[SPECIALE] Bianca come il latte, rossa come il sangue (romanzo)

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[Come sempre, le parti di testo della storia riportate sottolineate sono in corsivo nell'originale.]








Non si risparmieranno spoiler.


Qualora foste indecisi se leggere o meno il libro e voleste la mia immediata opinione: il tempo che impieghereste a leggere questa ciofeca sarebbe meglio usarlo per fare merenda, o una maschera facciale al mango, o un sonnellino

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Qualora foste indecisi se leggere o meno il libro e voleste la mia immediata opinione: il tempo che impieghereste a leggere questa ciofeca sarebbe meglio usarlo per fare merenda, o una maschera facciale al mango, o un sonnellino.

L'accompagnamento musicale del giorno:




E ora, madame e messeri.





"Il libro è stato tradotto in diciannove lingue e ha raggiunto il milione di copie nei primi mesi del 2013, diventando così un bestseller internazionale. Al 2014, nella sola Italia ha venduto oltre 700.000 copie, 170.000 delle quali già nel primo anno di pubblicazione."


[dalla pagina Wikipedia del libro]





Ecco, in assoluta sincerità: fregacazzi#1.

Oggi attacchiamo un titolo noto a tutti: Bianca come il latte, rossa come il sangue, romanzo d'esordio di Alessandro D'Avenia. Un fuffaro come Baricco, ma senza la sua (vaga) eleganza. Sto esagerando? Sono invidioso? Voglio solo fare il bastian contrario?

Se pensate questo, cordialmente fregacazzi#2. Io sono qui a dare la mia opinione, se poi a voi sta bene bene, altrimenti quelle sono le scale per le segrete. Non me ne frega niente dei numeri fatti da D'Avenia, né delle critiche positive che ha ottenuto. Mi sono rotto il cazzo di vedere certi romanzi elogiati o difesi solo perché appoggiati su uno scaffale di libreria. ESSERE PUBBLICATI NON VI RENDE BRAVI SCRITTORI.

Vi rende fortunati, al massimo. Fortunati e favoriti da un mercato editoriale che – soprattutto in Italia – è sempre più ammuffito e putrescente, e che punta solo al guadagno certo.


La quarta di copertina:


Leo è un sedicenne come tanti: ama le chiacchiere con gli amici, il calcetto, le scorribande in motorino e vive in perfetta simbiosi con il suo iPod. Le ore passate a scuola sono uno strazio, i professori "una specie protetta che speri si estingua definitivamente". Così, quando arriva un nuovo supplente di storia e filosofia, lui si prepara ad accoglierlo con cinismo e palline inzuppate di saliva. Ma questo giovane insegnante è diverso: una luce gli brilla negli occhi quando spiega, quando sprona gli studenti a vivere intensamente, a cercare il proprio sogno. Leo sente in sé la forza di un leone, ma c'è un nemico che lo atterrisce: il bianco. Il bianco è l'assenza, tutto ciò che nella sua vita riguarda la privazione e la perdita è bianco. Il rosso invece è il colore dell'amore, della passione, del sangue; rosso è il colore dei capelli di Beatrice. Perché un sogno Leo ce l'ha e si chiama Beatrice, anche se lei ancora non lo sa. Leo ha anche una realtà, più vicina, e, come tutte le presenze vicine, più difficile da vedere: Silvia è la sua realtà affidabile e serena. Quando scopre che Beatrice è ammalata e che la malattia ha a che fare con quel bianco che tanto lo spaventa, Leo dovrà scavare a fondo dentro di sé, sanguinare e rinascere, per capire che i sogni non possono morire e trovare il coraggio di credere in qualcosa di più grande.


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