Capitolo 44

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Sarah ricomparve nella sua camera.
“Nonna! Nonna!” urlò a gran voce.
La ragazza corse in salotto, era preoccupata, sperava di trovare l’anziana, almeno, addormentata.
Bridget era seduta sulla poltrona, le si illuminarono gli occhi alla vista della giovane Timers. La vecchia spalancò le braccia e Sarah si tuffò in un abbraccio.
“Nipotina mia, ce l’avete fatta!” esclamò la nonna, mentre affondava il viso tra i capelli della ragazza.
La nonna prese, poi, il viso della nipote tra le mani.
“Ero un sacco preoccupata, ma sapevo ne sareste usciti vittoriosi”.
Vi furono dei colpi di tosse.
“Anche io ero preoccupata per te” rispose Sarah con gli occhi lucidi.
L’anziana fece sedere la ragazza in braccio, cingendole un fianco, come se volesse trattenerla a se.
“Raccontami tutto, come è andata?” domandò Bridget.
Sarah si rabbuiò velocemente, distolse lo sguardo da quello della nonna.
“Sono morti alcuni di loro” biascicò la nipote.
L’anziana tossì nuovamente.
“Ma voi state tutti bene? Sei ferita?” chiese la vecchia.
Sarah abbozzò un sorriso.
“Sì nonna, sono solo molto stanca” rispose.
“Abbiamo tolto i poteri a Josep.. Claudette Charmeur, faremo ricadere la colpa su di lei. Domani mattina andrà a costituirsi” aggiunse la nipote.
“Ben gli sta! Quella vecchia megera” bofonchiò Bridget.
La giovane Timers si lasciò scappare una piccola risata, anche se un velo malinconico ricopriva ancora, il viso di quest’ultima.
“Non ti crucciare per le loro morti, da come mi hai raccontato queste dovevano avvenire secoli fa” tentò di dire la nonna tra un colpo di tosse e l’altro.
Sarah dissentì con un cenno del capo.
“È morto anche Ivan Filinoctis, il nonno del mio amico Adam, lui non era uno dei fondatori” spiegò tristemente la ragazza.
Bridget assunse un’espressione dispiaciuta.
La vecchia accarezzò la guancia della nipote, cercando di rincuorarla.
“Adesso è tutto finito, giusto?! Voi dodici siete in salvo e avete dimostrato una grande forza” disse dolcemente la nonna.
A Sarah tornò in mente la scena di Clark, strabuzzando gli occhi, un altro brivido lungo la schiena.
“Cosa c’è che non va?” domandò la Signora Timers.
La strega scosse la testa, come per scacciare via quel pensiero. Si voltò, tornando a guardare la nonna ed esibendo un grande sorriso.
“Hai ragione, adesso è tutto finito, possiamo stare tranquilli”.
Ci furono dei secondi in completo silenzio.
“Bambina mia, io avrei un favore da chiederti, un grande favore. Ovviamente dopo che ti sarai riposata e quando te la sentirai” disse Bridget dopo un colpo di tosse.
L’anziana si sistemò la manica del maglione, estraendo da essa un pezzo di carta.
Sarah iniziò a fissare confusa il foglietto vecchio e accartocciato, che la donna stringeva tra le mani.
Sembrava la pagina strappata di un libro antico.
“Che cos’è nonna?” sbottò seria Sarah.
La vecchia allungò il pezzo di carta alla nipote, senza rispondere.
La giovane prese a leggerlo velocemente.
Ad ogni riga, dopo ogni frase, la bocca della ragazza si spalancava sempre di più.
Sarah saltò in piedi, stringendo incredula quel foglietto.
“Nonna, questo è un incantesimo!” le scappò a gran voce.
Bridget Timers annuì.
“Di che incantesimo si tratta?” provò a chiedere esterrefatta la nipote.
“Appartiene alla nostra famiglia da secoli, solo una strega Timers può compierlo. Strappai quella pagina quando mi dovetti trasferire” spiegò la nonna.
Ci fu un altro colpo di tosse.
“Non hai risposto alla mia domanda” sbottò Sarah, la voce le era salita di qualche ottava, voleva capire.
“Permette ai Timers di andarsene in modo sereno” rispose l’anziana abbassando lo sguardo.
Sarah rimase di sasso.
“Non conosco gli effetti con precisione, so che trasporta la mente, o l’anima, della persona in questione, in un determinato punto del suo passato, facendo rivivere quel momento in eterno. Certo il corpo muore, ma è come se una parte restasse in vita, per sempre” aggiunse la nonna.
“Mi stai chiedendo di ucciderti?” ribatté la ragazza con voce spezzata.
La frase le si era bloccata in gola, non poteva crederci, stava davvero succedendo tutto ciò?
Prima il rito, la battaglia con i fondatori e infine, la richiesta assurda dell’anziana.
Sarah desiderò risvegliarsi da quell’incubo. Doveva per forza essere un brutto sogno.
Gli occhi di Bridget si inumidirono per le lacrime.
“Vorrei rivedere Roger..” sussurrò con lieve tristezza.
“Non mi resta molto da vivere, cerca di capirmi, tesoro mio” aggiunse dopo un singhiozzo.
“No! Non puoi chiedermi di fare una cosa del genere!” rispose Sarah agitata.
“Quando mi hai svelato di essere una strega, il cuore mi si è riempito di gioia. Forse, quando anni fa, rubai quell’incantesimo dagli archivi di famiglia, dentro di me sapevo che avrei incontrato l’essere magico che poteva compierlo. Il destino mi ha concesso l’occasione proprio con la mia piccola e dolce nipotina”.
La ragazza non rispose.
“Vorrei rivivere i momenti con Roger, prima della sua partenza in guerra, il periodo più bello della mia vita. Sarah, morirei felice, cerca di comprendermi” continuò l’anziana.
La nipote ridiede indietro l’incantesimo, scoppiando in lacrime.
“Non puoi chiedermi questo, nonna” disse Sarah, mentre continuava a piangere.
Nonna e nipote piangevano una di fronte all’altra, per ragioni diverse, ma con lo stesso peso nel cuore.
Bridget comprendeva il grave peso della sua richiesta, ma contava, ormai, gli ultimi anni di vita che le rimanevano e il desiderio di rincontrare l’amato Roger era più tangibile che mai.
Sarah non avrebbe mai tolto la vita alla propria nonna, aveva visto perire i nonni dei suoi amici, aveva assistito a troppe morti. Si sentiva fortunata, lei ne aveva ancora una, una nonna buona, dalla propria parte, una nonna che non desiderava sacrificarla, che non aveva programmato la sua nascita, anzi, l’aveva descritta come un regalo dalla vita.
La nipote si diresse in camera, sbattendo la porta e chiudendo a chiave la serratura.
Nel silenzio, solo il rumore dei colpi di tosse di Bridget.

Cassandra abbassò lentamente le mani, di rimando lo fecero anche le fiamme.
Il corpo di Marcel era del tutto carbonizzato, ormai.
La ragazza decise di rientrare in casa.
Si pulì le mani strofinandole tra loro, come dopo aver svolto un ottimo lavoro.
“Io ho fatto!” disse fiera, in direzione del fratello.
Il giovane Bennett non le prestò attenzione, era appoggiato sulla ringhiera, le mani in tasca, l’aria afflitta e lo sguardo fisso su Josephine, la quale rimaneva immobile, seduta sullo scalino.
“Le passerà, vedrai” esclamò la riccia Charmeur.
Clark sospirò.
“È solo che non è abituata al nostro sangue freddo e alla nostra mente criminale e geniale, dalle un po’ di tempo e tornerete a sbaciucchiarvi” spiegò sorridendo la ragazza.
“Almeno tu hai qualcuno” aggiunse Cassandra, spegnendo il proprio sorriso.
Il ragazzo si voltò verso la sorella, alzando un sopracciglio.
“Che intendi?”.
“Lascia stare, mia stupida reazione alla vista dell’abbraccio tra Luca e Roxy. Ero sinceramente dispiaciuta per lei, ma in un altro contesto, avrei sfogato io le lacrime, tra le braccia di quello scimmione senza cervello” rispose la strega del fuoco.
Clark abbozzò un sorriso.
“Quel lupo, senza cervello” ironizzò il ragazzo.
Josephine schioccò la lingua.
“C’è qualche problema?” chiese prontamente la nipote.
L’anziana si riprese, aveva lo sguardo scocciato.
“Avrei preferito morire, piuttosto che assistere a questi discorsi” sbottò secca la donna.
“Allora il gatto non ti ha mangiato la lingua” incalzò seria Cassandra.
La nonna Charmeur si alzò in piedi, voltandosi in direzione del piano superiore.
“Dove credi di andare?” domandò a gran voce la ragazza.
“So cosa si possono portare le persone quando finiscono al fresco, preparo la mia roba” rispose Josephine, senza guardare la nipote.
“Lasciala fare” s’intromise Clark.
Il ragazzo usò un tono di superiorità.
A quella frase la donna fece un sospiro amareggiato.
“E se volesse scappare?” si chiese Cassandra.
L’anziana si girò di scatto, con l’espressione infuriata.
“E da dove dovrei scappare?! Dalla finestra?! Sono una strega secolare non un acrobata del circo” urlò con rabbia.
La riccia Charmeur guardò dalla testa ai piedi la vecchia, con un sorriso beffardo.
“In effetti” esclamò spavalda la cheerleader.
Clark e Cassandra scoppiarono a ridere.
Josephine cercò di ignorare i nipoti, calpestando il pavimento con nervi, per raggiungere la propria camera da letto.
Terminato il momento sorridente, Bennett guardò intensamente gli occhi della sorella.
“Da quando abbiamo acquisito questo rapporto fraterno?” domandò serio il ragazzo.
“Da parte tua non saprei” rispose la strega del fuoco, appoggiando i pugni sui fianchi.
“Quando ero piccola, desideravo tanto un fratello o una sorella, crescendo, compensai quella voglia con Max e successivamente, anche con Jessy. Per quanto sia stato breve, il mio momento nella caverna, quando mi aveva colpita il virus, ricordi?! Quel frangente, comunque, mi ha fatto riflettere molto.
Né tu né io abbiamo colpe, siamo stati creati dai nonni bastardi, e l’incidente di mio padre, sono cose che succedono. Certo, la vecchia me, ti avrebbe arrostito per bene! E come se l’avrebbe fatto” Cassandra fece una breve pausa per ridere della propria frase.
“Ma da quando mi sono riavvicinata a Marie, ho capito che ogni lasciata è persa. Ho sprecato anni a denigrarla e deriderla, togliendomi l’occasione di godere della sua gentilezza, mi sarei consolata più volte in passato, se avessi ricevuto la sua dolcezza, i suoi gesti delicati. Dopo i poteri, avrei usufruito dei suoi benefici, sai quanto ci vuole a rendere i miei ricci splendidi e perfetti?” aggiunse la ragazza.
“Ho pensato di fare lo stesso con te: sei figo, sei intelligente e cattivo al punto giusto, sei uno Charmeur. Marie è nostra cugina, tu sei addirittura mio fratello, volevo provarci” concluse, infine.
Clark le sorrise dolcemente.
“Capisco”.
“Tu dovresti sentirti onorato! Sono la più bella della scuola, capo delle cheerleader e presidentessa dell’associazione studentesca, cioè pronto?!” esclamò Cassandra, ruotando mano e dita a fianco della testa.
I due scoppiarono nuovamente a ridere.

NightvilleWhere stories live. Discover now