34 ~ Davis ~ Giorno 14

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«Sinceramente, non ho avuto il tempo per pensarci.» Dissi dopo un po'.

«Come puoi non saperlo?»

Sospirai. «Nulla mi ha mai colpito così tanto. A te piace la psicologia, ma io non ho modo di rendermi conto di niente. Lavoro di continuo e nel tempo libero dormo, la mia vita non è così interessante.»

«Non dire così.» disse piano e mi appoggiò una mano sulla faccia. «Le cose si sistemeranno con il tempo.»

«Difficile convincere qualcuno che va avanti così da troppo.»

Si rabbuiò. «Possiamo farcela.» fu l'ultima cosa che disse prima di addormentarsi.

Quella frase stava a significare una sola cosa: c'era un noi. Ma come potrà funzionare se io già so che me ne andrò via?
Non posso deluderla ma non capirebbe comunque che lo faccio per lei, per il suo futuro. Non voglio che rovini la sua vita come me. Le ho promesso che l'avrei aiutata e lo farò.

«Powell.» il mio capo interrompe in cucina.

«Si, signore?»

«Vieni nel mio ufficio.»

Il suo sguardo e il tono serio mi fanno pensare che ci siano brutte notizie in arrivo, come un licenziamento.


Lo seguo fino alla stanza che mi ha sempre provocato soggezione.
Senza dire niente mi porge una busta. «Lo stipendio di questo e del prossimo mese. So che è un tipo affidabile, non mi deluda.»

«Grazie, davvero. Può starne certo.» dico prima di uscire. Conto il denaro e lo infilo in tasca prima che qualcuno mi veda. Questo dovrebbe bastarmi per pagare il primo mese, per le altre spese mi arrangerò. Magari Alex potrebbe prestarmi qualcosa. Intanto devo ancora trovarlo un appartamento.

Torno in cucina sotto lo sguardo indagatore degli altri e li rassicuro che è tutto a posto mentre mi rimetto all'opera.

-

I genitori di Nora sono già a casa, oggi è l'unico giorno della settimana in cui lei finisce alle quattro. Lascio la giacca all'ingresso mentre Cooper mi chiama dal salotto.

«Salve.» Lo saluto.

Sbuffa. «Davis, ancora? Ti ho detto almeno mille volte che devi darmi del tu.»

«Mi scusi, non ci ho ancora fatto l'abitudine. Scusa, cioè.»

«Mia moglie ha cucinato il risotto al pesto di pistacchio. Lo hai mai mangiato?»

«Pesto di pistacchio?»

«Che stupido, come potresti? Qui non lo avete. Lo abbiamo portato dall'Italia. Guarda» mi indica il barattolo ormai vuoto e mi invita a sentirne l'odore. E' molto forte.

«Ho uno zio lì.» 

«Davvero?»

Cooper va ad abbassare il volume della televisione per potermi sentire meglio.

«Si, ma non siamo in buoni rapporti. Storia lunga.» Taglio corto.

Lauren impiatta il cibo e ci sediamo a tavola. Mi sento proprio in imbarazzo senza Nora. Inizio a mangiare e mi sembra proprio piatto più buono che abbia mai mangiato. Le faccio i complimenti e lei mi rivolge un sorriso di cortesia.

«Sarebbe più buono con la pancetta o il prosciutto.» fa lui. «Ma mia moglie come sai è vegetariana.»

Annuisco. Penso a come dirgli ciò che sto per fare, probabilmente mi odierà.

«C'è una cosa che dovete sapere.»

«Noi?» Chiede confuso.

«A Nora lo dirò dopo.» il suo sguardo appare preoccupato. «Ho trovato un appartamento, perciò andrò via.»

Mi guarda scettico. «Non capisco quale sia il problema.»

Ci guardiamo senza dire niente. «Non è arrabbiato?»

«Lo sarò se continui a darmi del lei.»

Mostro un'espressione di scuse.

«Comunque sono contento, non potevi abitare per sempre qui.» Ride ma so che c'è un fondo di verità. 

«Scherzo, sei il benvenuto. Siamo contenti di aiutarti.»

Forse Lauren un po' meno. La guardo e vedo che mi sta osservando seria. Non me la sento di dirgli che ciò comporterà una rottura con sua figlia. Non voglio nemmeno deludere Cooper che è sempre stato gentile con me.

Salgo in camera e metto i pochi vestiti che ho in una valigia. Sono stato qui pochi giorni ma sono sicuro che mi mancherà questa parte della casa, sento qualcosa di familiare. Ma più di tutti mi mancherà Nora. Non sopporto gli addii e non voglio nemmeno cercare le parole adatte per dirle che andrò via.

Vado verso il bagno e in corridoio incontro sua madre. Mi rivolge uno sguardo freddo e mi supera.

«Per la sua felicità me ne vado.»

Lauren si gira e mi guarda con occhi vitrei. «Come, scusa?»

«So che non le sono mai stato simpatico. Mi dispiace andare via così, sto confermando l'idea che si è fatta di me...»

Sembra sorpresa. «Perché lo stai dicendo come se non ci rivedremo mai più?»

«Perché è così.» ammetto.

Lauren socchiude gli occhi e mi rivolge la solita espressione minacciosa. « Lei lo sa?»

«Glielo dirò.» rispondo incerto ma lei non ci crede.

«Che cafone, ti avevo avvertito mi pare. E tu cosa fai? Te ne vai con la coda tra le gambe. Pensi che ne sarà felice?» Inizia a sbraitarmi contro e si avvicina così tanto che temo possa mettermi le mani addosso.

«Lo faccio per Nora!» alzo il tono di voce per zittirla. «Che futuro potrebbe avere con me? Ho preso in considerazioni le sue parole, non voglio che soffra.»

«Ma ormai è fatta, soffrirà comunque.»

«Lo so, ma di meno. Non mi odi.» sospiro. «Cerchi di capire il mio punto di vista.»

«No.» scuote la testa e incrocia le braccia. «Io non capisco perchè proprio ora. Hai fatto combinato qualcosa?»

Sospiro. Non posso sperare che comprenda ciò che sto per dire. «Sì.» Non sembra sorpresa. Forse aspettava questo momento. «Prima di conoscerla. Non voglio metterla in mezzo.» continuo.

Mi guarda incapace di ribattere, poi mi volta le spalle. «Arrivederci, Davis.» 

Avrà capito? Dirà tutto a Nora dipingendomi come uno stronzo? Cerco di ignorarla e vado a prendere le ultime cose rimaste. Dovrei sentirmi in colpa ma non è così. Dovrei voler passare un ultimo momento con lei. Forse la mia è solo una scusa per tenerla lontana dalla verità e sto raccontando a me stesso che è per il suo bene. Sono un egoista.

Apro la porta di camera sua e do un'ultima occhiata in giro. È in disordine come al solito, vestiti sparsi ovunque, libri aperti sulla scrivania e trucchi anche per terra. Lascio una busta in mezzo alla pila di fogli e guardo dalla finestra. Soltanto quando capirò cos'è accaduto in passato potrò voltare pagina.

Pirandello sostiene che ognuno di noi indossa una maschera diversa a seconda delle occasioni. Allora io mi chiedo, qual è la mia vera faccia?

Con chi possiamo, o riusciamo davvero a essere noi stessi?

Sto perdendo il mio tempo a capire chi sono, ma lei in un attimo mi rende una persona migliore.

Ormai il danno è fatto, Nora ha conosciuto un falso me e anche se un giorno, quando tutto sarà risolto volessi tornare, so che non potrei.
Ed è per questo che lascio queste quattro mura per sempre e senza alcun rimpianto, non voglio vivere un amore finto.

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