La Moka.

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La Moka

E quante ce ne sono state di sere vissute in solitudine. Sere da giovane studente con i libri a farla da padrone. Sere stanche, cariche dei residui di carnevali e di bettole. Sere in attesa di chi, sapevi già, che non poteva raggiungerti. Una sera come questa, in cui rientri e sai, che sarai solo. Sera fortunata, perché ti rendi conto che non hai nemmeno voglia di parlare. Hai solo bisogno di spazi, di silenzi, di pensieri, di Te. Così l'aprire la porta di casa sembra darti forza, sembra incitarti ad entrare. All'interno l'aria ti sembra leggera, lontana, diversa, da quella ritrovata in pesanti sere. Quell'aria che ti opprimeva e avresti voluto tagliarla con un coltello. Amo questa casa, che è sempre li, pronta ad attenderti ed accoglierti. In silenzio le pareti, sembrano osservarti, scrutarti l'anima, per capirti al meglio. Ti rende conscio di quanto sia rifugio, tranquillità, compagna nella solitudine, ma pronta anche al senso della vita in comune. Accendo la luce, e apprezzo, la sua pacatezza, che non violenta gli occhi. La solitudine di stasera sa farmi bene. Calibra i tempi, decide i ritmi. Arrivo in cucina e la voglia di un caffè esplode.

Osservo lo strumento che con un bottone mi permetterebbe di ottener questo estratto magico. Ma stasera lo sento lontano, sento la sua freddezza, non voglio rumore. Il bisogno di qualche cosa che sappia esprimere storia, amore, diviene necessità. Cosi mi arrabatto a ricercare la vecchia caffettiera. La trovo, e la magia, la strana sua bellezza la riscorgo intatta. Appoggiata sulla mensola, sembra una vecchia ballerina, con il vestito a pieghe ed il coperchio con uno chignon. La apro e dopo l'acqua, eccomi mettere con maniacale cura, la magica polvere nel suo filtro. Ci vuole arte in questo lavoro, il gusto dipenderà anche da dei semplici, rari dettagli. Sul calore in poco tempo inizia a diffondere profumo.Un aroma che va diritto al cuore, che sembra caricare un po' di  storia mia, mentre  invade la cucina.Il  termine del suo gorgogliare, sembra ripristinare rumori di cucine giovanili. Sembra rimandarti a ritroso, quando lo assimilavi a quello del vecchio treno a vapore che si avviava sbuffando verso Luino.

Lascio riposare il tutto. La osservo ancora, sembra ringraziarmi, per aver dimenticato, quella che chiamano modernità.Lei è li, e stasera, assieme alle pareti, sembra volermi fornire risposte, anche per quanto, della vita, non ho compreso, capito. Ora sarà il gusto a trionfare.Inizio a travasare quanto prodotto da questo magico strumento. Penso a questa caffettiera, alla rivoluzione che rappresentò. Dal pentolino sul camino in bollore continuo, alla vecchia Napoletana, ci vollero decenni. L'avvento di questa caffettiera fu un avanzare di millenni, per semplicità, per il gusto finale che si prova nel palato. Fu un passaggio storico, immaginato ora, da me, come quello  dal dirigibile, alla aviazione recente.

Ecco, in n sere come queste, capita, di ritrovare, la storia, la vita famigliare, le gioie con gli amici, i ricordi, anche semplicemente in te. In una amica semplice. In te, cara caffettiera.  Albert.

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