Capitolo 5 ~ Roy

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Più di ogni cosa Grace amava i tulipani. Se le capitava di trovare un vestito a fantasia, non perdeva tempo a comprarlo. Se ne vedeva uno per terra, si fermava a raccoglierlo.

Io ho sempre pensato che quel colore esistesse apposta per lei, nulla riusciva a darle quella luce.

Lei per me era quel fiore delicato che con vivacità spiccava su tutti gli altri.
Ogni petalo, le sfumature, la rarità del suo profumo, ti colpiva. E io mi ero invaghito, l'amavo.

Lei fingeva di non sapere che l'amassi, ma ogni suo sguardo tradiva quanto mi ricambiasse. Le storie più belle sono quelle che nascono lentamente per farci capire se è tutto vero oppure no. Se si desidera qualcuno per così tanto tempo, lo si amerà ancora di più per averci finalmente scelti.

Ricordo un giorno in particolare come se fosse ieri. Mia madre ci aveva chiesto di andare a trovare la signora High, nella casa di cura dall'altro lato della città.
Arrivarci non sarebbe stato un problema, prendendo il bus fino a Fillmore St si poteva proseguire a piedi.

Ci andammo.
La clinica era un confortevole edificio dalla facciata in legno bianco, un androne ampio e pieno di luce e un giardino colmo di fiori, panchine e stradine con ciottoli.
Davanti c'era il mare, e se si seguiva il vialetto principale si poteva osservare meglio.

Quando entrammo nella stanza mia sorella si sedette accanto a lei, io restai in piedi davanti al letto.

《Sono così contenta che siate venuti.》ci disse.

《Le abbiamo portato il pollo con le patate. Sappiamo che qui il cibo non è un granchè.》

《Grazie, siete troppo cari. Ma non credo che stasera mangerò, sono molto stanca.》

Parlava a fatica. Era strano vederla così perché era sempre stata piena di vitalità, sprizzando energia da tutti i pori.

《Non si preoccupi, può mangiarlo domani.》Rispose mia sorella.

Le prese la mano e lei accennò appena un sorriso, poi abbassò gli occhi.

《Sapete... l'altra notte ho sognato che la morte veniva a portarmi via. Oggi è la volta giusta, lo so.》

Grace socchiuse appena le labbra e spalancò gli occhi, sconvolta.

《Non dica sciocchezze!》Tuonò, la voce che le tremava.

《Prima o poi tutti moriamo. E' la vita, mia piccola bambina.》

Amava chiamarla così, anche se ormai aveva diciotto anni. La delicatezza delle sue parole mi fece venire la pelle d'oca, come se fossero misurate, come per lasciare un dolce ricordo una volta volata via.

《Si, ma tu non puoi farlo. Ho ancora molte cose da raccontarti, e poi cosa farò ogni giovedì pomeriggio?》

Mi dava le spalle ma capii che stava piangendo. La signora High alzò piano la mano e le accarezzò il viso.

《Ieri ho insistito per fare una passeggiata in giardino. Ho visto una cosa e ti ho pensata subito. Proprio lì, sul tavolo.》Indicò l'altro lato della stanza.

Lei si avvicinò a dei fiori, avvolti in una carta gialla.
《Tulipani.》

《Sono sicura che se li lasci seccare, saranno ugualmente belli. Più originali.》

Quello era il suo regalo d'addio, e Grace lo sapeva benissimo. Per questo quel giorno non volle aggiungere altro, rimase minuti abbracciata a lei e poi si voltò per uscire dalla stanza.

Ricordo che quando mi avvicinai per l'ultimo saluto, mi sentivo mancare l'aria.

《Roy.》Stava sorridendo, gli occhi stanchi. 《Ormai sei un uomo, i confetti non ti servono più.》

Inside our soulsWhere stories live. Discover now