Le cose sono cambiate, e ovviamente lo hanno fatto. Qualcosa era destinato a sconvolgerlo, più prima che poi.

È solo che non era – non aveva pensato.

Spegne il motore. Sente immediatamente la mancanza dell'aria calda, e infila le mani sotto al gilè, ma non aiuta. Il freddo riesce ad arrivare oltre la punta del suo naso e sui polpastrelli, aggrappandosi a lui dall'interno e tenendosi ostinatamente stretto a lui mentre si strofina le mani una contro l'altra. Si sente sbagliato, sbagliato, estremamente sbagliato.

Harry è un po' frastornato quando esce dalla macchina. Le sue gambe sono pesanti, e la sua lingua si è trasformata in sabbia ruvida all'interno della sua bocca.

Si è chiesto, sin da quando ha avuto un nuovo anello al dito e ha capito di dover tornare lì, come si sarebbe sentito. Il fatto che potesse sentirsi come se stesse per morire non era un'opzione che aveva considerato al tempo, il che chiaramente è stato un errore.

Se ne sta lì fermo per un minuto, le sue scarpe (scarpe molto, molto costose, e nemmeno un paio che ha avuto per promozione) affondano nel terreno che è reso più morbido dalla pioggia. Il terreno si inclina ripidamente da entrambi i lati, e gli alberi sono troppo alti per poterlo aiutare con i loro rami. Una volta sapeva arrampicarsi, ma congelato com'è, probabilmente scivolerebbe e si romperebbe tutto. Niall non la smetterebbe più di fargliela pesare.

Decide di scavalcare il cancello.

Naturalmente, è più facile a dirsi che a farsi. Niall ha chiamato alcuni paparazzi all'aeroporto quando Harry stava partendo, e gli ha ordinato di indossare i suoi jeans di Gucci nuovi di zecca – che ovviamente sono aderenti e comodi oltre misura.

E sono anche bianchi.

Si allunga per entrare di nuovo in macchina e prende il suo telefono e la cartellina che si è portato dietro. Questi jeans devo rimandarli indietro, scrive. Niall, per fortuna, deve star giocando a Candy Crush, perché gli risponde in meno di trenta secondi.

No, nn devi, dice il suo messaggio. Voglio saperlo? C'è una recinzione, manda Harry a sua volta. Poi nota quanto è alta, controlla le tasche per assicurarsi che nessuna abbia una cerniera, e posa di nuovo il telefono in macchina. Ignora la sensazione di irrequietezza che gli prende quando chiude la portiera e la blocca; Marcus, ad ogni modo, gli dice sempre di disconnettersi da tutto.

Fa un respiro profondo, e spinge la cartellina dall'altro lato attraverso le sbarre. Atterra nel fango con un notevole tonfo, ma rimane chiusa.

Ci sono delle sbarre orizzontali un po' più su di metà del cancello, rendendolo relativamente facile da scavalcare, o almeno così Harry pensa.
Ad eccezione che le sbarre stesse, per quanto possa essere scioccante, sono fatte di metallo – e sta piovendo come se venisse giù il mondo.

Riesce ad appoggiare un piede su un appoggio che è a pochi centimetri dal terreno, e si allunga per riuscire ad afferrare la sbarra più alta che riesce a raggiungere. Per un secondo, sta in equilibrio. Poi la suola della sua scarpa scivola e cede, le sue dita si inumidiscono, ed atterra di sedere con un tonfo.

Ci sono degli uccelli che volano fra gli alberi. Harry riesce a sentire la pioggia e il fango entrargli nelle scarpe, nei vestiti, ricoprirgli i capelli sul retro della sua testa.

Questo è, senza dubbio, il punto più basso della sua triste e breve vita.

Si rialza con le guance in fiamme, guardandosi intorno istintivamente per controllare che nessuno lo abbia visto. Il colletto della sua camicia è bagnato fradicio ed incredibilmente pesante, ma si sente meglio, più al sicuro con indosso il gilè. Come se avesse almeno una qualche sorta di armatura ad aiutarlo per quello che lo aspetta.

Got The Sunshine On My Shoulders || Italian TranslationDove le storie prendono vita. Scoprilo ora