurra < tranquilla non ti sei persa nulla di particolarmente interessante, si era appena presentato> e con un cenno del capo mi indica l'uomo che poco fa mi ha accolta. Ora che lo guardo meglio noto che è più giovane di quello che avevo immaginato, e anche molto più attraente. Capelli castani, occhi verdi , mascella squadrata, coperta da un filo di barba, labbra carnose e ben definite e due spalle possenti, sicuro un cultore della palestra, o qualcosa di simile. Insomma il tipo di uomo che potrebbe farmi perdere la testa. Ma non sono qui per flertare o trovare marito, ho un obbiettivo da raggiungere, quindi vediamo di concentraci.
< Come dicevo prima di essere interrotto> e mi lancia un occhiata truce < io sono l'avvocato Morrison e sono uno dei soci fondatori, insieme all'avvocato Brown. Durante questi sei mesi lavorerete in coppia. Quest'ultime sono state create da noi, in base alla vostra personalità, il vostro curriculum e le vostre esperienze. Nell'ingresso, accanto la reception, è stata affissa una lista con il vostro nome, e quello del vostro nuovo partner. Durante questi sei mesi condividerete con la persona con cui siete in coppia l'ufficio; vi verrà assegnato un laptop e un telefono aziendale al quale dovrete essere reperibili sette giorni su sette, ventiquattro ore su ventiquattro.> Oddio lavoreremo in coppia!? Inizio a guardare i miei nuovi colleghi; hanno tutti la faccia seria e un espressione professionale. Tutti, tranne il tizio seduto a tre sedie da me, intento a scaccolarsi.
< Alla fine di questi sei mesi, i dieci migliori di voi verranno assunti, e inizieranno a lavorare a casi propri,  singolarmente, o affiancati dagli avvocati senior dello studio. Inutile dire che ci aspettiamo il meglio da voi. Siete stati scelti tra mille candidati, quindi non deludeteci. In bacheca, accanto ai vostri nomi, vi è segnato anche il numero del vostro nuovo ufficio. Lí troverete i fascicoli dei casi che vi sono stati assegnati. Questo per ora é quanto, buon lavoro>. E detto ciò, prende i fogli situati davanti a lui, e se ne va, non prima però di avermi lanciato un occhiata che non riesco a decifrare; un misto tra interesse e fastidio? Non saprei.
Noto che gli altri intorno a me  si stanno alzando , così li imito, e mi avvio dietro di loro verso l'atrio, incrociando le dita mentre leggo il nome del mio compagno.
Camille Raimond.
Mi volto e noto la biondina che fino a due minuti fa era seduta accanto a me, fissarmi con un sorriso  complice; che sia lei la mia compagna? Se così fosse, sarebbe la prima cosa che va per il verso giusto oggi.
Mi avvicino a lei < sei tu Camille Raimond?>
< Si, e tu devi essere Lexie Thompson, piacere. Ti giuro non sai quanto sono contenta che sia tu la mia compagna, ho temuto per un attimo che mi fosse stato assegnato l'uomo che si stava scaccolando durante la riunione. Ci è mancato  poco che gli vomitassi davanti, immagina sei mesi insieme nello stesso ufficio.> scoppio a ridere , questa ragazza mi piace, a primo impatto abbiamo molto in comune. Non poteva andare meglio di così.
< Comunque, ho chiesto alla ragazza della reception, e mi ha detto che il nostro ufficio si trova in fondo al corridoio sulla desta, stanza trentasei-C>.
< Ah ottimo. Se glielo avessi chiesto io mi avrebbe sicuramente mandata nei gabinetti, é per colpa sua se sono arrivata tardi alla riunione questa mattina, mi aveva detto di aspettare nell'atrio, e che, quando fosse stata l'ora, mi avrebbe avvertita lei, ma non l'ha fatto. Credo di esserle antipatica a quell'oca giuliva. La cosa comunque é reciproca>. Camille scoppia a ridere e io la seguo a ruota. Appena riusciamo a riprendere un po' di contegno ci avviamo verso la stanza trentasei-C.  Noto con grande piacere che é situata a due passi dal bar.
< Bene bene, abbiamo il bar a due passi, più pause caffè per noi , nessuno se ne accorgerá> afferma Camille euforica, e con un sorriso a trentadue denti ci avviamo insieme in quella che, per i prossimi sei mesi, sará la nostra stanza in comune.

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SPAZIO AUTRICE

Ragazzi/e vi ringrazio per aver dato un occhiata alla mia storia, so che l'inizio è un pò fiacco ma si sa i primi capitoli sono introduttivi alla storia, il bello viene più avanti. Spero continuerete a leggere Undercover Love non ve ne pentirete.

vi abbraccio e ringrazio. Ele <3

Undercover Love #wattys2018Where stories live. Discover now