Capitolo 1

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Ricordo come allora il mio undicesimo compleanno.
Aspettavo quella lettera con ansia e passai l'intera mattinata alla finestra della mia camera. Scrutavo il cielo con attenzione per non perdermi neanche un secondo dell'arrivo del mio gufo. Mi ero vestita per bene, con un bel vestito rosso, il mio colore preferito.
Avevo accomodato le mie bambole su dei cuscini di seta intorno a me, per farle partecipi dell'evento.
Ero ingenua all'epoca, ma già sapevo che dovevo andarmene da quella casa.
Volevo bene a mia madre, in pace ella sia, ma non mi capiva.
Nessuno mi capiva e, cosa più importante, non ci provavano nemmeno.
Mio padre, privo di poteri magici, era al di fuori di tutto. 

Mia madre continuava ad affacciarsi alla porta per convincermi a festeggiare con i parenti e io ogni volta la cacciavo in malo modo. Perdonami madre.
Non potevo scendere dalla mia famiglia. Mi vergognavo di farne parte.
Non riuscivo a capire come potessimo essere discendenti del grande Salazar Serpeverde. Ormai ne rimaneva solo il cognome. E meno male che all'epoca si ereditava il cognome della famiglia di maghi più potente, che fosse da parte di padre o di madre, altrimenti mi sarei potuta ammazzare.
Mia madre e mia sorella maggiore erano Tassorosso.
Lo zio Ernest e suo fratello Edmure erano in Corvonero e addirittura la zia Dorotea era una Grifondoro!

Nessuno portava con orgoglio il nostro nome. Nessun rispetto per la grande casa di cui dobbiamo far parte di diritto.
Mi sentivo al di sopra di quelle persone. Sapevo di meritare questo cognome.
Per questo scrissi in segreto alla direttrice della mia tanto ambita casa. Volevo arrivare preparata e degna di farne parte. Ne venne fuori una corrispondenza notturna piuttosto interessante.

Al piano di sotto ed in giardino c'era un gran chiasso. Ricordo che era stato portato un tavolo apposta per posare i miei numerosi regali.
Sapevo già cosa contenevano. Erano tutte cose che avevo espressamente chiesto per la mia nuova vita.
Un calderone ultimo modello, un corvo dagli occhi rossi, le mie divise, un manico di scopa e, oltre a quelli necessari per lo studio, tantissimi libri di magia. Li avrei letti tutti prima di settembre, in modo da sapere più cose possibili.

Come dicevo prima ero in camera ad aspettare il mio gufo con la lettera.
Ma non arrivò.
Si presentò alla porta direttamente una strega sui trentacinque o quaranta anni. Alta e molto magra, indossava un abito verde smeraldo con bottoni argentati e un mantello più nero della notte fermato da una spilla a forma di rosa in argento. I capelli, biondi, erano raccolti in una treccia avvolta su se stessa in cima alla testa.
Ma la cosa che mi è rimasta impressa furono i suoi occhi. Sembrava vi ardesse dentro una fiamma, tale era la lucentezza. Erano verdi, il più bel verde che avessi mai visto.
Mi affrettai ad andare di sotto con il mio solito passo svelto e leggero. Sono sempre stata una persona sicura di me, non mi è capitato spesso di sentirmi inferiore a qualcuno, ma davanti alla strega mi pareva d'essere come in ombra e cercai di farmi vedere all'altezza. Era lei, la mia confidente della notte.

-Buongiorno Signorina Serpeverde. Io sono Morgana Elisander, professoressa di incantesimi e capo della casa Serpeverde. Sono voluta venire di persona a portarle la sua lettera di ammissione dato che lei è erede di uno dei quattro fondatori della nostra famigerata scuola. Ci siamo scritte per mesi e spero vivamente che possa far parte della mia casa. Abbiamo bisogno di una mente brillante come la vostra. La aspetterò a settembre nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

Mia madre non si arrabbió per il nostro segreto, dato che non era segreto affatto. Scoprii che la signorina Elisander aveva tenuto corrispondenza anche con lei e che l'aveva rassicurata riguardo la mia istruzione scolastica.

Il resto della giornata non lo ricordo. Ero come in trance. Non pensavo altro che alle parole di quella strega. Mi voleva nella sua casa!

I mesi successivi passarono in fretta. Li trascorsi immersa nei libri di magia e, dopo aver comprato la mia bacchetta, tentando qualche incantesimo di base. Mi veniva naturalmente bene.

Il primo settembre ero euforica. Non salutai nemmeno mia madre.

Stavo andando ad Hogwarts.

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