Suo padre la raggiunse e la strinse forte a sé con gli occhi lucidi per la commozione. Stava crescendo, e questo rendeva i suoi genitori fieri ma anche tristi e spaventati. Il loro non era un mondo facile, ma lei lo amava così com'era, con tutte le sue imperfezioni e i pericoli che comportava.

«Mi raccomando, Sof, scrivici spesso. Mandaci tanti messaggi e raccontaci del tuo primo anno a Incantia, okay?»

Sentiva gli occhi pizzicare, ma non poteva permettersi nemmeno una lacrima. Avrebbe soltanto complicato le cose.

«Te lo prometto, papà. Ti scriverò ogni volta che posso.»

La madre, invece, era commossa ma raggiante. Sapeva quanto ci tenesse a frequentare quella scuola e, di conseguenza, era felice per lei.

«Scrivici per qualsiasi cosa, ma sono sicura che starai bene. Incantia è un luogo eccezionale.»

Lo so, avrebbe voluto dirle, perché in cuor suo sapeva che quella scuola era il posto perfetto per una come lei, ma non ne ebbe il tempo, perché il grande orologio al centro della piazza aveva emesso un lungo e tonante rintocco, segno che mancavano pochi minuti alla partenza delle carrozze.

«Ah, Sofia!» la richiamò poi. «Spero che sia il miglior compleanno della tua vita.»

Le sorrise da lontano, diretta già verso le carrozze, pronta a scovare la sua.

Doveva muoversi se non voleva perdere il suo passaggio.

Lasciò la valigia all'addetto e cercò la carrozza con il numero che era scritto sul suo biglietto. Ognuno di loro aveva un ticket che permetteva il trasporto a Incantia e su ognuno c'era un numero che corrispondeva a quello di una carrozza.

Quando la trovò si voltò per salutare i suoi genitori, con le mani alzate in segno di saluto e, nel frattempo, nella sua testa rimbombò un buon compleanno, figlia mia.

Era la voce di papà. Lo guardò, poi osservò sua mamma che le fece un occhiolino. Lo aveva sentito anche lei.

Telepatia, pensò. Sperava di riuscire ad esercitarla anche lei, un giorno.

Dopodiché si voltò, salì su quella carrozza con un peso in meno sul cuore e non si guardò più indietro.

L'abitacolo non era certo piccolo quanto sembrasse dall'esterno. Di fronte all'entrata c'erano quattro sedili in pelle nera, mentre alla sua destra c'era un vero e proprio banchetto, solo per i quattro ospiti di quello spazio.

Improvvisamente, senza nemmeno un avvertimento, la carrozza si alzò in volo e per un attimo temette di cadere.

«Attenta!»

A parlare era stato un ragazzo dagli occhi azzurri come il ghiaccio, i capelli più neri della pece e un ciuffo non troppo lungo alzato sicuramente con del gel. Le labbra rosee erano incastonate perfettamente sul suo volto, sotto il naso dritto, il volto pallido, troppo pallido per essere umano.

Vampiro, le urlava ogni suo senso.

Il torace era fasciato da una maglia nera aderente che permetteva di scorgere i muscoli contrarsi a ogni movimento.

E Dio, se era bello.

«Ti sei fatta male?» chiese, mostrandole un timido sorriso.

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⏰ Last updated: Jul 03, 2020 ⏰

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Incantia - La rosa bluWhere stories live. Discover now