Barchette d'autunno

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L'orologio ticchetta.
Le fronde sbattono leggermente contro le finestre mentre la pioggia scroscia come una cascata sul vetro appannato dall'umidità.
Tic- tac
Tic-tac

I miei occhi iniziano a seguire il movimento del pendolo per evitare quelli dell'uomo seduto davanti a me.
Lo sto facendo apposta.
Lui lo sa.
E questo lo innervosisce.

Sono sicura di essere la persona più calma e rilassata mai entrata nel suo studio fin'ora; non è abituato.
L'ha capito, o meglio, gliel'ho fatto capire appena entrata:
Non m'interessa.

Non m'interessa se mia madre crede nelle proprietà miracolose conferitegli da una laurea.
Se mio padre ha investito buona parte dello stipendio in una pidocchiosa seduta.
Non l'ho chiesto io.

<<É provato che parlare dei propri problemi con un estraneo é più facile che farlo con un conoscente.>>
Inizia l'uomo sulla quarantina.
<<Non devi aver paura di confidarti con m-
<<Non ho paura.
Non ho voglia, é diverso.>>
Lo blocco subito.
Non lo sopporto.
Sta rovinando gli urli di dolore delle stille.
Voglio ascoltare il vento che balla tra i rami infreddoliti, graffiandone la pelle.
Una sinfonia stupenda, piena di sofferenza.
Per essere belli bisogna farsi del male.
Non voglio sentire la sua voce; la voce di qualcuno che non mi sopporta, la stessa voce che sento da quindici anni.

<<Che mi dici del perché sei qui?>>
Io lo guardo.
Tic-tac
Lo guardo.
Tic-tac
Poi sorrido.
Un sorriso pieno di odio e superiorità.
Tic-tac
Faccio un respiro profondo, molto scenico.
Sorrido di nuovo, in modo più innocente questa volta:
<<L'ora é finita- dico guardando l'orologio- per quanto gradirei continuare a sprecare il conto in banca dei miei per stare seduta su una poltrona, alquanto scomoda aggiungerei, devo andare a lezione.>>
Mi alzo.

Lui mi guarda.
Non dice niente.
Mi guarda con severità come un padre che sgrida sua figlia.
Poi sospira.
Si arrende.
Si arrende ad un altro caso perso.
Perché é questo che sono, no?
Un caso perso. Impossibile.
Non una persona, con idee e modi di fare che possiede solo lei.
No, sono un caso.
Un caso.

Attraverso la stanza guardando avanti.
Gli occhi cadono per sbaglio su una foto che tiene sulla scrivania, rivolta verso di lui: una bambina, con gli occhi verde cobalto che riflettevano il sole, i capelli biondicci tenuti su in due codini, e un broncio perenne sulle labbra.

Come potevo dire che era perenne se non la conoscevo?
Perché nessuno mette in cornice una foto di qualcuno triste.
Alla gente piaci solo quando sei felice.
Quando sei lì per fargli da spalla.
Quando non saresti un peso.

E poi...
E poi quella bambina ...
'come un padre che sgrida sua figlia'
Mi assomigliava terribilmente.

Lo guardo di nuovo, di soppiatto.
Deve essere un duro colpo, quando non riesci a salvare una persona amata e anche chi te la ricorda sembra preferire la compagnia di Thanatos alla tua.

Le dita appoggiate al pomello.
Cosa aspettano per girarlo?
C'è una piccola vocina che sta cercando di uscire.
È un suono puro, estraneo alle mie orecchie.
È..pietà.

L'attenzione per il palmo delle sue mani curate finisce di colpo, e si gira leggermente verso di me.

Esco.
Sbatto la porta.
La vocina muore.
Le cose piccole e delicate non sopravvivono in questo mondo.
La mando giù, diluita in un malloppo di pensieri cinici e odio.

"Ti sto solo insegnando a vivere piccola vocina."

"Uccidendomi?"

"Non capisci cos'è la vita se prima non muori un po' "

Esco dall'edificio.
La sciarpa non copre i movimenti del labbro superiore.
E neanche il leggero soffio delle mie parole.
Mi guardano male, poi realizzano che si trovano in uno studio di uno psicologo, e lasciano cadere l'argomento con un accento di saccenza.

Mordo la sciarpa.
Sento la lana sulla lingua.
Corro.
Salgo sul primo autobus che passa, per scusare il mio correre improvviso.
Per ingannarmi che non stessi scappando da me stessa.

"No, sto bene, dovevo solo prendere l'autobus."

"Non ho la più pallida idea di dove vada, ma dovevo prendere proprio questo."

"Lo volevi prendere in fronte."

"Troppo facile."

La pioggia bagna il tessuto vermiglio.
I capelli fanno sentire il loro freddo affetto alla fronte.
Le foglie viaggiano come barchette sopra le pozzanghere.
Sono così allegre.
Così morte.






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⏰ Last updated: Jan 05, 2019 ⏰

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Frutti Dell'albero Di BiancospinoWhere stories live. Discover now