Capitolo 1

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E così inizio questo mio racconto, per la voglia di mettere su carta le mie emozioni, la mia storia. Una storia diversa da quella che la gente si potrebbe immaginare.
Mi chiamo Chiara, ho venti anni e abito a Roma, ho avuto la fortuna di avere una passione, uno stimolo, un piacere, un qualcosa che mi educò e mi fece crescere, la danza. Mi sono avvicinata alla danza all'età di quattro anni, grazie a mia madre, era il suo sogno di quando era piccola ma che non riuscì a portare avanti.
Quando dicevo che la mia storia è diversa è perché tra me e la danza non c'è stato un lieto fine, ho lasciato tutto, un anno fa definitivamente dopo averci riprovato un'altra volta. Non so ancora definire il motivo reale per cui ho lasciato, se davvero per le motivazioni che ho dato a tutti, ovvero che per via dello studio non riuscivo o se per paura. L'intento di mettermi a nudo scrivendo la mia storia è per poter entrare nella mia psiche e capire realmente come mi è passato per la testa e cosa davvero ho provato e provo tutt'ora.
Non fraintendetemi, ora sono realizzata, sto all'università, studio ingegneria e sono felice, felice davvero, ma devo capire cosa si nasconde dentro di me tanto da non riuscire a vedere più i miei body o le scarpette da punta senza provare un nodo alla gola che quasi mi fa mancare l'aria. Ancora è presto per pormi delle domande, devo prima raccontarmi, tornare indietro nel passato e mentre sto sul tram diretta all'università e un paio di cuffiette con la musica nelle orecchie provo a guardarmi dentro...

La mente si popola di immagini e ritorno a quell'età, a quel giorno, avevo quattro anni. Ero piccola, minuta e sempre sorridente, già prima di iniziare danza ero molto introversa. I miei mi portarono in una scuola di danza per la mia prima lezione di danza moderna e classica, in spogliatoio mentre mia madre mi aiutava a cambiarmi fece amicizia con un'altra mamma che sistemava le piccole forcine in testa a sua figlia, della mia stessa età e pure per lei era il primo giorno, fecero amicizia ed entrammo insieme nella grande sala dove ci stava la nostra futura insegnante con altre nanette tutte in cerchio. Ci sedemmo pure io e questa bambina di nome Erica. Ricordo di aver abbassato la testa verso i miei piedini, portavo dei calzini mentre le altre bambine delle scarpette mordibe e di color carne, molto belle, ne rimasi affascinata. Ricordo di essermi sentita piccola piccola ma al tempo stesso rapita dal discorso che stava tenendo l'insegnante riguardo la danza.
Non so di preciso concretizzare una data, un momento, una parola di quando mi innamorai della danza, non so se fu un colpo di fulmine oppure come la luce di un'alba che aumenta sempre di più fino ad accecare tutto. So solo che la danza per me diventò tutto.
Iniziai là il mio percorso di danza, ho ancora delle foto dei miei primi saggi, eravamo tutte così piccole, così indifese.
I tutù erano davvero delle opere d'arte, soprattutto quelli delle ragazze più grandi che si diplomavano, le loro coreografie erano difficili e particolari ed io rimanevo ad osservare in disparte con meraviglia e volontà di arrivarci.
Cosa che non riuscii a fare, me ne andai l'anno in cui avrei dovuto diplomarmi anch'io, finalmente, ed invece non ebbi nessun pezzo di carta che testimoniava i sacrifici e desideri avuti in 12 anni di danza classica, decisi di scappare invece di avere una grande soddisfazione. Questo mio comportamento tutt'ora non lo riesco a digerire, non riesco a scusarlo.

Mi arriva un messaggio che mi distoglie dai miei pensieri, Damiana che mi sollecita a sbrigarmi ad andare in aula, perché manco solo io. Sorrido. Sono davvero felice del gruppo di amicizie che ho trovato qua all'università. Non sono mai riuscita a trovare un gruppo di persone a scuola con cui stavo particolarmente bene, certo alle elementari ho conosciuto Sofia, una delle mie migliori amiche e al liceo ho incontrato Cosmina, l'altra mia migliore amica.
Ricordo i primi di settembre, vivevo con l'ansia di non riuscire a farmi delle amicizie, avevo paura che le persone fraintendevano il mio modo di essere. Posso sembrare antipatica, sulle mie e acida ma in verità sono solamente timida e a volte insicura, dipende soprattutto in che ambiente mi trovo e come mi fanno sentire le persone che mi circondano.
Nonostante tutti i miei pregiudizi sulle amicizie ho trovato da subito delle persone belle, tranquille, semplici e vere. Siamo un gruppo di 10 persone circa ma questo numero a volte varia, tra le persone che conosciamo e s'inseriscono oppure tra quelle che lasciano ingegneria.

Scendo dal tram e mi avvio verso la mia sede, studio alla Sapienza ma la mia facoltà si trova leggermente più dislocata dalla città universitaria ma il posto dove stiamo mi piace comunque tanto. Oggi ci ritroviamo all'università per studiare geometria, di cui dovremmo avere l'orale tra poco. Gli esami a ingegneria sono tosti ma le materie sono interessanti e mi piacciono molto e non ho ancora trovato un motivo per lasciare e mai mi pentirò della mia scelta.

Spazio autrice
Mi sto raccontando, aggiungerò delle parti romanzate ma diciamo che mi metterò a nudo in questa storia. Spero vi piaccia.
Chiara.

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⏰ Last updated: Jun 10, 2018 ⏰

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