La Storia di una Vita Insieme

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Gli inverni napoletani erano caratterizzati da un clima mite. Le giornate venivano riscaldate a malapena per via delle basse temperature. A soli dieci anni, mi armavo di cappotto e mi recavo a lavoro. Allora i tempi erano difficili: era il periodo del dopoguerra. La fame arricchiva i popoli colpiti. Io e le mie piccole sorelle già lavoravamo; è così che aiutavamo l’economia della nostra famiglia. Io ero una piccola operaia in una fabbrica. La mia mansione era: cucire, con minuzia, gli orli dei guanti. Una bambina come tante che al posto di giocare con bambole di pezza, era cresciuta per dar manovalanza ad una popolazione messa in giocchio.

Di domenica io e la mia famiglia ci recavamo nella Chiesa Cattolica Evangelica per partecipare alla Santa Messa. C’era un giovanotto che suonava la fisarmonica ad ogni cantico.

Ed io rimasi incantata da una bellezza introvabile.

Incontrai lui: Giovanni, figlio del pastore che proclamava la parola di Dio; aveva poco più che quattordici anni.

Lui faceva parte di una famiglia con ben diciotto figli: tutti credenti. Quando il pastore si accorse che io ero quella bambina che, con zaino in spalle, mi recavo alla fabbrica di fronte la loro abitazione: comunicò alla mia dolce mamma che potevo mangiare un pasto quando avevo la mia ora libera. Non poté far altro che accettare quell’allettante offerta in quanto attraversavamo un periodo di crisi e non potevano assicurarmi altrettanto.

Ero innamorata del loro primogemito: moro, alto, magrolino e lavoratore. Durante la messa, non mi facevo sfuggire la mia occasione: sgattaiolavo tra la folla di persone per dargli la mano e dirgli: “Pace Fratellino”.

In comunità dirci “Pace” era la nostra forma di rispetto più nobile. Quando sapevo che era presente anche lui, indossavo: la mia camicetta rosa decorata con merletti, la mia gonna ed un paio di scarpe bianche con un fiocchetto decorativo regalatemi dal mio adorato papà.

Quello era il mio modo per farmi notare da quel giovanotto ammirato anche da altre fanciulle.

Ero innamorata di lui.

Frequentavo giornaliermente la casa paterna, solo per avere la possibilità di poterlo vedere. Per mia sfortuna però non succedeva mai perché quando io ero libera, lui era impegnato col suo lavoro.

Speravo si accorgesse di me. Ma al suo posto un giovane si recò da mio padre a chiedergli la mia mano. Io non lo volevo, non ero innamorata di lui. Quando mio padre mi comunicò della proposta di matrimonio fatta contro il mio volere e senza che io ne sapessi nulla; mi ribellai: “Non lo conosco! Non sono innamorata di lui.” Gli urlai contro. Mi rinchiusi in camera a piangere. Il mio cuore voleva Giovanni.

Il silenzio mi accompagnava a casa ogni volta che il mio orario lavorativo giungeva al termine. La speranza che lui si accorgesse di me, stava svanendo.

Quando stavo per arrendermi, Giovanni mi corse dietro, affannato mi disse: “Amalia fermati, devo parlarti!”

Il mio cuore balzò in gola. Non sapevo cosa aspettarmi da quel ragazzo che mi faceva brillare gli occhi come la luna su un mare estivo.

Mi prese la mano e mi disse: “Amalia sento che provo qualcosa di forte per te! Mi sento innamorato!”

Ero lusingata, non riusciì a proferire parola in quell’istante. Poi feci un grosso respiro e risposi: “Ti farò sapere tra una settimana!”

Io gli avrei detto subito di si e gli avrei gettato le braccia al collo, ma preferiì arricchire la sua curiosità.

Restò sbigottito dalla mia risposta a bruciapelo. Senza fiatare, corse verso casa sua e saltò sul suo motorino laccato rosso. Sfrecciò davanti ai miei occhi.

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⏰ Terakhir diperbarui: Oct 28, 2017 ⏰

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