Capitolo 1

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Pov's Ariel

A piccoli passi, mi avvicino alla stanza del mio adorato fratellino, è notte fonda e tutti dormono, io mi sono svegliata ed ho voglia di far piangere il mio caro fratellino.

Ho solo sei anni, ma la mamma dice che sono una signorinella.  Pian piano apro la porta della sua stanza e la richiudo alle mie spalle, rimanendo al buio, accendo la piccola lucetta a forma di macchina e la stanza viene un po' illuminata, è tutta blu e azzurra, piena di macchinine e vari giochi che piacciono a quello stupido ma io so cosa fare per farlo piangere come una femminuccia.

Cercando di far il minor rumore possibile prendo le sue due macchinine preferite, una tutta verde ed una tutta rossa, esco di corsa per paura che mio fratello si svegli e mi vado a rifugiare nella mia stanza sorridendo contenta, faccio un piccolo salto e salgo sul mio letto, nascondo le macchinine con me e mi addormento.

"Mamma hai visto le mie macchinine ?"

La voce di mio fratello mi risveglia dal mio sonno facendomi sbuffare, mi copro di più ascoltando la loro conversazione
"no piccolo non le ho viste"
sento che si continua a lamentare con la mamma, mentre io sorrido divertita, adesso si che farà quello che gli dirò.

Scendo dal letto sbadigliando ed  esco dalla mia stanzetta, scendo in cucina sentendo odore di pancake, trovo il mio bellissimo papà a tavola che legge il suo solito giornale, il mio stupido fratello con il broncio che aspetta la colazione mentre la mia bellissima mamma cucina la colazione
"buongiorno mamma"
lei si gira e mi sorride come sa fare solo lei mentre papà lascia cadere il giornale sul tavolo per osservarmi con i suoi occhi color cioccolato
"Ariel sai per caso dove sono le macchinine preferite di tuo fratello?"
Odio quando mi guarda così, mi guarda come se fossi colpevole, io non ho fatto nulla
"no papà non lo so perché?"

Mi avvicino ad una sedia mentre sia mio papà che quello stupido mi osservano, salgo sulla sedia mettendomi con la testa sul tavolo
"sicura ? Visto che tuo fratello non le trova più"
sbuffo annoiata e sposo i miei ricci rossi come il sangue dalla mia fronte, esatto ho i capelli rossi e ricci e gli occhi verdi, mamma dice che assomiglio alla sirenetta Ariel per questo hanno deciso di chiamarmi così
"sei così stupido che perdi pure i tuoi giochi "
mio fratello mi fulmina con i suoi occhi verdi e incrociando le braccia non mi osserva più, la mamma si gira per ammonirmi con uno sguardo severo
"Ariel chiedi immediatamente scusa a tuo fratello"
le faccio una linguaccia per poi scusarmi con quello stupido, la mamma ci serve la colazione e mangiamo in silenzio mentre mamma discute con papà sul fatto che vorrebbe abitare in città e non vicino al bosco, a me piace vivere qui, poi dalla mia finestra vedo l'entrata del bosco e ho deciso che prima o poi ci entrerò anche se mamma e papà mi hanno sempre detto di non farlo.

"mamma io ho finito vado a togliermi il pigiama" scendo con un saltello dalla sedia e vado in camera mia, è dipinta tutta di rosso e bianco, mi piace molto il rosso, la mamma voleva dipingerla di rosa ma io mi sono arrabbiata ed ho buttato il colore dalla finestra macchiando il giardino.

Apro il mio armadio e tiro fuori un vestitino a rose rosse, lo indosso andando subito a guardarmi allo specchio, sbuffo vedendo i miei capelli ricci tutti fuori posto e poi sono così lunghi che mi danno fastidio, mi do un'ultimo sguardo e poi decido che è ora di mettere in atto il mio piano. Indosso le ballerine bianche e prendo le macchinine di mio fratello più il martello che ho rubato a papà l'altra sera, esco da camera mia e busso in quella di mio fratello, subito mi apre guardandomi scocciato, ha 13 anni ed è abbastanza alto per la sua età, ha i capelli color cioccolato e gli occhi come i miei, è bellissimo, lo osservo e vedo che indossa un paio di pantaloncini che usa per fare basket e una maglietta con su scritto il suo nome.

"che c'è Ariel ?"

Mi guarda incuriosito, non entro mai nella sua stanza tranne quando devo provocarlo,entro facendogli chiudere la porta

Baby Mate Where stories live. Discover now