- La terza a destra.. Stacci poco e non parlare di cose difficili o complicate, lo stanno imbottendo di farmaci: è debole e forse non capisce molto. È un po’ lunatico, non te la prendere se si chiude in se stesso. Se lo fa chiamami, per piacere. - si raccomandó lei arrivati al piano.

Lui annuì, un po’ spiazzato dalla protettività della ragazza, dirigendosi alla porta della stanza, poi ci si fermò davanti nervoso e spaventato di rincontrare quegli occhi perfettamente verdi e di fare la figura dello scemo insensibile, come il giorno prima,  ma poi prese un respiro ed entrò, deciso a non fare il codardo, aprendo lentamente la porta per non disturbare.

La prima cosa che vide fu ovviamente una figura accucciata in posizione fetale, sotto una coperta colorata, nel letto accanto alla finestra. Si sedette su una poltrona accanto al letto e si tolse la giacca, il berretto e la sciarpa.

Era dicembre, il 23 dicembre, e di lì a poco sarebbe venuto a nevicare, secondo le previsioni meteo.

Sprofondato nella poltrona, si guardò intorno. ‘Che camera davvero triste’ pensò osservando soprattutto le parenti bianche e verdi.

Poi spostò lo sguardo sul ragazzo addormentato, con il cuore a mille, credendosi incapace di interagire con un ragazzo che stava soffrendo; aveva paura di ferirlo o di farlo stare male.

Pensó che sarebbe stato meglio se avesse lasciato la Bluewooduna volta uscito da quella stanza e pensò anche di uscire da quella stanza e fare finta che nulla fosse successo, ma era un ragazzo dolce e sensibile, sapeva che Harry stava male, non voleva andarsene lasciandolo da solo.

Il moro si stupì soprattutto di non aver visto un genitore o almeno un parente fuori dalla stanza: insomma, Louis era abituato al concetto di famiglia unita e gli sembrava inaccettabile, così si costrinse a credere alla storia del caffè: probabilmente i genitori erano andati a prendersi qualcosa al bar dell’ospedale.

Quando Harry si svegliò, contorcendosi lentamente nel letto, gli sembrò di stare sull’ottovolante da quanto gli girava la testa, ma vide chiaramente una figura curva sulla poltrona intenta a disegnare qualcosa su un foglio.

Harry restò a fissarla cercando di metterla a fuoco, finchè il ragazzo non alzò lo sguardo e Harry non riconobbe quegli occhi colore del mare guardarlo.

- Harry! - . Louis scattó in piedi, tenendo in mano il foglio, e si avvicinò al letto del ragazzo. Harry lo guardava confuso, aveva un gran mal di testa.

- Louis..? Che-che cosa ci fai qua? - chiese cercando ancora una volta di mettere a fuoco il suo viso.

- Volevo scusarmi per la figuraccia di ieri… - . Harry sorrise coprendosi la fronte con il braccio. La testa gli pulsava, probabilmente per tutti quei medicinali.

- Non ti preoccupare. Ti capisco, ma non è mica colpa tua, davvero. - .

Louis restó fermo, un po’ sorpreso per la comprensione del ragazzo. Doveva essere molto più profondo di quanto apparisse.

– Era la prima volta e non sapevo come comportarmi… - continuò lui.

Harry sorrise mettendogli un dito sulle labbra, ancora con il viso coperto dal braccio. – Ssh, non ti preoccupare. - .

Louis sorrise imbarazzato per il contatto.

- Comunque per riprendere il discorso di ieri io sono Louis, ma mi chiamano Lou. - disse sorridendo. - Ti ho fatto un disegno mentre aspettavo ti svegliassi. - .

Il moro gli porse il foglio che ancora teneva in mano.

- Non lo vedo bene, mi dispiace. Mi gira tutta la testa. Dopo lo guardo, però. - .

Louis annuì appoggiando il foglio di carta sul comodino. Harry scostò il braccio dal viso per mandargli una veloce occhiata.

- Scusate. Louis, dovresti andare… - sussurrò Kate entrando nella stanza.

Harry abbassó lo sguardo, voleva che Louis restasse.  - Mi ha fatto piacere rivederti Harry. - .

Louis lo salutó con un cenno della mano e così fece anche Harry mentre guardava Occhi blu raccogliere le sue cose e uscire dalla camera che era all’improvviso tornata silenziosa.

Harry era rimasto stremato da quel risveglio, ma era stato piacevole svegliarsi con lui accanto. Peccato, se non fosse stato così stanco, avrebbe continuato a pensarlo, invece si riaddormentò.

- Ehi piccolo. - lo svegliò Kate accarezzandologli la guancia, seduta sul letto accanto a lui. - Come ti senti? Il dr. Smith ti ha visitato mentre dormivi e ha detto che stai meglio di stamattina, ma che sei ancora molto debole. Indi per cui ti ha fatto portare tante buone cose. - disse lei indicando il vassoio pieno di vasetti di omogeneizzati appoggiato sul davanzale interno della finestra. Harry si stropicció gli occhi sornione.

- Non ho fame. - disse con voce ancora impastata tenendo la testa nascosta nel cuscino.

- Ma devi mangiare, altrimenti non ti riprendi. - .

- Non riesco… Mi gira la testa. - . Kate guardò Harry.

– Ma c’è di più… Harry non puoi farla a me, ti conosco! – disse lei sorridendo e affondando un dito in una delle sue fossette che improvvisamente si era creata, perchè Harry stava pensando a Occhi blu.

Il minore si limitò a grugnire, poi restarono entrambi in silenzio per qualche minuto, Kate sempre in attesa che lui parlasse e si confidasse.

- Kate, penso di essermi innamorato. – si confidò. Harry aveva tirato la testa su dal cuscino e stava fissando la ragazza, un po’ imbarazzato.

- Sarei felice di essere tua. - disse lei ridendo.

Harry abbassó lo sguardo. - Ehm… No. Veramente penso di essermi innamorato di Louis. Peró non so nulla di lui… – sputò Harry giocando nervosamente con un filo scucito della federa del cuscino.

Era in imbarazzo: nella sua testa gli era sembrata una cosa grandiosa, ma appena aveva aperto la bocca, si era sentito uno scemo che si innamora del primo che capita.

Aveva anche paura della reazione che la ragazza avrebbe avuto quando avrebbe scoperto che era gay, quindi iniziò a scrutarla curioso, attento a ogni minimo cambiamento espressivo, ma l’espressione della ragazza non cambiò di un centimetro: continuava a sorridere.

- Penso sia un ragazzo davvero carino. - disse lei sinceramente; ormai sciolte le preoccupazioni del ragazzo, mettendogli una mano sulla gamba.

- Lo pensi davvero? - chiese lui stupito. Lei annuì seria guardandolo negli occhi. – Mi sembra una cosa fantastica. - .

- Spero di rivederlo presto… - disse lui diventando mogio. - Mi ha fatto un disegno prima. - .

- Ah si?! É questo? - gli chiese prendendo in mano il disegno per guardarlo. Lui annuì dando un’occhiata ad esso. - Che ne dici se lo attacchiamo qua sul muro accanto a te? - disse lei ravanando in un cassetto del comodino ed estraendone dello scotch.

Lui tornò ad annuire. Con velocità Kate attaccó il disegno. - Disegna bene! – apprezzò dando delle pacche al muro per farlo restare attaccato. Lui si limitò ad annuire una terza volta.

- Adesso pensa a mangiare, però. - lo incitó lei, ma lui scosse la testa e chiuse gli occhi girandosi sull’altro lato del letto, raggomitolandosi.

Era il suo modo per difendersi dal mondo, dopo tutte le volte che era stato abbandonato aveva imparato a difendersi: si chiudeva come un riccio e non c’era verso di fargli cambiare idea. 

A/N

Im baaaack :) spero vi piaccia questo capitolo. Commentate ;)

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