Concorso ambassadorsita- "Natale dantesco"

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Erano ormai le due del mattino, il sole era calato da un pezzo lasciando la città immersa nel buio della notte.
Era giunto il momento per Cassie di tornare a casa, altrimenti la madre non le avrebbe fatto vedere gli amici per il resto delle vacanze natalizie, e non poteva permettersi di bruciarsi i pochi giorni di stacco dalla scuola rimanendo in casa a deprimersi sotto un plaid.

Così si avviò barcollante verso l'ingresso; aveva decisamente esagerato con il vino, sentiva la testa girare e il cuore batterle forte nel petto come una batteria durante un concerto rock.

Afferrò il cappotto e infilò goffamente le braccia nelle rispettive maniche, per poi abbottonarlo e avvolgersi la sciarpa di lana al collo.
Salutò tutti, appoggiata alla maniglia ghiacciata, per poi uscire e chiudersi il varco alle spalle; ignorando completamente le offerte degli amici di accompagnarla, riconoscendo le sue condizioni poco consone.

Un vento freddo le trasformò le ossa in fragili sculture di ghiaccio, mentre gli stivali affondavano nella neve soffice di dicembre.
Innumerevoli luci colorate illuminavano la strada quel poco da renderla percorribile, immergendola in un'amosfera variopinta e allegra.

Qualche decina di minuti dopo fu dinnanzi al portone di casa; frugò nella borsa in cerca del mazzo di chiavi, dovendosi appoggiare allo stipite dell'ingresso a causa dell'estremo vorticare del mondo attorno a sè.

Tremava sulla soglia, provando ad infilare, dopo numerose ricerce, il piccolo oggetto metallico nella serratura; per poi finalmente aprire la porta.
Quest'ultima cigolò rumorosamente, riempiendo il silenzio tombale dell'abitazione.
Cassie entrò a passi lenti e soffici, chiudendosi il varco alle sue spalle; il pavimento in legno a tratti scricchiolava sotto il suo peso; trattenne il respiro provando a fare meno rumore possibile.
Passando di fianco alla stanza della madre, la vide dormire beatamente sotto il pesante piumino.
In uno scatto felino si diresse in camera sua, e senza nemmeno cambiare abiti, si gettò a peso morto sul morbido letto a due piazze.
Chiuse gli occhi sentendo le palpebre pesanti premere dal sonno, e il corpo abbandonarsi al tanto atteso riposo, fra le coperte soffici e profumate.

Improvvisamente però, un'accecante luce la costrinse a rinunciare al mondo dei sogni, seguita da una fitta nebbia che riempì la stanza di un denso fumo candido.
Si trattenne dal pronunciare una pesante imprecazione.

Dei colpi di tosse riepirono il silenzio.
"Oh accidenti!" Imprecò una voce tossicchiando. Cassie si tirò a sedere portandosi una mano davanti alla faccia per riparare gli occhi dalla forte luce, cercando in qualche modo di scorgere la fonte di quelle parole.
Un'ombra femminile agitava le braccia infastidita, intenta a scacciare un po' di fumo; indossava un leggiadro vestito bianco rosato, che le lasciava le spalle scoperte, i capelli erano sciolti, e i lunghi boccoli ambrati le cadevano sulle clavicole nude.

Quando finalmente riuscì ad orientarsi si voltò verso il letto, sul quale Cassie stava seduta fissandola incredula.
"Ciao!" Disse energica la giovane donna.
La ragazza non disse una parola, si limitò a strizzare gli occhi e a scuotere la testa confusa.
"Ehi, sto parlando con te!" Esclamò la figura femminile passandole una mano davanti al viso.
"Sono morta?" Chiese Cassie con un'espressione ebete sul viso.
"Ma che morta! Sei più che viva." Disse l'altra sorridendole.
"Ma... Tu... Cosa... Cazzo ho bevuto troppo..." sussurrò Cassie portandosi una mano alla testa dolorante.
"Su questo non c'è dubbio mia cara, è un miracolo divino se non sei in coma! Il Signore ha deciso di farti imparare la lezione in un modo diverso dal solito mal di testa, e tranquilla, non sono un'allucinazione, l'alcol non è allucinogeno." Rispose l'entità con disinvoltura.
"Ma chi sei...?" Chiese la ragazza, arrendendosi davanti al suo delirio.
"Oh, scusami cara, non mi sono ancora presentata, io sono Lucia." Affermò con un grande sorriso dipinto in viso. Il suo sguardo si posò poi per un attimo sulla piccola sveglia, di fianco al letto.
"Oh perbacco! È tardissimo! Su, su, seguimi, siamo in ritardo!" Esclamò la donna visibilmente agitata.
Cassie si alzò svogliatamente dal letto, chiedendosi se lo stesse facendo davvero o fosse tutto un sogno assurdo.
"Copriti bene che fa freddo!" Le raccomandò Lucia, per poi svanire nella nebbia.
Cassie indossò il cappotto che aveva malamente lanciato sulla scrivania, e seguì la donna, per poi finire inghiottita dall'accecante luce.

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