Quando la vide scendere dall'auto, ebbe un fremito. Poche volte gli era capitato di incontrare una ragazza così sensuale. Di profilo, con quell'abitino azzurro svolazzante, pareva un'onda. Veniva voglia di cavalcarla già a quella distanza.

Qualche istante dopo si aprì la portiera dal lato passeggeri. David immaginò che avesse portato un'amica e se ne rallegrò. Purtroppo per lui, dall'auto scese un ragazzo. A giudicare dalla stazza poteva essere un pugile, di quelli grossi; la chioma scura, molto più folta della sua; due spalle proporzionate solo alla sua goffaggine. Non era paragonabile a lui, questo no, però anche quello scimmione doveva piacere alle donne.

A quella vista perse il buon umore. Fulminò Sabrina con uno sguardo.

"Avevamo detto che gli uomini li portavo io, brutta puttana" avrebbe voluto ringhiare, magari dandole un bel ceffone.

"Non mi hai mica chiesto se era fidanzata... ebbene sì, lo è!" avrebbe risposto lei, con il suo insopportabile ghigno.

Non si sarebbe lasciata spezzare il cuore con facilità.

«Così ci conosciamo. Sabrina non fa che parlare di te» esordì Rosa con finto nonchalance presentandosi a David.

Appena si strinsero la mano, il pentimento di aver portato con sé Lucio, proprio quel fine settimana, la travolse.

«Il piacere è tutto mio» rispose David sfoggiando il più falso dei sorrisi.

«Lui è Lucio, il mio fidanzato.»

David rabbrividì. Avrebbe punito Sabrina in maniera esemplare, se solo ne fosse stata all'altezza. Non gli venne in mente nulla di praticabile con quell'essere informe. Non fosse stato per le sue fattezze bisex, non avrebbe neanche rivolto la parola a un cesso del genere.

Se solo avesse saputo che era stato davvero un caso che quel sabato mattina lo scimpanzé si fosse unito al gruppo, si sarebbe mangiato le mani. Durante i fine settimana Lucio era solito andare a trovare la sua famiglia in Toscana, tranne quella volta. Per sua sfortuna, Lucio aveva avuto un problema all'automobile. Rosa, per educazione, lo aveva invitato ad andare al mare e lui, che avrebbe preferito restarsene a casa incollato al pc, si era sentito in obbligo nei suoi confronti; un fine settimana insieme, dopo due anni di frequentazione, in fondo glielo doveva.

In quel preciso istante, Rosa si pentì di averlo invitato. Era con David che avrebbe voluto trascorrere i due giorni seguenti, o meglio, le notti. Con Lucio, tra l'altro, le cose non andavano neanche bene; non dimostrava alcuna volontà di fare le cose sul serio. Stavano insieme da due anni, ma senza alcuna promessa. Nonostante avesse conosciuto perfino i suoi genitori, lui si ostinava a presentarla come un'amica.

David la folgorò con la sua bellezza così imperfetta. Non sapeva nulla di lui, ma c'era qualcosa in quell'uomo che la tormentava. La sola presenza le procurava un dolore così sottile da risultare quasi piacevole. Sentiva che quella specie di angelo impuro le avrebbe creato una sorta di dipendenza e se avesse voluto, le avrebbe fatto cambiare idea su qualunque cosa. Ad esempio che i biondi non le piacevano.

Partì per il mare con l'amara impressione che David non l'avrebbe mai notata, soprattutto con quella palla al piede del suo ragazzo. Oltretutto aveva anche una fidanzata, Matilde, che in quell'occasione non era presente per cause di forza maggiore; David ci aveva tenuto a precisarlo non appena Rosa gli aveva presentato Lucio.

David e Matilde stavano insieme da quattro anni, e convivevano da due.

Rosa provò subito una fitta di gelosia, immaginandola bella come una Venere.

Nonostante tutto, la compagnia fu così piacevole da spingerla a invitare lo stesso gruppo nella casa dei suoi nonni in Calabria per le imminenti vacanze estive. In quell'occasione però David portò con sé Matilde, perché aveva la certezza - Sabrina quella volta aveva cantato - che ci sarebbe stato Lucio. E quando Rosa la incontrò, be', non credé ai propri occhi. L'aveva immaginata infinite volte. Se l'era figurata molto alta, slanciata, con un viso da bambola e i capelli lunghi e setosi.

Quando David gliela presentò, si guardò intorno per capire dove fosse Matilde. Ci mise qualche istante per rendersi conto che ce l'aveva davanti.

Che Venere deludente!

Più vecchia del proprio compagno di almeno dieci anni, bassina, esile, con due piccoli occhi infossati e il naso che quasi le toccava il mento. Due cordoncini tesi al posto delle labbra... la versione moderna di una brutta strega. Immaginò che fosse per lo meno simpatica o carismatica, ma si rivelò perfino cupa e introversa, una donna che non c'entrava nulla con David.

Si chiese cosa potesse unire due persone tanto diverse. Lui meritava di stare con una top model, non con quel ragnetto lì.

La risposta cominciò ad arrivare con il trascorrere dei giorni, e fu abbastanza chiara a tutti. Accadeva spesso che di giorno si appartassero, per trovare un po' di intimità. Rosa si chiedeva perché non si accontentassero delle notti, tra l'altro più fresche, per cercare quel tipo di incontri. In fondo stavano insieme da parecchio tempo e per esperienza sapeva che trascorsi i primi sei mesi gran parte della passione sfumava, ed era già un miracolo aver voglia di stare soli due volte a settimana.

Loro invece sembravano insaziabili.

A volte si chiedeva se quegli incontri diurni in bagno fossero dovuti a una loro mancanza totale di pudore, oppure se lo facessero per farsi notare. Per sentirsi trasgressivi, magari. Come quando capitava di trascorrere delle giornate intere in spiaggia, e mentre lei e le altre ragazze indossavano i loro bei bikini, più o meno succinti, Matilde a un certo punto rimaneva in topless, facendo schizzare gli occhi fuori dalle orbite a Lucio e agli altri ragazzi del gruppo; in effetti, quanto meno, aveva un bel seno; piccolo e tonico, da adolescente.

Rosa non conosceva Matilde, e non ebbe modo di riuscirci in vacanza perché si rivolsero a stento la parola, ma David, che da quel poco che aveva capito era un ragazzo per bene, sempre attento a non urtare la sensibilità altrui, in quell'occasione scese di un paio di gradini dal suo piedistallo. Non solo non era geloso della propria compagna, ma non si preoccupava del fatto che i loro atteggiamenti potessero mettere a disagio qualcuno. Tipo lei.

Non si conoscevano da molto tempo, forse Rosa aveva tratto delle conclusioni affrettate riguardo a David. Forse non era come lo aveva idealizzato; non aveva quella delicatezza che gli aveva attribuito. Continuava però a essere l'uomo più attraente del pianeta, e con la pelle abbronzata lo era ancora di più.

Durante la vacanza David non fece che amare la sua Matilde e allo stesso tempo prestare molte attenzioni a tutte le altre, in particolar modo a Rosa, alla quale non fece mai mancare un complimento o uno sguardo ammirato. Lei dal canto suo cercò di non dare troppa importanza a quei messaggi ambigui, imputandoli a una sua personale ed errata interpretazione. Si convinse di aver frainteso certi comportamenti; David era così gentile con lei perché lo era con tutti.

Eppure quando la vacanza terminò, Rosa tornò nostalgica a casa. Malgrado la presenza dei rispettivi fidanzati, il ritrovarsi la mattina a fare colazione insieme, o andare a letto con la consapevolezza che nella stanza accanto ci fosse lui, la confortava. Era come se di notte le loro anime si incontrassero in corridoio e dormissero insieme, sospese a mezz'aria.

Una volta a casa, i sette chilometri che li separavano non permisero che questo continuasse ad accadere. E anche la loro frequentazione si ridusse parecchio.

Fino a quando, in autunno, le crollò il mondo addosso.

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