Capitolo 15 -Harry-

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"Dai Harry corri!" Draco correva davanti a me, con una mano intrecciata alla mia.
"Ma Draco, il check in è da quella parte!" Gridai io di rimando, puntando con la mano libera ad un punto indefinito proprio alle nostre spalle.
Draco rise spensierato e voltandosi un attimo indietro, verso di me, strizzò l'occhio malizioso.
"Lo so." Disse infatti. La borsa, appoggiata sulla mia spalla, era sballottata di qua e di la e produceva un fastidioso e ritmico rumore di oggetti che si muovevano, il tutto però passava in secondo piano, offuscato dalla felicità del mio compagno, che ancora ridacchiava, spingendo via i passanti e facendosi strada verso l'uscita dell'aeroporto. Solo quando arrivammo al marciapiede esterno, Draco si fermò, facendomi tornare a respirare regolarmente, mentre faceva segno ad un taxi di accostare. Subito la macchina fu al nostro fianco, e Draco di fiondò al suo interno, trascinandomi con sé e facendomi finire dritto sul suo petto tra le sue risatine e le mie proteste imbarazzate. "Dove vi porto?" Chiese il tassista, alzando gli occhi al cielo per il nostro scambio di effusioni, per poi guardare Draco, come se sapesse che fosse proprio lui quello a prendere decisione fra i due. Forse era evidente il mio essere passivo -decisamente in tutti i sensi- oppure ad essere evidente era la nostra differenza di età. On entrambi i casi mi sarei sentito profondamente a disagio, infatti, sprofondai nel sedile lasciando a Draco l'onere di rispondere. Lui, piuttosto tranquillo, diede all'uomo un indirizzo, per poi tornare a fissare il suo sguardo nel mio, con ancora il sorriso sulle labbra. "Come mai non torniamo a casa?" Chiesi curioso ma anche un po' preoccupato.
Draco mi accarezzò la mano con il pollice, disegnando sul suo dorso cerchi immaginari.
"Siamo qui, ormai. Concediamoci una gita fuori porta..." Disse logico. Sorrisi. Mi sembrava una fantastica idea, dato che in quei due giorni non avevo minimamente visitato la città. Ora con Draco sembrava stranamente ricca di interesse.
"Va bene, ma non mi va di dirlo a Blaise." Ammisi abbassando lo sguardo e ripensando alle parole dette da mio fratello riguardo Draco.
Il ragazzo al mio fiancò si irrigidì per un attimo, poi però si rilassò, prendendomi per il mento in modo che lo guardassi. "Vuoi che ci parli io?" Chiese tra i denti. Se qualcuno un paio di mesi prima mi avesse detto che Draco e Blaise avrebbero litigato o cose simili, non ci avrei minimamente creduto. Eppure in quei giorni avevo visto una tensione ed un astio tra di loro che mi faceva quasi male. Era come se per colpa mia la loro amicizia si stesse pian piano deteriorando. O era solo una mia impressione?
"No, per il momento voglio solo finire la scuola, al resto ci penseremo dopo." Dissi cercando di essere convinto. In realtà ero assalito dai miei, ormai familiari, mille dubbi, ma non volevo rovinare nulla con Draco. "Harry, lo so che c'è qualcosa che ti preoccupa. Ho imparato a capirti. Quindi per favore, parlami. Non ci siamo già detti troppe volte di essere sinceri l'uno con l'altro?"
Sospirai, come dargli torto?
"Non sto cercando di nasconderti qualcosa Draco. Penso solo che non sia il momento adatto per parlarne. Ti prego godiamoci questo momento e basta." Lo supplicai. Non avevo voglia di rovinare ancora il mio tempo a Chicago, sempre per colpa di mio fratello. "Va bene." Rinunciò Draco, limitandosi a tenere stretta la mia mano nella sua.
Circa cinque minuti dopo, l'auto si fermò davanti ad un hotel. Scesi con calma ed aspettai che Draco pagasse l'uomo. "Draco, non starai sprecando troppi soldi per me?" Chiesi quando fu al mio fianco. Lui sbuffò. "Non preoccuparti di questo." Disse contrariato, così rimasi in silenzio. Perchè forzarlo a parlare quando ero stato il primo a voler rimandare determinati discorsi?
"Allora che ne dici di entrare?" Chiese offrendomi nuovamente la sua mano, riacquistando il sorriso.
Annuii.
L'interno era luminoso e familiare, arredato con mobili in legno antico e massiccio che impregnavano l'aria del loro particolare odore. In pochi minuti Draco prese la chiave della stanza che aveva già prenotato e tornò da me, facendosela dondolare tra le dita.
"Ti piacerebbe se andassimo a fare un giro prima di venire qui? Potremmo pranzare da qualche parte e visitare un po' i dintorni..." Propose tranquillo. Io annuii.
Era strano e piacevole vederlo così rilassato, con i suoi jeans strappati e la sua felpa senza cappuccio.
"Mi sembra una buona idea." Ammisi sorridendogli grato. Insieme passeggiammo come due ragazzini per le strade affollate della città, senza alcuna preoccupazione, senza neppure pensare al dopo. In quel momento sapevo che entrambi stavamo cercando di goderci qualsiasi cosa ci stesse succedendo nel presente, nessuno dei due era pronto a pensare al futuro. Quando arrivammo al Millennium Park era ormai primo pomeriggio e io e Draco, muniti di un paio di panini e bottigliette d'acqua, ci accampammo sotto al Cloud Gate, tra i visitatori curiosi che si mettevano in posa per essere immortalati accanto alla struttura. In quel momento, preso da una sorta di invidia mista a qualcosa che non riuscivo a classificare, presi il mio cellulare ed aprii la fotocamera interna, posizionandomi per scattare un selfie.
"Draco?" Chiamai. Il biondo, che stava addentando il suo panino con fame vorace, si voltò verso di me e di conseguenza verso il telefono, proprio nell'attimo in cui stavo scattando. Abbassai l'apparecchio tecnologico e osservai il risultato ottenuto. Io sorridevo felice, mentre il mio compagno fissava la camera sorpeso. Sorrisi.
"Sei felice?" Sussurrò Draco al mio orecchio, facendomi rabbrividire. Annuii, spostandomi da lui, soltanto per guardarlo negli occhi.
"Sono felice anche io. L'altro giorno hai detto che non pensavi che io e te stessimo insieme, quindi mi sembrava doveroso concederti un appuntamento..." Ammise dando un morso al suo sandwich con soddisfazione. Arrossii. "Non dovevi." Dissi timidamente. Apprezzavo e adoravo le attenzioni che Draco mi rivolgeva, ma il fatto che dovesse fare qualcosa per accontentarmi mi metteva a disagio.
"Infatti, non dovevo, ma mi andava di farlo, perchè te lo meriti... Ce lo meritiamo." Disse tranquillo. Io annuii. Uscimmo in parecchie foto di vari turisti, che probabilmente non si erano nemmeno accorti della nostra presenza dietro di loro. Draco mi teneva stretto al suo petto, la mia schiena era appoggiata al suo busto ed il suo mento sulla mia testa, mentre le sue mani si intrecciavano alle mie. In un primo momento mi ero preoccupato e vergognato, molti ci guardavano, alcuni con allegria, altri con disappunto. Draco aveva, però, saputo tranquillizzarmi, continuando a sussurrarmi cose senza senso, facendomi distrarre.
"Vorrei vivere questo momento per l'eternità" Fu il pensiero che in quel momento mi balenò nella testa, ma che tenni per me, troppo timido per esternarlo. Ero ancora convinto di non essere all'altezza di Draco. Lui era un uomo e come tale aveva i suoi doveri, badare a me non rientrava in uno di quelli e io non avevo la minima intenzione di diventare o essere un peso. Sapevo anche che i nostri sentimenti erano sinceri e che lui mi voleva per davvero con sè, a dispetto di ogni nostra incertezza.
"Draco?" Lo chiamai arrossendo violentemente quando nel girarmi la mia faccia si ritrovò a pochi centimetri dalla sua. "Dimmi." Rispose serio. Cominciai a giocare con l'orlo della maglia per paura di perdere il filo del discorso se solo lo avessi guardando per un altro istante.
"Il giorno prima di partire... sai a pranzo... hai ricevuto una telefonata, chi era?" Mi decisi a chiedere. Era da quando Draco era letteralmente corso via dall'appartamento che quel pensiero formicolava fastidioso nei meandri della mia mente.
"Come mai me lo chiedi?" Fece lui evasivo. Repressi un gemito di frustrazione e non mi diedi per vinto. "Mi sei sembrato alquanto scosso e poi... dovremmo dieci tutto no?" Tentai, anche se non sapevo se la mia tattica avesse funzionato o meno.
"Te lo hanno mai detto che sei un manipolatore?" Mi schernì sorridendo impercettibilmente.
Poi senza farmi rispondere alla sua domanda, probabilmente retorica, continuò a parlare.
"Diciamo che non posso più fare il ballerino di professione..." Sbottò passando di una mano tra i capelli per poi alzare le spalle in un cenno di sconforto. "È successo qualcosa al locale?" Chiesi allora io. Lui sospirò.
"Ho ancora un lavoro se è questo che ti preoccupa." Mi rimbeccò glaciale, stroncando ogni mio tentativo di capire la situazione.
Il telefono prese a squillarmi, era Blaise. Imprecai, poi feci segno a Draco e aprii la chiamata. "Ehi Bro!" Salutai cercando di essere il più naturale possibile, ero decisamente un pessimo bugiardo e se non stavo attento Blaise avrebbe capito ogni cosa. "Harry? Dove sei finito? Avevi promesso di chiamarmi una volta atterrato." Mi sgridò preoccupato, maledii me stesso per non essermi ricordato di quel particolare. Accennai ad una risata e accampai una scusa. "L'aereo ha avuto un bel po' di ritardo, ma non preoccuparti, Draco è stato talmente gentile da venirmi a prendere e portarmi a casa." Dissi sicuro. Blaise rimase un attimo in silenzio, facendomi temere il peggio, poi sospirò, chiaramente rassicurato dalle mie parole.
"Va bene. Harry per favore stai attento." Disse prima di chiudere.
Draco guardava lontano, con lo sguardo fisso, offuscato dai pensieri.
"Ehi, possiamo andare in albergo? Scommetto che un bel bagno caldo farà bene ad entrambi." Accennai ad un sorrisetto malizioso, tentando di deviare Draco dalle sue preoccupazioni. "Sì, penso tu abbia ragione." Approvò.
Nel tragitto verso la nostra meta, ci fermammo spesso ad osservare le varie vetrine e comprammo anche varie cose inutili che avevano, però, attirato la nostra attenzione.
"Fatto spese, Signori?" Chiese gioviale il receptionist al quale rivolsi un sorrisino timido, mentre Draco lo fulminava cattivamente, chiedendo bruscamente la posizione della nostra stanza e come arrivarci. Rivolsi al malcapitato uno sguardo di scuse per l'antipatia del mio compagno e seguii quest'ultimo verso la nostra camera.
La suite era grande quasi quanto l'intera casa di Draco, ed era interamente costituita da mobili ed accessori dai colori caldi,  entrai saltellando e mi buttai sul letto matrimoniale con un sospiro appagato. Il materasso era comodissimo. Davanti a me Draco si era appoggiato alla scrivania e mi guardava interessato, talmente concentrato da sembrare arrabbiato. Mi issai sui gomiti e ricambiai lo sguardo, curioso.
"Vado a riempire la vasca." Fu tutto quello che disse, però, prima di lasciare la stanza. Per un secondo rimasi a fissare il punto nel quale era sparito, poi, mentre il rumore dell'acqua riecheggiava nell'aria, mi abbandonai nuovamente sulla superficie comoda del letto, prendendo il telefono in mano e cominciando a digitare velocemente un messaggio per Ron, avvertendolo del mio rientro posticipato.
"Harry?" Alzai lo sguardo,convinto di incrociare gli occhi di Draco, ma mi sbagliavo. Il ragazzo mi stava evidentemente chiamando dal bagno. Spensi il cellulare e lo appoggiai sul comodino prima di raggiungere il mio compagno nell'altra stanza.
La prima cosa che vidi furono i vestiti a terra, gli stessi vestiti che poco prima indossava Draco. Trattenni il fiato e spostai l'attenzione sul soggetto di ogni mio pensiero. Lui era lì, con i capelli cenere umidi per il contatto con l'acqua, gli occhi semichiusi e il corpo gloriosamente nudo. "Sai, credo di aver riempito la vasca con dell'acqua troppo fredda..." Disse malizioso, guardandomi con aria famelica. Avanzai di un passo e lo sfidai con gli occhi, spogliandomi lentamente. "Non amo l'acqua fredda, come penso di risolvere la situazione?" Chiesi furbo, lui sorrise e afferrandomi per un braccio, mi tirò su di lui. L'acqua strabordò dalla vasca finendo irrimediabilmente sul pavimento, con uno scroscio offeso. Draco mi baciò con foga. "Non preoccuparti ci sono io a riscaldarti." Mormorò facendomi avvampare. Avrei dovuto essermi abituato ai suoi modi di fare, al suo essere così espansivo che a volte lo faceva risultare quasi fuori luogo, avrei dovuto essermi abituato alla dolcezza e alla passione che ogni volta caratterizzavano i nostri rapporti e all fossetta meravigliosa che si creava sul viso di Draco ogni volta che mi lasciavo scappare un gemito sommesso o una dichiarazione indesiderata; eppure per me ogni volta sembrava la prima. Mi sentivo come se fosse la prima volta che Draco mi toccava il petto, segnando il suo passaggio con i suoi caldi baci; sembrava la prima volta che mi viziava con tutta la sua esperienza facendomi arrivare a godere come mai nessuno aveva fatto; e mi sentivo come se per la prima volta avessi trovato ciò per cui valeva la pena vivere.
Senza rendermene conto le lacrime presero a scivolare sulle mie guance facendo bloccare Draco su di me, preoccupato. "Ehi, piccolo. Che succede? Ti ho fatto male?" Chiese accarezzandomi il viso con dolcezza inaudita. Se fosse stata una diversa occasione mi sarei sicuramente arrabbiato per il nomignolo appena ricevuto, eppure in quel momento non trovai necessario impuntarmi su una simile sciocchezza, anzi, avevo trovato quell'appellativo piuttosto carino. Scossi la testa e sorrisi.
"Scusa. Tu non hai fatto niente." Dissi sicuro di quello che avrei detto subito dopo. Era arrivato il momento giusto, ne ero certo. "Sono io che sento il bisogno di essere sincero con te." Continuai guardandolo negli occhi, stringendo le sue spalle con le mie esili mani, quasi come se mi stessi appigliando ad esse per poter rimanere lucido. Aprii la bocca per parlare, ma proprio in quel momento il telefono di Draco nell'altra stanza prese a squillare. Richiusi la bocca e lo guardai supplicandolo con lo sguardo. Lui sospirò, ma al contrario delle mie aspettative, si divise da me e corse a rispondere, buttandosi velocemente un' accappatoio sulle spalle. Rimasi con il fiato sospeso, mentre la suoneria cessava, sostituita dalla voce del ragazzo.
"Minerva." Il mio cuore si alleggerì di poco dalla stretta che lo stava attanagliando, ma stranamente non riuscì a calmarsi del tutto. Sbuffai ed uscendo dalla vasca mi apprestai a svuotarla. Presi il secondo accappatoio e lo misi addosso, poi lanciai un paio di asciugamani a terra per sopperire all'allagamento causato dalla nostra negligenza.
"Cosa? Ma non possono farlo." Sbottò Draco. Sentii i passi pesanti dei suoi piedi nudi e mi affacciai dalla porta per controllare cosa stesse succedendo. Il biondo aveva una mano tra i capelli e lo sguardo a metà tra il furioso e il disperato. Camminava su e giù per la stanza, con gli occhi fissi in un punto indefinito. Indeciso sul da farsi me ne rimasi inerte sulla porta, cercando di decifrare le parole della donna dall'altro capo del telefono. Cosa che non mi riuscì affatto, così fui costretto a tornarmene nel bagno, ed in attesa che l'altro mi spiegasse la situazione, presi ad asciugarmi i capelli.
"Harry?" Erano passati circa dieci minuti, i miei capelli erano perfettamente asciutti e ricadevano disordinati sulla mia fronte. Spensi il phon e mi voltai verso la porta dove Draco mi stava fissando. Era vestito con uno dei suoi pantaloni strappati e sopra aveva una maglietta a maniche lunghe di un beige che gli stava tremendamente bene. Aggrottai le sopracciglia confuso.
"Dobbiamo andare. Devo tornare a New York." Disse soltanto.
Ciò che successe in seguito mi risultò tremendamente confuso ed inverosimile, come se qualcuno mi avesse ovattato i sensi ed io non fossi in grado di riprendere del tutto le mie piene facoltà. Draco mi aveva preso per mano durante l'attesa per il check-in e per tutto il viaggio, ma dalla sua bocca non era uscita una parola. Solo all'atterraggio sentii di nuovo la sua voce.
"Ti ho chiamato un taxi. Ti porterà a casa tua." Mi avvisò muovendo le dita veloci sul suo cellulare, probabilmente inviando un messaggio. Annuii meccanicamente, eppure dentro di me piano piano stava svanendo ogni cosa, facendomi percepire solo uno strano vuoto.
"Harry? Mi hai sentito?" Draco mi scosse per le spalle ed il suo tono sembrava vagamente preoccupato.
Annuii nuovamente.
"Okay, allora... Ti chiamerò." Disse.
Era una promessa? Un'affermazione? Un saluto? Un addio?
Forse avrei dovuto chiederglielo, ma le parole non riuscivano ad uscire di bocca. Un taxi si fermò davanti a noi e il biondo mi aprì lo sportello, facendomi entrare, lasciandomi un bacio a stampo sulle labbra e indicando all'autista il luogo in cui avrebbe dovuto portarmi, poi chiuse lo sportello e sparì dalla mia visuale. Girandomi indietro riuscii a vederlo correre sul marciapiede fino alla sua macchina, lo vidi partire e sfrecciare nella direzione opposta alla nostra.

#angolo autrice
Auguriiiiiiiiii. Sì sono in enorme ritardo con la pubblicazione ed il capitolo è breve come suppongo sarà breve la mia vita dopo che lo avrete finito di leggere. Maaaaaa, ciancio alle bande, sono qui, no? E a Natale sono tutti più buoni quindi risparmiate la mia vita.
Cosa ne dite? Fatemelo sapere con un commento e/o accendendo la stellina qui sotto.

Domandina del giorno:
Cosa vi ha portato Babbo Natale?
A me un Dray portachiavi e un Hagrid mini ❤️

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