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𝙰𝚜𝚑𝚕𝚢𝚗𝚗𝚎

– Ashlynne, svegliati cazzo, non ti dò vitto e alloggio per dormire tutto il giorno, né tantomeno ti pago per vederti poltrire così! – la fastidiosa voce di Ryan mi rimbomba nelle orecchie. Pagarmi? Ma se a stento riesco a comprarmi una nuova maglia o un rossetto...

Nonostante sia ancora minorenne, lui mi dà già una paga, davvero minima: un euro e cinquanta al giorno.

Sospiro fra me e me: vorrei solo altri due minuti di sonno...

Rimango ad occhi chiusi, nonostante fossi ormai sveglia, sperando che oggi sia uno di quei giorni in cui Ryan riesce a rabbonirsi da solo, senza bisogno di qualche "Stuppagghiara" (prostituta) - come dice lui - che gli sollevi la rabbia.

Ryan Kenley, uomo di origini americane, alcuni anni fa aveva fondato un'associazione in Sicilia, in un maniero palermitano, per le persone di colore che erano fuggite dal loro Paese d'origine e che quindi, una volta giunte in Italia, erano senza averi.

Mia madre, Camryn Adjei, non esitò ad andar via dal Ghana appena venne a sapere che un americano dava a disposizione un maniero in Italia - posto che mia madre aveva sempre trovato affascinante - per persone che per motivi di guerra o povertà erano costrette a lasciare il loro Paese.

Avevo solamente sette anni quando giunsi in Italia: tutto era nuovo e forse l'unica volta in cui fui capace di apprezzare la grande bellezza italiana fu proprio quando scesi dalla grande nave partita dal Ghana, nel Maggio dell'86.

Per il resto, non fui mai capace di farmi un vero bagno nel fantastico mare siciliano, non fui mai in grado di visitare l'Orto Botanico di Palermo (o qualsiasi altra bellezza palermitana) in cui potevi letteralmente immergerti nella natura, poiché iniziai a lavorare per quell'essere immondo a dieci anni.

Infatti solo dopo pochi giorni passati nel maniero capimmo che Ryan Kenley era soltanto uno sporco razzista, sfruttatore e gran bugiardo.

Non vidi mai un uomo nero in quella casa poiché lui preferiva soltanto veder sgobbare le donne, lui le considerava esseri inutili: avevo diciassette anni ma le mie mani, a differenza di quelle delle ragazze della mia età, erano rovinate per via degli umili lavori che ero abituata a svolgere da sette anni. Che amarezza.

"Servite solo per occuparvi della casa e dei figli e soddisfare sessualmente noi uomini, per il resto non valete un cazzo" - questo era ciò che ci ripeteva molto spesso ed anche se ero abituata a sentirlo pronunciare queste parole così crude e malvagie, a volte queste ultime mi provocavano un grande malessere, mi meritavo davvero questo?

La mia vita sarebbe sempre stata così?

Come al solito, il trambusto nel maniero a momenti fatiscente in cui mi trovo a vivere assieme a mia madre Camryn, è sempre presente: persone che urlano comandi in siculo, altre che invece parlano con qualche accento africano, piatti che vanno a scontrarsi fra di loro e alcuni si rompono, il suono delle classiche aspirapolvere che vengono passate sul pavimento in mogano graffiato...

Non ho neanche il tempo di aprire gli occhi che di colpo percepisco un dolore lancinante: la mano di Ryan è fra i miei capelli, sta tirando con forza una grande ciocca dei miei ricci, apro subito gli occhi, riesco a vedere ciò che sta succedendo attraverso il riflesso di un piccolo specchio di fronte la mia branda; la scena mi provoca un tale disgusto, un uomo non dovrebbe fare questo ad una donna, nessuna se lo merita. Fa così male che sento già gli occhi diventare lucidi.

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⏰ Last updated: Apr 13, 2018 ⏰

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Oh, Sicily! ➣ HSWhere stories live. Discover now