❇ 11) Farfalla Bianca

Mulai dari awal
                                    

«È l'unica cosa che ho trovato alle otto di mattina, vedi di non lamentarti!»
Rispose, con ironia.

«Beh visto che non ho molta scelta, a cosa brindiamo?»
Puntai il bicchiere di plastica, verso di lui.

«Al nostro costruire, nella speranza di poter guardare insieme il cielo, ancora per un po.»

Mi stupì. E non per la vena poetica con cui arricchiva anche una frase che poteva risultare banale, ma perché stava dedicando a noi quel momento.
Aveva per un attimo messo da parte, la contentezza per il traguardo importante che aveva raggiunto.

«Al nostro cielo!»

«Al nostro cielo!»
Rispose lui, in coro, sbattendo il suo bicchiere contro il mio, prima che decidessimo di bere entrambi.

«Allora, raggiungerai Fabrizio?» Chiese, osservandomi scambiare messaggi proprio con Moro.

«Sì, ma lui non lo sa. Voglio fargli una sorpresa!»
Implicitamente, gli stavo raccomandando di non farsi scappare nulla.

Annuì. Prima di chiedermi cosa mi spingesse a farlo.

«La mancanza di motivi per non farlo! »
Risposi, prontamente.

Uno dei motivi poteva essere lui, ero sicura che lo sapesse, che l'ipotesi gli fosse balenata per qualche secondo, ma avevamo entrambi paura di perdere quello che avevamo già costruito.
Non eravamo disposti a distruggere tutto.

«Pioggia e sole cambiano la faccia alle persone
Eravamo ancora vicini.
A causa del vento, la sciarpa che portavo si era spostata e lui aveva letto ad alta voce il mio tatuaggio inciso sotto il collo, e che sapevo avrebbe riconosciuto.

«De Gregori, eh... »
Aggiunse, con sarcasmo, accarezzando quella parte del mio corpo.

«Questa era facile!»
Ironizzai, riposizionando la sciarpa, coprendo nuovamente il tatuaggio.

«Porto diverse cicatrici con me, molto più dolorose di un tatuaggio.
Non li amo, ma se mai decidessi di farne uno, sarebbe qualcosa del genere.»

«Ti accompagnerò io!»
Annuì, con un mezzo sorriso nervoso, che faceva intuire quanto fosse terrorizzato all'idea.

«Non è che mi sia di incoraggiamento!»
Si stava prendendo beffa di me.

«Quando vedi il risultato, ti chiedi perché non lo hai fatto prima.»

«Non sempre si ha la volontà di fare tutto ciò che si desidera.»
Rispose, tornando serio.

«Lasciati andare Ermal e non parlo di musica per una volta.
Abbatti quelle barriere che ti tengono ancorato allo stesso punto da anni, per paura che il cambiamento possa far soffrire gli altri.
Perché tu metti sempre davanti il mondo intero prima di te.
Prenditi cura di te, prendi in mano i tuoi sogni e fanne quello che vuoi.»

La sfrontatezza si era nuovamente impossessata di me, nell'attesa di quella risposta che forse, avrebbe potuto cambiare tutto.
Non sapevo bene, cosa volessi sentirmi dire, ma la mia sola certezza era l'assoluta sincerità di Ermal, che poteva essere la sua qualità migliore, o il suo difetto da detestare.

«Ho bisogno di più persone come te, nella mia vita.»

Non aveva armi negli occhi, era completamente senza difese, dopo quella esternazione.
Mi avvicinai, d'istinto, lasciandomi avvolgere dal calore delle sue braccia, che coprivano perfettamente il mio esile corpo.
Uno scoglio per due, era decisamente scomodo, ma nessuno dei due ebbe la volontà di non seguire l'esigenza di quella voglia di contatto.

«Tu riesci a leggermi dentro sul serio, Frida.»
Iniziò a sfiorare con le dita, le linee della mia mano, in cerca di chissà cosa.
L'unica cosa che aveva trovato, era il mio fiato corto.

Era come se il pensiero di fare un passo avanti, avesse sfiorato anche lui, ma volesse spegnere quelle fiamme che il nostro contatto avevano accesso.
Ce la stava mettendo tutta.

«Ho pensato tante volte, in queste settimane, a cosa sarebbe potuto succedere tra di noi, se tu non avessi scelto di frequentare Fabrizio.»

Sicuramente, qualcosa di bello! Pensai, tra me e me, non trovando il coraggio di confessarlo a voce alta.

«Ma non riesco ancora ad immaginare una donna accanto a me che non sia Sabrina.
Se questo significa avere l'impressione di restare sempre al punto di partenza, probabilmente ci resterò ancora per un bel po.»

Rifletteva con me, senza rendersi conto di quanto quella affermazione, mi avesse lacerata, nonostante la semplicità con cui era uscita dalla sua bocca.

Quante cose fingiamo di non voler sapere per la volontà di proteggerci?
Quella rivelazione aveva appena aperto un varco, tra la solitudine che mie ero cucita addosso e la voglia d'amare, che tentavo di far fuoriuscire dal mio corpo.
Ma che decisi di lasciare ancora una volta intrappolata dentro di me.

«Sai Ermal, credo che un giorno, quando vorrai farlo, riuscirò a sopportare tutto quello che mi racconterai sulle tue cicatrici

I miei occhi lucidi non avevano alcuna intenzione di mostrarsi davanti a lui.
Il mio cuore era il paese più straziato, anche se tentai di restare intatta.

Il mio cuore era il paese più straziato, anche se tentai di restare intatta

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Non abbiamo armi {MetaMoro}Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang