Si ferma all'improvviso davanti a una porta che viene aperta da un soldato fermo lì a lato: Brunnos mi spinge dentro, perdo l'equilibrio, finendo sul pavimento. Mi metto in ginocchio a fatica,sbattendo un paio di volte le palpebre per abituarmi alla luce proveniente dalla finestra.

«Vivi!»

«Stai bene?»

Sorrido istintivamente, voltandomi verso sinistra: anche Axel e Aesta sono ammanettati, seduti su due sedie, con altrettanti soldati dell'Alleanza alle loro spalle. che imbracciano un fucile di ultima generazione. È un contrasto così netto quello delle loro divise nere con le nostre blu.

«Sto bene» rispondo ad Aesta, ma un calcio improvviso sul fianco mi spezza il fiato prima che possa finire di parlare e mi fa finire di nuovo sul pavimento con un lamento.

«Ora non più».

«Va' a quel paese, Brunnos» sibilo tra i denti, mentre mi rimetto in ginocchio dopo aver ripreso fiato. Lui mi ha superato, mi dà le spalle, ma si ferma scoppia a ridere non appena mi sente; si volta lentamente, estraendo la pistola dal fodero.

«Non costringermi a un'esecuzione sommaria, Davith».

«Se la uccidi, poi mi dici da chi prendiamo le informazioni?» urla l'Orlan sbattendo entrambe le mani sul tavolo. Non avevo notato la sua presenza: è in piedi dietro al tavolo, indossa la solita divisa nera, decorata da più medaglie di quel che pensavo, e tiene i capelli raccolti in una crocchia. Non c'è niente che, in lei, sembri fuori posto. «Da quell'idiota con la faccia da Qaufea?»

«È anche stupido quanto uno di quelli» aggiunge Aesta.

«Cos'è un Qaufea?» chiede Axel confuso.

«Sì, sono così stupidi normalmente» mormoro, mentre sia Brunnos che l'Orlan mi rivolgono un'occhiataccia.

«È un animale da soma, dalla testa dura quanto la tua» gli spiega velocemente Aesta.

Brunnos rimette la pistola nella fondina, sollevandomi poi a forza. Indica con un cenno della testa l'unica sedia di fronte all'Orlan: è un ordine muto a cui non posso far altro che ubbidire. Rimane accanto a me, con la mano stretta sulla mia spalla: non vuole farmi coraggio, vuole solo ricordarmi chi comanda.

L'Orlan si risiede, intrecciando le mani davanti alla bocca. Mi squadra, poi sposta una mano sul bordo del tavolo metallico, premendo – immagino – un pulsante perché un attimo dopo al centro, prende forma un ologramma. Riconosco immediatamente di cosa si tratta: per quanto gli assomigli, non è l'Atlantis.

«Min... Minerva...» mormoro. Lei fa un cenno affermativo con la testa.

«Abbiamo studiato il progetto» dice, mentre fa scorrere gli ologrammi. Ingoio a vuoto: sono venuti a conoscenza della nostra arma? Riusciranno a creare qualcosa che possa bloccarla o, peggio, a impadronirsene?

«Ma molte cose sono... strane».

«Non lo decifrerò per voi» sibilo.

«Non mi aspettavo una collaborazione, infatti. La Starfall rimane sull'At5 e avremmo modo di lavorare con calma sulla vostra nave: avere qui l'ammiraglia della Federazione di Lemuria è davvero un colpo di fortuna. Da quel che hanno detto i nostri tecnici, dovrebbe bastare poco per le riparazioni: la parte più danneggiata è il motore, la parte inferiore è stata solo graffiata. Iashian, vero?»

«Sì» rispondo con un sospiro. È il materiale più prezioso dell'intera galassia, ma è anche il più resistente.

«Vi ha salvato la vita... oltre all'ottimo atterraggio».

Ai confini del vuoto 1 - Progetto MinervaWhere stories live. Discover now