Capitolo 3

62 14 17
                                    

I miei primi due anni al castello furono per me molto importanti. Imparai a contare solo su me stessa. La mia fama di erede di Salazar Serpeverde cresceva sempre di più, e così la mia solitudine. Non è gran cosa essere la studentessa più brillante della scuola se non hai nessuno con cui gioirne. Malefica, per quanto mi stesse vicina, amava parlare soltanto di sé. Se qualcosa non la riguardava personalmente per lei non era importante.

Se quella megera fosse ancora viva le tirerei sulla zucca il mio bastone per camminare.

Mia sorella invece, non mi cercò mai.
Era molto abile con gli incantesimi, ma sprecata.
Voleva diventare una fata madrina.
Ancora adesso, a pensarci, mi viene da vomitare.
Tanto potenziale magico buttato a far da balia ad una ragazzetta troppo stolta per pensare di scappare di casa. Per far si che si vestisse "con due metri di velo colore del cielo" per trovare il suo principe azzurro. E per cosa poi? Quel ragazzo è sempre stato un imbecille. Dopo averla sposata si è reso conto di preferire la compagnia maschile. Nessun erede, quindi nessun regno. E lei, da essere dotato di poca intelligenza quale è sempre stata, ci vive ancora insieme nonostante non si sfiorino nemmeno. Che idiozia. Mia sorella legata per sempre ad una donna con una vita inutile.

Tornando al mio racconto. Smemorina semplicemente mi ignorava. Visto che ero abile con le arti oscure automaticamente ero oscura anche io.
Che razza di idiota.
Magari avessi usato un po' di quella roba. A quest'ora non sarei qui sul mio scranno a mangiare brodo di pollo che non sa di niente.
Sarei circondata da nipoti e bisnipoti, servi e nobili, tutti ad adorarmi.
Ma no, ho voluto seguire la mia coscienza. Ho voluto fare la cosa giusta.
Al diavolo.

Verso la fine del mio secondo anno ad Hogwarts ebbi la mia prima avventura. Ovviamente da sola. Ed ovviamente nessuno capì un beato cespolo di quello che accadde.

Rischiai grosso. Molto grosso.

Era una bella giornata di primavera ed io, come di consueto, mi trovavo al limitare della foresta a leggere seduta sul mio tronco. Assorta com'ero dalla lettura non mi accorsi che il tempo era passato in fretta. Il sole stava per tramontare quando chiusi il mio libro e mi accorsi dell'ora tarda. Feci per incamminarmi verso la scuola quando udii dei passi provenire dalla foresta.
Mi voltai, sorpresa che qualcuno arrivasse a quell'ora.
Due ragazzi con lo stemma di Grifondoro sulla divisa apparvero nella luce del tramonto. Erano di qualche anno più grandi di me e avevano il sorriso maligno di chi pensa di sapere tutto della vita e vuol prenderti in giro.
"Cosa ci fai qui tutta sola? " mi disse quello con gli occhi color miele.
"Potrebbe essere pericoloso starsene sul limitare della foresta. Soprattutto per una ragazza".
Erano sicuri di sé. Due sbruffoni che non avevano altro da fare che dar fastidio al prossimo soltanto per passare il tempo.
Io ero troppo orgoliosa per avere paura. E soprattutto per dargli soddisfazione.
Gli risposi per le rime, mostrandomi grande, ignara di quel che mi sarebbe capitato.
"Già, può essere pericolosa la foresta. Sarebbe meglio che corriate ai vostri dormitori, prima che vi facciate male".
Il ragazzo più alto diede una gomitata all'altro e con un ghigno si avvicinò a me fino a che non ci trovammo a guardarci negli occhi. I suoi erano scuri, impertinenti.
"Oh, ragazzina. Ti senti tanto sicura eh? Lo sai, girano voci su di te. La signorina Serpeverde, troppo importante per stare con noi comuni mortali". Il suo amico mimava una persona col naso all'insù che si reggeva la veste con aria autoritaria.
Sfoderai la bacchetta, le cose avrebbero potuto mettersi male.
Non feci in tempo ad usarla.
Il sole tramontò, mostrando una pallida luna piena.
I due ragazzi ghignarono con aria feroce e sotto il mio sguardo, stavolta davvero impaurito, divennero uomini lupo. Le divise si squarciarono, le mani diventarono zampe pelose e i denti allungarono. Ma la cosa che mi mise i brividi furono i loro occhi. Dentro non vi era altro che tenebra. Un abisso in cui ogni umanità svaniva lasciando il posto ad uno spietato mietitore di vittime.

Le Memorie di una reginaUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum