NELL'ETA' PIU' BELLA I GIORNI PIU' TRISTI

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Diario di prigionia di un fante catturato sul fronte albanese presso il Mali Topoianit il giorno 8 gennaio 1941 e liberato dal campo di concentramento B dell'isola di Creta il 30 maggio 1941.

"Siamo fiaccole di vita, siamo l'eterna gioventù che conquista l'avvenir di ferro armata e di pensier. Per le vie del nuovo Impero che si dilungano nel mar, marceremo come il Duce vuole"

Inno degli universitari fascisti

Dedicato a tutti i prigionieri e a tutti i caduti di tutte le guerre. Perché non esiste la parte giusta e quella sbagliata. Esiste solo l'uomo.

Simone Feroli

Presi!

L'alba dell'8 gennaio 1941 stava per spuntare. Già da sei giorni si stava contrattaccando il nemico, i greci, che per tutti quei giorni martellò metro per metro, con precisi colpi di mortaio, il terreno sul quale l'esercito italiano del fronte centrale di Klisura cercava con ogni sforzo di mantenere la posizione. Solamente la notte permetteva a noi di riposare in qualche modo senza avere il disturbo dei mortai dei greci, i quali accendevano fuochi straordinari, bivaccando in attesa dell'alba.

Rimasto leggermente ferito da due schegge di shrapnel scoppiato il giorno 6 alle ore 15, a due metri di distanza, il mattino dell'8 mi trovavo a riposo ordinatomi dal tenente medico del nostro reggimento in linea. Per la notte dal 7 all'8 trovai rifugio per dormire sotto la tenda di due miei cari compagni concittadini, appartenenti alla 7^ compagnia, che era di rincalzo, pronta per balzare al contrattacco in aiuto delle altre Compagnie impegnate fin dal 30/12/1940.

Ai primi bagliori dell'alba i greci cominciarono ad attaccare con una grandinata di colpi di mortaio che produssero tra le nostre file una gran quantità di morti e feriti. I nostri senz'altro contrattaccarono con ogni mezzo cercando di arginare l'avanzata dei greci, che minacciosi erano già usciti dalle loro tane e non distavano dalle prime linee che qualche centinaio di metri. Fra il crepitare degli scoppi giunse al posto dove mi trovavo un portaordini dalle prime linee chiedendo urgente rinforzo per la compagnia di linea ormai decimata. Subito la 7^ Compagnia uscì dalle tende e sotto quella tempesta di colpi corse in aiuto dei compagini in pericolo. Io rimasi a guardia dell'attendamento con uno dei miei compagni ed altri due della 7^ Compagnia. Il continuo martellamento dei mortai ci costrinse a rifugiarci in un fossato laterale del campo. Disarmato completamente, poiché in seguito alla ferita riportata il giorno 6 perdetti fucile, baionetta e munizioni, rimasi così vicino ai compagni armati in quel provvisorio trinceramento. Attendevamo presto o tardi la morte, poiché intorno a noi e sulle nostre teste fischiavano bombe e shrapnel. Non tardò molto dalla partenza della 7^ Compagnia che si verificò l'inatteso: cominciai a vedere dei nostri soldati che ritornavano indietro saltando il nostro trincerone, mentre gli ufficiali facevano ogni sforzo per impedire questo ritiro, cercando di animare i nostri che inebetiti ed esitanti di fronte all'avanzata dei greci non riuscivano a contenere l'impeto. Decidemmo di fuggire dietro i nostri, ma subito pensammo che saremmo stati colpiti dai tiri delle mitragliatrici che si incrociavano vicinissimi a noi. Uno dei nostri compagni volle ancora alzare il capo per vedere la situazione e prendere una suprema decisione, ma lo ritrasse istantaneamente e disse: "ci sono i greci". Un istante dopo, sul ciglio del trincerone apparvero cinque greci, armati di fucili mitragliatori, che con grida da ossesso ci fecero cenno di alzare le braccia e uscire dal fossato. Una scarica di mitragliatore quasi ci colpì. Fu per intimorirci. Dovemmo alzare le braccia ed uscire. Allora ci perquisirono asportandoci penne stilografiche, orologi, danaro, ecc. Tutto ciò che poteva loro interessare ci fu preso. Con gesti e qualche parola in italiano ci fecero capire che non ci avrebbero fatto nulla di male; che non avessimo paura di loro e che ad Atene saremmo stati trattati bene, Queste parole, se ci calmarono, ci fecero però dubitare della loro veridicità. Ormai eravamo prigionieri.

NELL'ETA' PIU' BELLA I GIORNI PIU' TRISTIWhere stories live. Discover now