Parte 2

440 110 76
                                    


Linda camminava persa nei suoi pensieri. Era stata una giornata lunga e noiosa, uguale a tante, troppe altre. Così la speranza moriva un poco ogni giorno, riflettè con amarezza mentre tornava dal lavoro. Si specchiò nel vetro di un portone, e non le piacque affatto ciò che vide. L'insoddisfazione ce l'aveva scritta in faccia.

Faceva la commessa ai grandi magazzini, il suo primo impiego. Dopo le prime settimane di euforia, la ripetitività di quella vita aveva già iniziato a scavare in lei. Ma aveva solo vent'anni, una vita intera davanti, avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, qualsiasi. Perchè crucciarsi, allora? O si sarebbe facilmente accontentata, illudendosi di un futuro che non sarebbe mai arrivato? Scacciò con rabbia quei pensieri che non le somigliavano affatto.

La sera era gelida e senza stelle e Linda tremava nel cappotto, con i pugni serrati in tasca, dritta verso casa. Passò davanti alla pinacoteca provinciale, ancora aperta nonostante fossero passate da un pezzo le nove di sera. Nel piccolo atrio, col vecchio portone a doppia anta lasciato aperto, riuscì a scorgere il custode, un uomo piccolo col naso adunco, piuttosto in là con l'età. Ascoltava della musica come rapito, quasi in estasi. Indossava un paio di cuffie e teneva gli occhi chiusi; un sorriso appagato gli illuminava il volto scarno. Non era la prima volta che sorprendeva quel buffo ometto in quell'atteggiamento.

Un urlo lacerante squarciò l'aria fredda e immobile. Linda si fermò all'istante. Non era neanche sicura di ciò che aveva udito: in effetti in quei pochi secondi si stava già persuadendo di essersi sbagliata, quando un altro urlo le ferì le orecchie, a smentirla. Veniva dal salone della pinacoteca. Era un grido di donna, alto e vibrante. Sapeva di morte. Il custode continuava a sorridere, sembrava quasi godesse al suono di quelle urla, non fosse stato per le cuffie.

Linda si destò dal suo torpore e raggiunse l'uomo. Gli strappò le cuffie e ne sentì uscire il Nessun dorma di Puccini. Udì cantare: - Nella tua fredda stanza... - e davvero le parve di essere nel luogo più freddo in cui fosse mai stata. Il custode la guardò sorpreso e irritato, ma prima che potesse protestare un altro urlo fendette l'aria, stavolta più debole. Sarebbe stato l'ultimo.

La macchia nel cuoreWhere stories live. Discover now