Capitolo 1

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L'aula era gremita. Pur di assistere alla lezione, alcuni studenti si erano seduti sulle scalette mentre altri erano appoggiati al muro. L'unico spazio libero rimasto era  quello dietro la scrivania dove si sarebbe presto seduto ilProfessor De Simone.
Al suo ingresso in aula il rumoroso brusio cessò  all'istante. De Simone non lasciò trapelare nessuna emozione, del resto era abituato all'effetto che  facevano le sue lezioni. Dall'alto del suo metro e ottanta scrutò i volti che lo guardavano ammirati. Teneva il corso di Criminologia: il più seguito di tutta la facoltà. Non a caso De Simone godeva di una certa notorietà, visto che più volte era stato coinvolto in indagini su casi di rilievo nazionale.
«Probabilmente voi, qui presenti, siete tutte brave persone. Eppure, sono sicuro che anche voi, avete il vostro lato oscuro» esordì il professore accarezzandosi la testa totalmente rasata.
«La psiche umana, con i suoi impulsi, è stata visitata, trattata e descritta anche da grandi autori come Goethe, Dostoevskij, Shakespeare» continuò, fissando ogni volta lo studente che gli capitava di fronte nel suo esaminare la platea.
«Chi sa darmi una definizione di criminale?»
Ci fu un attimo di silenzio.
«Un criminale è colui che commette un crimine» rispose uno studente seduto in terza fila.
«Risposta banale, accademica, ma esatta.»
Un mormorio, qualche battuta e risate di scherno risuonarono nell'aula.
De Simone osservò gli studenti che occupavano la prima fila. In silenzio li passò in rassegna cercando qualcuno che facesse al caso suo. Quando pensò di averlo individuato gli puntò il dito contro.
«Tu vuoi fare il criminologo, immagino.»
Il ragazzo lo guardò. Le sue guance diventarono rosse come i capelli. Usò il dito indice per raddrizzare gli occhiali che montavano delle lenti molto spesse e con un filo di voce rispose: «Sì, è il mio sogno.»
«Ah, è il suo sogno» ripeté il professore allargando le braccia con un'espressione tra il compiaciuto e il sarcastico.
«E lo sai che per farlo, tra le altre qualità, occorre anche essere intelligenti, svegli e intuitivi?»
Le risa degli altri studenti non tardarono a farsi sentire. De Simone non cercò di placarle, ma anzi, con un'espressione da clown contribuì ad aumentare l'ilarità del momento.
«E quando sarai in un 'aula di tribunale cosa dirai...» il professore si mise in posa unendo le mani e portandole in mezzo alle gambe. Iniziò a dondolare, abbassando le testa, cercando di imitare un ragazzino timido e balbuziente: «era il mio sogno.»
Le risate si levarono senza freni.
«Probabilmente» continuò il professore fissando ancora il ragazzo, «non sarai utile per il processo, ma sicuramente l'udienza verrà ricordata come la più divertente della storia»
Lo studente aveva abbassato la testa, visibilmente imbarazzato.
De Simone si posizionò di fronte a lui, appoggiò le mani sul banco e intimò alzando la voce: «Guardami, alza questa cazzo di testa.»
L'aula si fece silenziosa in un attimo. Nessuno osò più ridere. Il ragazzo alzò il volto, intimorito.
«Adesso mi spaccheresti la testa, vero? Se avessi un pugnale in mano mi infilzeresti con rabbia, vorresti farmi vedere quanto sei uomo.»
Il ragazzo scosse la testa in segno di diniego, senza dire una parola.
«Bugiardo...» gridò De Simone «lo faresti, perché ti sto umiliando, e te lo leggo negli occhi. Odio, rancore, vendetta...»
Si allontanò dal banco e con voce tranquilla continuò: «Ma non lo farai, perché temi le conseguenze. Verresti cacciato dalla Facoltà, arrestato e addio sogni.»
Tornò dietro la cattedra e guardando l'aula riprese: «Sono sicuro che molti di voi in questo momento farebbero volentieri vibrare le mani sul mio viso. Se facessi un sondaggio, scoprirei che la maggior parte ha pensato "certo che è proprio stronzo, se lo avesse fatto a me lo avrei preso a pugni."»
Guardando le espressioni, per lo più perplesse o contrariate, sui volti degli studenti non si stupì di avere la conferma di ciò che aveva appena affermato.
«Tutto questo» proseguì De Simone «al solo scopo di dimostrarvi che tutti siamo potenzialmente aggressivi e capaci di azioni violente. La linea che separa chi lo è solo nei pensieri e chi mette in pratica certe intenzioni è sottile ed a volte invisibile. Basta un evento per far scattare la molla.»
Il professore tornò di nuovo vicino ai banchi in prima fila.
«Le persone che siamo soliti definire normali, sicuramente non hanno i pensieri sadici dei serial killer sessuali, ma almeno una volta nella vita hanno avuto pensieri criminosi. Pensieri che, quasi sicuramente sono rimasti tali, senza tramutarsi per fortuna in azione. Ma vi chiedo: se per raggiungere l'obiettivo della vostra vita fosse necessario eliminare una persona, quanti di voi non esiterebbero a compiere un'azione violenta se solo aveste la certezza di non essere puniti?»
De Simone tornò verso la scrivania: «Vi lascio a questo quesito, e la prossima volta parleremo dei cosiddetti reati d'impeto.»
Guardò lo studente, che aveva maltrattato, ancora scosso e gli fece un gesto con la mano come se volesse scusarsi.
«Ovviamente non ho scelto lui a caso. Il lavoro del criminologo è vasto e complesso: la capacità di saper leggere le persone nei loro atteggiamenti è un requisito importante. Questo non si impara sui libri. Serve senz'altro lo studio della psicologia, ma ci vuole soprattutto esperienza sul campo.»

La lezione era terminata e De Simone osservava la folla degli studenti defluire dalla porta dell'aula. Rispondeva sornione ad ogni saluto e ringraziava compiaciuto per i numerosi apprezzamenti ricevuti per la lezione appena svolta. Era seduto alla scrivania e giocherellava con il cellulare, guardando ogni tanto la ragazza che non si era mossa dal banco in seconda fila. Anche lei  sembrava disinteressarsi di ciò che le accadeva intorno ed era concentrata sul suo telefonino.
Quando l'aula si svuotò, con l'eco del brusio a ricordare quanto fosse stata colma pochi minuti prima, la ragazza si alzò dal suo posto e scese fino a raggiungere la cattedra del professore.
Lui la guardò, scrutandola con apparente disinteresse. De Simone era abituato alla notorietà. La fama, nonché la sua posizione di professore, spesso gli avevano procurato facili avventure con studentesse affascinate da quel docente così diverso dal resto dei professori della Facoltà. Senza dirle niente la osservava nel suo incedere lento verso di lui. Le sue gambe ben tornite erano rivestite da pantacollant neri che non lasciavano nulla all'immaginazione. Si notava la forma del suo sedere alto e decisamente tonico: per De Simone sembrava quasi scolpito. Non riuscì a fare a meno di fissarlo quando la ragazza si appoggiò con i gomiti alla scrivania,  piegandosi in avanti, proprio di fianco a lui. Ormai conosceva certi segnali. E non ritenne casuale nemmeno quella camicetta i cui bottoni erano sapientemente sganciati per far esplicitare un seno abbondante.
Gli veniva quasi da sorridere nel rivedere la solita scena a cui ripetutamente aveva assistito. Pensò che a volte, per non perdere tempo in preamboli, avrebbero fatto meglio a spogliarsi direttamente durante il tragitto che percorrevano per arrivare alla sua scrivania.
Certamente a lui non dispiaceva. Anzi, lo riteneva un privilegio o meglio, la giusta ricompensa per tutta la fatica che aveva fatto per arrivare dov'era.
I suoi pensieri non erano sempre buoni o romantici: a volte giudicava quelle ragazze solo delle "puttanelle" che meritavano di essere sfruttate per un'ora di buon sesso e basta. Si mostravano con il loro bel fisico, gliela sbattevano in faccia solo per avere qualche trattamento privilegiato. Sapeva benissimo che se non fosse stato così famoso, non lo avrebbero degnato di uno sguardo.
Quel giorno decise che voleva vedere il livello di intraprendenza della ragazza di turno. Si appoggiò alla spalliera della poltroncina, accavallò le gambe e la guardò portando le mani dietro la testa.
«Posso esserle utile?» le domandò con fare distaccato.
La ragazza si allontanò dalla scrivania e senza dire niente andò verso la porta. Il professore la osservò, ammirando il suo sedere. Decise che non appena la ragazza fosse uscita, se ne sarebbe andato anche lui. Rimase sorpreso quando si accorse che le intenzioni di lei erano del tutto diverse da quelle che aveva pensato un attimo prima.
La ragazza si limitò a chiudere la porta, girando la chiave, e senza dir niente tornò di nuovo verso di lui. C'erano circa sette metri tra la porta dell'aula e la cattedra, e la studentessa li percorse tutti guardandolo fisso negli occhi. Per un attimo De Simone si sentì a disagio. Era la prima volta che gli accadeva una cosa del genere. Di solito era lui che, accettando il tacito invito della ragazza, prendeva l'iniziativa.
Quando arrivò di fronte a lui, gli appoggiò una mano sulla gamba accavallata invitandolo a toglierla da sopra. Si mise seduta a cavalcioni su di lui, muovendo il sedere in modo sinuoso e seducente quasi a mimare un amplesso. Passò le labbra sul suo viso accarezzandolo con le mani e con un movimento fluido e deciso scese giù, fino a ritrovarsi con il viso sopra la chiusura lampo dei pantaloni.
I movimenti delle mani di lei, il modo con cui gli sbottonò e abbassò i pantaloni, fecero giungere alla conclusione il professore che quella ragazza, nonostante la giovane età, doveva avere già una bella esperienza. Non riuscì a trattenere un gemito quando sentì le labbra di lei. Chiuse gli occhi, lasciandosi andare a quel piacere crescente. Sentiva di essere vicino all'apice del piacere e un movimento involontario gli fece appoggiare le mani sulla testa della ragazza. Stava pregustando ogni sensazione, pronto a lasciarsi andare completamente quando, improvvisamente, sentì le dita della ragazza irrigidirsi e le unghie affondare nella pelle delle sue cosce nude. Gridò, allontanandola con una forte spinta.
«Ma sei matta? Cosa cazzo volevi fare?» si guardò le gambe e vide tre graffi abbastanza profondi tanto da farli leggermente sanguinare.
La ragazza lo guardò facendo passare lentamente la lingua sul labbro superiore.
Il professore si alzò in fretta, tirò su i pantaloni e guardando con rabbia la ragazza le urlò: «Le conviene cambiare corso, signorina.»
Uscì dall'aula sbattendo la porta e lasciando dentro la ragazza sul cui viso non vide nascere un sorriso mefistofelico.

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⏰ Last updated: Jan 11, 2018 ⏰

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