BRIOCHE AL FARRO!

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  Disse che la brioche al farro era speciale, buonissima, che dentro c'era la marmellata di lamponi e lo yogurt, ma io tirai dritto per la mia strada, scelsi il bombolone alla crema e la cosa finì lì. O così credetti.
La mattinata non riservò sorprese: in un paio di occasioni lei tirò fuori ancora la storia che la brioche al farro era stata squisita, ma io avevo ancora dello zucchero a velo sui baffi e feci in modo che mi durasse delle ore tirandolo giù con la lingua ogni volta che ne sentivo il bisogno.
A mezzogiorno però qualcosa si mosse, dentro di me intendo. Al suono della sirena mi infilai in macchina per andare a pranzo ma non ero affatto entusiasta all'idea di un piatto di pasta, cosa che mi sarei trovato sotto al naso di lì a poco.
Lì per lì diedi la colpa al bombolone e allo zucchero a velo ma sapevo che non era quello il problema e nonostante cercassi di convincermene in tutte le maniere mi ci vollero appena un paio di curve per cedere, per dichiararmi sconfitto: avevo voglia di una bella brioche al farro, ma dove trovarla? Dove a quell'ora?
Mi fermai in un paio di pasticcerie sula strada. La prima stava chiudendo e non aveva più nessuna brioche. La commessa mi disse che comunque non ne facevano al farro, che nessuno gliene aveva mai chieste prima. La seconda pasticceria aveva ancora qualche brioche ma ovviamente nessuna al farro. Il proprietario me ne offrì una integrale al miele ma io rifiutai con decisione, non potevo accontentarmi di una cosa del genere.
Ciononostante, ad ogni minuto che passava, la voglia di brioche al farro aumentava in maniera esponenziale diventando a tratti del tutto insostenibile: volevo quella brioche e la volevo subito anche se ovviamente mi rendevo conto che la situazione era quantomeno disperata.
A pochi metri da casa mi ricordai del baretto della Stazione, il quale, qualcuno m'aveva detto, serviva delle deliziose colazioni con prodotti speciali, non surgelati ne preconfezionati: mi fidai di quella voce e del mio istinto e feci subito un'inversione a U, d'altro canto, non avevo alternative.
Raggiunto il baretto parcheggiai a lato della strada lasciando la macchina aperta e con le quattro frecce. Non so cosa avessi davvero in mente in quel momento, l'idea della brioche al farro mi rendeva cieco e allo stesso tempo pieno di rabbia: come potevo aver scelto il bombolone? Un fetentissimo bombolone alla crema al posto di una golosissima brioche al farro, marmellata di lamponi e yogurt... Lei aveva ragione, l'aveva avuta fin dall'inizio.
Entrai al bar quasi facendo sbattere la porta attirandomi le ire di un paio di clienti seduti al bancone ma me ne feci subito una ragione e tirai dritto verso il cofanetto delle brioche. Diedi un'occhiata a quello che era rimasto in vendita e per poco non presi il volo come un dirigibile: in fondo, sul secondo ripiano, seminascosta da un tortino di mele... la riconobbi subito... c'era una brioche al farro e sembrava proprio tale e quale a quella che mi era stata offerta solo qualche ora prima.
Avevo il cuore in gola, le mani sudate e sentivo nettamente le budella ritorcersi nello stomaco: la brioche al farro doveva essere mia.
Successe tutto in una fazione di secondo o così mi parve. Alzai il vetro, afferrai la brioche e la addentai con violenza, come se fosse l'ultima cosa commestibile sulla faccia della terra, come se da ciò dipendesse non solo la mia vita ma anche quella del pianeta, come se all'interno vi fosse racchiuso il segreto dell'eterna giovinezza.
Quando il barista riemerse dal retrobottega avevo della marmellata di lampone che mi colava sul mento e delle strane granaglie sparse sul colletto della giacca.
Prima che parlasse gli infilai dieci euro tra le dita e uscii.
La brioche al farro aveva placato ogni voglia tranne una: mi sedetti in auto e piansi aggrappato al volante.  

Il libro delle piccole StorieOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz