Sono io

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La gara era terminata prima del previsto per entrambi.

E non nel migliore dei modi.

Daniel, dopo esser sceso dalla vettura numero tre, aveva rivolto uno sguardo dalle mille parole al suo compagno, ancora all'interno della propria macchina.

E a Max, quello sguardo durato solamente pochissimi istanti, era bastato fin troppo per capire tutto quello che provava l'australiano.

Rabbia. Amarezza. Lacrime. Tristezza.

Non ci pensò due volte infatti ad andare nella piccola stanzetta del motorhome per parlare con lui. In cuor suo sapeva che Daniel, quella volta, non avrebbe fatto nessun primo passo.

E non poteva di certo biasimarlo.

La maggior parte della colpa per quell'incidente costato la gara ad entrambi ce l'aveva proprio lui.

Salí le scale con ancora la tuta addosso e con il cuore in gola, pensando alla possibile reazione dell'australiano. Aprì non appena si trovó davanti alla porta, senza neanche bussare e attendere un suo eventuale permesso.

<< Dan...>> sussurrò chiudendo la porta alle sue spalle a chiave e guardando il ragazzo dinanzi a se, che però era girato di spalle

<< A quanto siamo dopo oggi? Venti incidenti? O forse anche di più? >> sputó con voce amara il numero tre, voltandosi poco dopo e incontrando gli occhi chiari di Max

Era agitato.

Glielo poteva leggere tranquillamente negli occhi.

E dopo aver detto quelle parole, con quel tono di voce rabbioso, disprezzante, gli occhi del più piccolo si fecero di colpo lucidi e il suo viso divenne ancora più triste e cupo.

Seguirono secondi interminabili di silenzio, fatti di sguardi e di respiri affannati dalla rabbia e dall'agitazione.

<< Vattene a fanculo >>

<< Ah io devo andare a quel paese? Non tu che dici sempre che dalla prossima gara guiderai più prudentemente e invece sei sempre punto e a capo! Quanto la smetterai? Quando?! >>

<< Mi hai chiuso la strada! >> sbottó ancora Ricciardo

<< Avevo capito cosa volevi fare e ho provato a evitare il sorpasso, tutto qui! Inoltre anche tu hai le tue colpe, quindi evita di sfogare la tua rabbia solo ed esclusivamente su di me, prova a farti un esame di coscienza anche tu >>

Daniel rimase in silenzio, non sapendo più cosa dire. Era arrabbiato, come forse non lo era da tempo. Adorava battagliare in pista, specialmente con il suo Max, ma non dovevano arrivare a questo punto. A buttare una gara al vento. A deludere il team, oltre che a se stessi.

<< Siamo stati due stupidi, okay? È stato uno stupido incidente! Credi davvero che sia contento di aver causato la fine della mia e della tua gara? >>

<< La tua gara Dan! Quella del mio ragazzo! >> continuò, provando a fargli capire per l'ennesima volta, quanto ci tenesse a lui

<< Non lo so >> mormorò Daniel, pentendosi però immediatamente di quella risposta

Per Max fu come ricevere una pugno in piena faccia.
Anzi, forse un pugno avrebbe fatto meno male di quella affermazione.

Si sentí mancare il respiro e gli occhi bruciare sempre di più.

<< Horner ci vuole vedere tra dieci minuti, per tutto il resto sai dove trovarmi >> sussurrò con un filo di voce prima di uscire da quella stanza ed entrare nella sua, dove finalmente le lacrime poterono scendere senza alcuna paura

[...]

Durante il colloquio con Horner i due si erano chiesti ufficialmente scusa e avevano dovuto ascoltare la lunga ramanzina, che però in quel momento, non era al centro dei loro pensieri.
Ogni tanto a Daniel sfuggiva qualche sguardo in direzione dell'olandese, che però aveva la testa tutto il tempo rivolta verso il basso. Non aveva nemmeno fiatato, se non per salutare dopo il lungo discorso.

Per tutto il resto sai dove trovarmi.

E infatti, poco dopo le dieci di notte, il più grande si trovava davanti alla porta della stanza di Max.
Si era decisamente calmato rispetto alle ore precedenti, e si sarebbe preso a schiaffi da solo se avesse potuto. Sapeva perfettamente di aver distrutto il piccolo con quell'affermazione. Aveva imparato a conoscerlo con il tempo, a capire quanto fosse fragile e insicuro, aveva imparato a dare il giusto peso a ogni parola, sapendo che una parola fuori posto può fare molto male.
E sapeva che in fondo, tutta la colpa dell'incidente stava sulle spalle di entrambi.

Bussó alla porta della stanza numero trecentosessanta ma non ricevette alcuna risposta. Riprovó ancora, e questa volta sentí la voce flebile di Verstappen provenire dall'altra parte.

<< Non ci sono per nessuno, lasciatemi stare >>

<< Voglio dormire >> aggiunse ancora, provando a sembrare il più sicuro possibile

Forse se fuori dalla camera ci fosse stata un'altra persona, sarebbe riuscito nel suo intento.
Ma in questo caso, c'era Daniel.
Il suo Daniel.
Lo stesso Daniel che ormai aveva imparato a convivere con i suoi mostri e le sue paranoie.

Le aveva fatte proprie.

<< Sono io >> disse

Due semplici parole.
In quella situazione però, ricche di significato e importanza.

<< È aperto >>

Daniel entrò nella camera, richiudendo a chiave la porta. Fu subito sommerso dal profumo dell'olandese e si sentì improvvisamente meglio.
Vi era accesa solo una piccola luce che illuminava a malapena la zona del letto dove giaceva di spalle il corpo del più piccolo. Si tolse lentamente le scarpe e i pantaloni della tuta, lasciandosi solo la calda felpa bordeaux e si mise sotto le coperte, raggiungendo il ragazzo e abbracciandolo dolcemente da dietro.

<< Voglio dormire, togliti>> sputó acido Max non appena senti le braccia forti di Daniel stringerlo

Tremó appena ricevette quel contatto.

E l'australiano se ne accorse.

Era passato quasi un anno dal loro primo bacio, ma il numero trentatré non si sarebbe mai e poi mai abituato a quelle attenzioni e a quei gesti. Ma a Daniel andava bene così; sapeva che nonostante tutto gli facevano piacere, e sapeva il perché di quel comportamento.

<< Scusa, sono stato uno stupido prima...so perfettamente che non sei contento di ciò che è successo, sopratutto perché è successo con me >> affermò con voce bassa, quasi come se avesse paura di farsi sentire

Max non rispose, ma dopo qualche istante si rigirò tra le braccia di Daniel, che non lo aveva ascoltato e aveva continuato a mantenere quel contatto, incontrando finalmente il suo sguardo. Avevano entrambi gli occhi gonfi dal pianto e il viso segnato dalla stanchezza.

Ricambió finalmente l'abbraccio, e a Daniel parve di tornare di nuovo a respirare.
Amava troppo quel ragazzino dagli occhi azzurri come il mare e avrebbe fatto di tutto per lui. Certo, era una relazione difficile e piena di problemi ma entrambi ritenevano che ne valesse la pena.

Fece sistemare la testa del piccolo sul suo petto, cingendolo di più a se con il braccio destro e lasciandogli un tenero bacio tra i capelli. Anche Max lo abbracciò forte, come se da quel contatto dipendesse tutta la sua vita.

E forse era davvero così.





Spazio autrice

Okay ciao, come ho già scritto ieri sono devastata per la gara di ieri e ho dovuto assolutamente scrivere qualcosa a riguardo. Non è un granché, i know, ma come ho già detto DOVEVO scrivere, pena il mio esaurimento nervoso.
Spero di ricevere comunque qualche voto e qualche commento perché fanno sempre piacere. Vi auguro una buona settimana e vi do appuntamento alla prossima! 🤗❤️

Sono ioWhere stories live. Discover now