«È già la seconda volta che me lo dici oggi, hai proprio voglia di finire nei guai?»

Serro le labbra. «Forse. Cosa vuoi da me adesso?»

«Credo che tu lo sappia. Sicuramente non riguarda un trattato» sussurra facendo scivolare la mano dietro la testa, stringendo poi i miei capelli nel pugno. «Non sei nella posizione adatta a mettere dei paletti e da Lemuria non ho ancora ricevuto notizie sul vostro destino: per adesso tutto l'equipaggio della Starfall – soprattutto tu, comandante – siete nelle mie mani. Sbaglio o non ci vedevamo da un po'?»

«Avrei preferito fosse passato più tempo, visto che l'ultima volta che ti ho visto è stata qualche ora fa sotto forma di ologramma».

«Lo sai che ti odio quando parli così tanto e soprattutto quando tiri fuori i tuoi dannati fatti scientifici» sibila strattonandomi verso di lui. Mi accarezza la guancia con il pollice, continuando guardarmi negli occhi. «Dovresti imparare quand'è il momento di stare zitta» aggiunge prima di chinarsi a baciarmi. «Ora sali a bordo» aggiunge spingendomi via di scatto. Perdo l'equilibrio, finendo di schiena sulla sabbia con un lamento. Quanto lo odio.

Rimane immobile, continuando a sogghignare, mentre mi rialzo e mi avvio verso la passerella. Mi lascio cadere con un sospiro sul sedile di pelle nera, lasciando poi vagare lo sguardo in giro: non sembra una delle astronavi in dotazione all'Alleanza, credo si sia tolto uno sfizio personale. La zona con i comandi ha i tasti illuminati, sono l'unica fonte di luce all'interno per adesso.

Brunnos arriva poco dopo, rimanendo in piedi per qualche istante. «Niente male, vero?» chiede accendendo le luci.

«Perché vuoi far sembrare le cose normali quando non lo sono affatto?»

«Non lo voglio fare: rimani comunque il comandante dell'ammiraglia della Federazione ed è un ordine del re portarti a Nova, non una mia idea. Mi sono solo offerto di venirti a prendere».

«Volete interrogarmi, vero?»

Brunnos annuisce, chinandosi di nuovo a baciarmi. Indugia di più questa volta, finendo poi per mordermi il labbro inferiore. «Ho solo sfruttato l'occasione, pensavi di sfuggirmi? Sei praticamente caduta tra le mie braccia» sorride prima di allacciarmi la cintura.

«Credevo che non ti saresti curato di tornare sull'At5 solo per portarmi sull'Atlantis. Ero convinta che avresti fatto fare tutto a qualcuno dei tuoi scagnozzi. Tutto qui».

«Fosse stata qualsiasi altra astronave, l'avrei fatto, ma vedi, rinunciare a una delle poche occasioni che ho di sentirti implorarmi è dura».

«Sei solo un bastardo».

«Non mi pare che ti dispiaccia del tutto che io sia un bastardo». È la prima cosa che mi dice dopo un viaggio in silenzio, mentre mi blocca al muro, stringendo una mano sul fianco. «Non oso immaginare se su Lemuria venissero a sapere la verità: non sarebbe uno scandalo se si spargesse la voce che sei sempre in prima linea contro l'Alleanza, ma non rinunci mai a venire a letto con me?»

«Sei solo un bastardo».

«Lo dici ogni volta, eppure non sfuggi mai la mia compagnia. Non sono io quello che prega di essere scopato per tutta la notte». Mi rigira le mani con un gesto secco, andando poi ad appoggiare il pollice sull'apertura: le manette scattano, finendo a terra poco dopo con un suono metallico che mi rimbomba nelle orecchie.

«Ti odio»

«Anche io ti odio, Vivi Davith. Ti odio così tanto da avere tutta questa tensione sessuale ogni volta che ti vedo». Mi accarezza una guancia con il dorso della mano. «Non te lo nascondo che mi ecciti, lo sai benissimo». La sua mano scende, si china, sento il suo respiro sul collo che mi fa rabbrividire. «Quanto più mi fai aspettare, tanto più ci andrò giù pesante con te stanotte. I tuoi amici, la tua morale o il tuo onore? Cosa salverai stavolta? A te la scelta».

Ai confini del vuoto 1 - Progetto MinervaWhere stories live. Discover now