Mai. Forse.

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  *I personaggi sono una proprietà assoluta di Eichiiro Oda, che detiene tutti i diritti dell'opera One Piece. Tale ff non è assolutamente a scopo di lucro. Benvenuto lettore/lettrice che ti accingi a leggere. Spero di non farti perdere tempo e che possa averti regalato qualche minuto di piacevole lettura. Se fosse così o (più realisticamente xD) ti avessi annoiato o addirittura fatto incazzare per la banalità del testo o per qualunque altro motivo, ti pregherei di commentare, così da capire se questo iniziale esperimento può continuare o se fosse meglio finirla qua. Ogni opinione che si argomentata vale più dell'oro, per me. Come tutti i membri della ciurma, anch'io ho un sogno: vivere di scrittura. Ti va di aiutarmi, caro/a lettore/lettrice, a realizzare il mio sogno? *







La sveglia iniziò la sua opera in perfetto orario, alle 8:00 in punto.
Una mano dal colorito di un bianco pallido e dalle lunghe dita affusolate, cominciò a cercare nel vuoto colei che disturbava la quiete che regnava sovrana solo pochi attimi prima. Ecco il pulsante di spegnimento.
Ah, il silenzio. Lo considerava un po' come la scrivania sulla quale adagiare i pensieri, spostarli da una parte all'altra, impilarli uno sopra l'altro o farne piazza pulita, stracciandoli.
Ora che lentamente prendeva coscienza di sé, Sanji Vinsmoke ripensava alla notte da poco lasciata e al gran frastuono che regnava nella sua testa, protetta da lunghi capelli lisci di un biondo acceso. "Non dovevo tornare alle 4. Ma ballare con Bibi, così stretti, così caldi... oh, se eravamo caldi..."
Sanji non era stato il solo a svegliarsi. Purtroppo, il tempo gli era contro e sapeva di dover posticipare il suo divertimento privato. Prese coraggio, si alzò dal suo comodo letto a due piazze e si diresse verso il bagno. Sbrigato il suo ricongiungersi con la natura, cominciò a vestirsi: camicia blu cobalto, cravattino nero in tinta con giacca e pantalone. Una seconda occhiata allo specchio, giusto per sistemare i capelli e il distintivo sopracciglio a ricciolo. Non gli importava la destinazione, voleva sempre essere al meglio, soprattutto per non sfigurare davanti alle ragazze.
Anche se il suo cuore era solo per una di loro, non vuol dire che tutte le altre meravigliose fanciulle che popolano la città dovevano privarsi di una tale bellezza. Accompagnava queste osservazioni alla ricerca di cellulare, portafoglio, accendino e sigarette King Ground. Oggi doveva andare in facoltà per sapere il risultato di un esame scritto fatto due settimane fa.
Non aveva problemi di media, era uno dei migliori del corso di Scienze della Nutrizione, ma aveva fatto una scommessa con suo nonno e non aveva intenzione di perdere. Nel tragitto, accese la prima sigaretta della giornata.

Il polo di Medicina non era distante dal suo appartamento e nel giro di 20 minuti, eccolo arrivato all'Università degli Studi della Rotta Maggiore. Studenti di ogni etnia ed età popolavano l'ateneo, chi in attesa di seguire le lezioni, chi doveva sostenere un esame, chi semplicemente era lì per passare una giornata in allegria con i colleghi, con la classica scusa dello "studiare insieme". Spiccava, tra le tante, una testa verde appartenente ad un ragazzo con indosso una katana di legno, di quelle che usano i principianti per allenarsi.
L'aitante biondo si fece largo tra la folla e si diresse verso il secondo piano, davanti alla stanza 246, ufficio del prof. Eneru.
Eccoli lì, i risultati, ordinati per matricola. Eccola.
29. Sanji non voleva crederci. Bussò alla porta e un duro "Avanti!" gli permise di oltrepassarla. "Buongiorno, Professore. Vorrei chiedere delucidazioni in merito al voto. 29, suvvia. Cosa aveva il mio compito da non meritare un 30 pieno?"
Sanji si sforzò di esprimersi con un tono pacato e distaccato, anche se avrebbe voluto riempire di calci la faccia saccente e presuntuosa che si trovava davanti.
"Vinsmoke, un 29 non è da prendere alla leggera, anzi, dovrebbe solo ringraziarmi al pari di come, nell'antichità, si veneravano gli Dei. Chiarito questo, il suo esame non era da 30 perché non mi ha convinto la sua risposta in merito alla ricetta Kanama applicata ad un allenamento di tipo aerobico.
Se ci fosse il bisogno di spiegarle la differenza strutturale inconciliabile tra l'uno e l'altro, sarei costretto a rivalutare il voto attuale..."
Sanji, mordendosi la lingua: "No, professore, non c'è bisogno. Buona giornata."
Cazzo. Cazzo. Cazzo.
Altra sigaretta.


La giornata non era iniziata bene, ci voleva un caffè al bar di fronte. Non perché facesse un caffè migliore rispetto a quello dell'università, ma perché c'era meno fila e Sanji non era dell'umore adatto da sopportare troppa gente accalcata su di sé.
Inoltre, al Jolly Roger Cafè era di casa, insieme a quei soggetti un po' "stravaganti" che componevano la sua cerchia di amici. Di compagni. La sua ciurma, come uno di loro li definiva. "Ehilà, Sanji! Come va?!? Ti vedo giù. Problemi??"
Il sorriso della prosperosa Shiraoshi, una delle cameriere, gli sollevò un po' il morale: "Mia dolce Shiraoshi, non devi preoccuparti per me, solo con la tua bellezza riesci a togliere ogni preoccupazione." Lei sorrise dolcemente, essendo ormai abituata al comportamento da gentleman ostinato di Sanji. Si voltò e andò a preparare il caffè nero bollente per il cliente.
Nel mentre, il telefono di Sanji cominciò a squillare. "Pronto?"
"Ehi amico, oggi mi sento suuuper!"
"Franky, se mi hai chiamato solo per dirmi questo ti vengo a prendere a calci, oggi non è giornata."
"Siamo di malumore, eh. Cos'è, problemi con Bibi? Comunque, ti ho chiamato per dirti che stasera c'è l'inaugurazione di un nuovo locale, il Marijoa. Io e Usopp siamo suuuper carichi, mi faresti il favore di girare la voce agli altri? Sono al lavoro e se Iceberg mi vede parlare al telefono finisce a pugni. A stasera!"
"D'accordo Franky, a stasera". Ci voleva un po' di svago, soprattutto visto che sarà l'ultimo per un po'.
Shiraoshi portò il caffè al biondo. Lasciò che l'aroma intenso gli entrasse nelle narici e che il gusto forte e deciso di quella miscela lo avvolgesse, irradiando una scarica di energia di cui certamente aveva bisogno.
Stava accompagnando la tazzina alle labbra per un secondo sorso di piacere, quando fu colto da un improvviso abbraccio che per pochissimo non gli fece cadere il caffè sul tavolino. "Saaaaanji!"
Un ragazzo più basso di Sanji, con i capelli e gli occhi di un nero corvino, un cappello di paglia in testa, una cicatrice sotto l'occhio sinistro e un sorrisone a 32 denti, aveva avvinghiato il biondo in una morsa che nella mente del moretto era un modo come un altro di salutare un membro della sua ciurma, invece per Sanji era solo istigazione all'omicidio. "Rufy, dannato bastardo, lasciami o ti prendo a calci!!".
Shiraoshi rise leggermente a quella che era una delle scene tipiche quando c'era di mezzo Rufy. Studente di Scienze Motorie, era un portento in qualsiasi attività sportiva, anche quella dove occorreva un certa forza muscolare, come la Box o il lancio del peso. Ebbene, Rufy aveva sì un fisico snello, ma conteneva una forza non indifferente. Lo potevano testimoniare Crocodile e Arlong, due bulli delle superiori che Rufy conciò per le feste.
"Dai Sanji, cosa c'è che non va? Hai fame? Perché io ho fame. FRIGNOOOOSHIIII, PORTAMI QUALCOSA DA MANGIARE, PER FAVORE!"
"Rufy, ti ho preceduto: ecco 5 tramezzini con pomodoro, uova, tonno e insalata. Buon appetito!"
Il ragazzo cominciò ad ingurgitare tutto come se ne non mangiasse da giorni.
Ed erano solo le 10 del mattino.
"Ricordi la scommessa che ho fatto col vecchio? L'ho persa. Comunque, stasera si va all'inaugurazione di un locale nuovo, ci vai con Nami o ti passo a prendere io?"
"Tranquillo, mmmgnoom, vado con Nami gnomgnogm, così le racconto di Boa! Comunque mi dispiace per la scommessa!"
"Pazienza. Quindi ci sono novità con Boa? Ci aggiorniamo stasera.
Ora devo andare, passo dalla dolce Nami prima di andare a pranzo con Bibi.
Vuoi unirti a noi?"
"gnom No no, gnom, ho lezione dalle 12 alle 19 gnom gnom, infatti ordino altri 5 tramezzini gnom gnom, hai dei soldi da prestarmi?"
Sanji, dopo aver pagato anche lo "spuntino" dell'amico, uscì dal Jolly Roger in direzione del Polo M, dove la sigla stava per Meteorologia.
Altro giro, altra sigaretta.

Alla vista, la struttura era un po' fatiscente, poiché in cima ad essa vi era stata installata una macchina per l'assorbimento energetico dei fulmini.
Peccato che era stata costruita da degli idioti, visto che era esplosa al primo fulmine, deturpando visibilmente il Polo.
Anche qui vi erano numerosi studenti che orbitavano nell'abitacolo. Facendosi strada, notò un tizio con in mano un borsone e una katana di legno addosso. Curioso. Piccola università. Arrivò davanti alla porta di una delle aule studio messe a disposizione dalla facoltà, trovandola chiusa, ovviamente. Bussò 3 volte e per due abbassò la maniglia. Una voce dall'altra parte, parlò: "Mandarini o arance?"; la risposta del biondo non tardò ad arrivare: "Mandarini, mia dolce Nami."
Il rumore della chiave nella serratura, un giro, due, la porta che si apre.
Eccola, Nami. Una bellezza fuori dal comune: lunghi capelli arancioni, seno alto e prosperoso falsamente coperto da un camice da laboratorio, vita sottile e gambe perfette, anch'esse fasciate da dei fortunatissimi jeans.

Ah, Nami, se solo non fossi fidanzato e se solo tu non fossi...

I pensieri di Sanji vennero interrotti proprio da colei che stava adorando. "Allora??? Sto preparando un esame e ho bisogno di assoluta privacy. Ho già dovuto mandare via ben 4 scocciatori oggi."
"Beh. Vorrei ricordarti che ti trovi in un'aula che, in teoria, dovrebbe essere condivisa con gli altri studenti. Non che dietro al tuo cambiare parola d'ordine ogni giorno non vi sia del genio ma... il camice? Che c'entra con il tuo corso?"
"Con meteorologia niente, l'ho... preso in prestito. Polo P, quello del policlinico. Diciamo che potrei aver detto che sono la Dottoressa Vattelapesca e ho bisogno di questo spazio per una conferenza sugli uragani. Consideralo un "vestito di scena"."
La bellezza di Nami era direttamente proporzionata alla sua furbizia.
"Allora ti lascio continuare la tua recita, sono passato solo a dirti che stasera si va all'inaugurazione di un locale e che Rufy verrà in macchina con te e Robin."
"Ma come?!? Non potete portarlo tu e Bibi??"
"Ha detto che voleva venire con te, così da poterti parlare di Boa Hancock."
"Troia."
"Nami, suvvia, sai essere più elegante di così. O, quantomeno, meno diretta."
"Sono anche troppo buono. Si crede Miss Universo solo perché ha vinto qualche concorso di bellezza a livello regionale. La detesto."
"Certo... è comprensibile. Ma le cose stanno così. Ci aggiorniamo per stasera, vado a pranzo con Bibi."
"Salutamela e dille che aveva ragione lei: quel vestitino che abbiamo comprato insieme mi ha permesso di evitare 2 multe per eccesso di velocità."

Nami con un vestitino aderente e scollato... Sanji, contegno!!

"Riferirò! A più tardi!"

Prima di andarsene dal Polo M, andò in cerca di un bagno. Ricordava ce ne fosse uno due corridoi a destra. Era proprio da lì che c'era un gran baccano, e non ci volle molto per capire di chi si trattava. "shiiishishihhsihiiiii".
Quella risata irritante era impossibile non riconoscerla.
Era il dottor Hogback, un talentuoso ex chirurgo che insegnava presso la Rotta Maggiore, ma successivamente ha abbandonato il suo incarico per cause di forza maggiore: un brutto esaurimento nervoso, dovuto alla prematura scomparsa della figlia Cindry, attrice di teatro, caduta dal palcoscenico durante la prima di uno spettacolo. Peccato che, spesso e volentieri, Hogback orbitasse tra i poli scientifici, brandendo bisturi, forbici e divaricatori. Per adesso non c'erano stati feriti, ma non era il massimo della sicurezza avere un individuo in uno stato mentale precario aggirarsi armato di bisturi. Sanji andò verso l'ex chirurgo, spostò gli studenti che tentavano di calmare la sua esuberanza e, con fare elegante e composto, alzò la gamba al cielo e dietro un calcio alla spalla del dottore, facendolo cadere al suolo. Sanji gli attutì la caduta impedendo che la testa toccasse il suolo, bloccandola con il piede. Il leggero colpo alla nuca ebbe un altro effetto: causò lo svenimento del medico, così da potergli togliere gli strumenti dalle mani e chiamare l'infermeria, per farlo riposare (o meglio, sedarlo) un po'.
Un applauso generale si elevò per il biondino, complimenti gridati a gran voce e cori di esultanza riempierono il corridoio. C'era però un ragazzo dai capelli verdi che non era della stessa opinione degli altri.
"Razza di damerino, sei idiota o cosa?!?"
Sanji rivolse lo sguardo al ragazzo che lo aveva appena insultato: "Come mi hai chiamato, testa d'alga?" , l'altro gli si avvicinò con rabbia, lo si capiva dall'impeto con cui accorciò le distanze con Sanji e dal tono di voce: "TESTA D'ALGA A CHI SOPRACCIGLIA A RICCIOLO??".
Sanji ormai era pronto a riempirlo di botte, ma non voleva essere il primo a dar vita ad una rissa, era sempre stato del parere che chi usa la violenza per primo è incivile, ma il secondo fa bene a darle di santa ragione. Ovviamente il tutto aveva delle eccezioni se doveva difendere una donzella.
"Si può sapere che cazzo vuoi brutta testa di cazzo ?" si rivolse a muso duro verso il ragazzo, alto quanto lui, con la carnagione olivastra e gli occhi neri e profondi come un oceano in piena notte.
"Sentimi bene, coglione, quando hai steso quel tizio, uno dei bisturi che teneva in mano ha colpito il borsone della palestra che tenevo dietro la schiena in quel momento. Se non lo avessi avuto, avresti potuto colpire o la mia katana o la schiena. E una cicatrice lì è un disonore per un uomo."
"Oh, innanzitutto, complimenti! Non credevo che un troglodita come te sapesse coniugare i verbi, chapeau. Secondo punto, non è colpa mia se fanno entrare quel folle qui dentro, io sono intervenuto per evitare che le ragazze fossero colpite da quel medico schizzato", ci tenne a chiarire Sanji, evitando accuratamente di scusarsi, anche se sapeva che avrebbe dovuto farlo. Ma quel tizio gli stava facendo ribollire il sangue.

"Sai che tu e la tua faccia del cazzo mi state sui nervi, ricciolo di merda?" i due erano ad un soffio di distanza.
"Sai che vale lo stesso per me, testa d'alga?", la tensione circondava i due.
"Sistemiamola fuori, sempre che tu non abbia paura di sgualcire il tuo bel completino, principessa" disse, marcando l'ultima parola.
"Tranquillo, troglodita, non impiegherò molto sforzo. Ti rompo il culo in 5 minuti."

"SANJI."

Fu come il rompersi di uno specchio, il volo di uno stormo di uccelli nel cielo blu, un sasso nell'acqua. L'aria più tesa di una corda di violino si dissolse e con essa il piccolo gruppo che stava assistendo alla disputa tra il biondo e il verde.
Un'aitante ragazza dai lunghi capelli blu raccolti in una coda di cavallo, si avvicinò a Sanji, il quale abbandonò l'aria minacciosa assunta fino ad un secondo prima.
"Possibile che tu debba esser coinvolto in una rissa almeno 3 volte a settimana?"
"Ma Bibi, amore mio, non è così. Ha cominciato il troglodita qui. Comunque, che ci fai qui?"
"Dovevo passare da Nami per... cose da donna. Andiamo a pranzo?"
"Come desideri, mia dea."
Così facendo, si allontanò insieme alla sua ragazza, lasciando al ragazzo dai capelli verdi solo un "Alla prossima, testa d'alga", e ricevendo un "la prossima volta non ti salverà nessuna ragazza."

A questo punto, il ragazzo fermò qualche studente per chiedere informazioni relative all'ubicazione del Polo G, dove si teneva il corso di Scienze Sportive. Peccato che il Polo lo avesse superato, in quanto si trova prima del Polo M.
Quest'università è un labirinto, pensò il ragazzo, dal momento che cercava quel Polo dalle 8 di questa mattina, senza trovarla.
Dava la colpa alle pessime indicazioni ricevute. Di certo non era colpa sua e del suo misero senso dell'orientamento.
Non erano giorni facili, si era trasferito in città da pochi giorni e non era stato in grado di proseguire seriamente gli allenamenti con le spade. Gli era dispiaciuto lasciare il suo paese natio, ma se voleva avere l'opportunità di realizzare il suo sogno, doveva andar via. Mentre rifletteva su questo, si ritrovò davanti all'entrata di un bar. Entrò e chiese indicazioni ad un ragazzo con i capelli neri e un cappello di paglia: "Ehi, sapresti indicarmi il polo del corso di Scienze motorie?" il ragazzo sorrise, e gli rispose che stava dirigendosi proprio lì. "Coraggio, ti ci accompagno io! Piacere, sono Rufy! Seguo anch'io quel corso, sono al secondo anno. Tu?"
"Piacere, sono Zoro. Sono anch'io al secondo. Così, siamo colleghi."
La cosa divertì molto Rufy, ma del resto non era difficile farlo. Si annoiava solo quando doveva studiare la parte di teoria dei suoi esami. "Fantastico! E dimmi, Zoro, perché cammini con una katana di legno dietro la schiena?"
"Sono uno spadaccino, speravo di trovare presto una qualche palestra libera qui in facoltà ed allenarmi. Non lo faccio da un po' ".
"Uh. E come mai??"
Curioso il ragazzo, si lasciò scappare mentalmente Zoro. Ma, tutto sommato, non era male parlare con lui. Sembrava uno che sapesse il fatto suo, nonostante il perenne sorriso sulla faccia. "Mi sono appena trasferito."
Un urlo di Rufy fece pentire amaramente Zoro di esser entrato in quel bar.
"QUINDI, NON CONOSCI NESSUUUUNO!! ALLORA ENTRA A FAR PARTE DELLA MIA CIURMA, SPADACCINO ZORO!".
Quest'ultimo, più confuso che persuaso, chiese di cosa stesse parlando.
Rufy, battendosi la mano sul petto in segno di grande saccenza, gli spiegò: " La mia ciurma, i miei migliori amici! Vedrai, siamo gente in gamba. Stasera ci riuniamo tutti e andiamo a divertirci in un locale, tu sarai dei nostri."
Zoro, sulle prime non rispose. Non sapeva bene cosa aspettarsi (o meglio, chi), dal momento che Rufy era un tipo sui generis. Ma dopotutto, che male c'era a far nuove conoscenze? E poi, nel locale ci sarebbe stato dell'alcool.
"Ok. Va bene."
"iiihihihi. Non te ne pentirai."


Sanji e Bibi erano seduti al loro tavolo personale al Baratie, ristorante di proprietà del nonno di lui e dove anch'egli lavorava come aiuto cuoco.
"Sanji, mi spieghi perché come giro gli occhi ti ritrovo ad attaccar briga o a far gli occhi dolci a qualcuna? Sono seria."
"Qualcuno qui ha voglia dei suoi antipasti fritti, vero, mia preziosa sirena?"
"Sanji, non cambiare discorso... però, qualche pizzetta fritta ripiena non ci starebbe male."
Sanji sorrise sotto i baffi, si alzò, diede un casto bacio alla bella Bibi e si diresse verso le cucine.

Ah, Sanji. Un giorno o mi farai impazzire,pensò tra sé.

No, non era vero. O, almeno, non lo era troppo. In merito al trasporto con cui Sanji si rivolgeva al gentil sesso, ormai ci aveva messo una pietra sopra. Aveva accettato i suoi "dea", "bellissima", "dolce fanciulla" rivolti alle ragazze a cui si rivolgeva.
Stando insieme da un anno e qualche mese, le occasioni in cui lei avesse manifestato il suo disappunto erano state parecchie.
Fino a quel pomeriggio di tanto tempo fa. Stavano passeggiando sul lungomare, nel tardo pomeriggio. Una collega di Sanji si era fermata a salutarlo e, puntualmente, lui se ne uscì con elogi altisonanti. Bibi, a questo punto, fece per lasciarlo da solo, sentendo che la sua presenza fosse di troppo. Ma lui non le lasciò la mano. Non ci fu verso. Sanji la guardava con un trasporto tale da farla arrossire, ma non voleva dargliela vinta. "Sanji, sono stufa. Possibile che non capisci che questo cazzo di comportamento mi ferisce?".
Lui non rispose subito, voleva continuare a bearsi di quella donna che, anche se visibilmente alterata, irradiava bellezza e sensualità.
L'avrebbe posseduta lì, in quello stesso momento. Le si avvicinò, una mano sulla vita, l'altra sulla guancia.
Si scambiarono un bacio carico di tante parole, promesse, sentimento. Di fuoco. Oh, eccome se c'era fuoco.
Sanji si staccò da lei, la guardò negli occhi e le disse: "Bibi. Mi hanno insegnato a trattare ogni donna come una regina. Con te, che non sei come ogni altra donna, so di non essere costretto a farlo, ma lo faccio perché voglio. Guarda, perfino il sole ha deciso di andarsene, non riuscendo a sostenere la tua perfezione." Rivolse lo sguardo al tramonto, che faceva da cornice alle sue parole, mentre Bibi si strinse forte il petto per paura che il cuore le fuoriuscisse dal petto da un momento all'altro. Attirò a sé Sanji, lo baciò dolcemente, sapendo che se si fosse spinta più in là, non sarebbe stata in grado di fermarsi... e non voleva farlo. Poco più tardi, infatti, si ritrovarono a fare l'amore a casa di lui.
Fu una delle notti più speciali della sua vita.

"Ehi, amore, cosa c'è?"
Sanji la distolse dai pensieri che le avevano imporporato le guance, mettendole sotto al naso un piatto pieno di antipasti fritti.
"Niente di che, tesoro, ho solo una gran fame. Facciamo a chi finisce prima?"
Un sorriso si dipinse sul volto di entrambi. "Andata. Ma guarda che non ti lascerò vincere facilmente. 3, 2, 1.."
"NIPOOOOOTE".
Sanji si trattenne dall'imprecare. "VECCHIO, SONO QUI."
Dalle cucine, uscì un omone alto con due baffoni spessi e molto curati (d'altronde, lavorando in cucina, era il minimo), un camicie da cucina con alcune macchie di alimenti e spezie e con un sorriso di scherno di chi sapeva già la verità.
"Allora, caro nipotino. Quanto hai preso all'esame?"
"Vecchio, sto pranzando con Bibi, ne parliamo dopo."
"Carissima Bibi, spero che sia tutto di tuo gradimento. Nipote, non credo di aver capito quanto tu abbia preso. Potresti ripetermelo?"
"Vecchio, ti ho già detto che..."
"Ma dai, Sanji, perché non vuoi dirglielo? Signor Zeff, come al solito la vostra cucina è la migliore che io abbia mai mangiato. In merito all'esame, Sanji ha ottenuto un bel 29!"
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA.
Una fragorosa risata riempì il locale, ancora privo di clienti per l'ora prematura.
Bibi assunse un'espressione attonita, Sanji invece era rosso di rabbia.
"NON C'È UN CAZZO DA RIDIRE, VECCHIO", tuonò, per superare il rumore delle risa e farsi ascoltare dal vecchio.
Il signor Zeff, cercò di riprendere fiato per poter rispondere al nipote, ma i residui della risata glielo impedì. Dovette impegnarsi di più per formulare una frase di risposta: "Caro nipote, complimenti per il AHAHAHA 29, AHAHAH. Ma, mi spiace, non è stato sufficiente. HAI PERSO LA SCOMMESSA."
Gongolando, Zeff se ne tornò in cucina, continuando a ridacchiare sotto gli enormi e curati baffi.
Sanji era furente. Avrebbe preso tutto a calci se fosse stato possibile. "Sanji, ma di che scommessa si tratta?"
"Se avessi preso 30, avrei avuto il prossimo weekend libero. Sai, volevo organizzare qualcosa... un anno e sei mesi. Una ricorrenza da festeggiare. Invece, se avessi preso meno, avrei lavorato per quattro weekend di fila a partire da questo. Mi spiace, io non..."
Bibi non gli lasciò il tempo di concludere la frase che lo bacio, incontrando la lingua di Sanji che fin troppo e a sproposito aveva usato, fino a quell'istante.
"Tu lavorerai al meglio, cucinerai come non hai mai cucinato in vita tua e zittirai tuo nonno.
Siete due bambini, è vero, ma sarò sempre dalla tua parte. E ora, possiamo mangiare? Tra un'ora ho lezione e vorrei avere la forza di seguire."
Bibi si separò dall'amato, che la guardava estasiato e con un sorriso leggero, toltosi il peso di quel segreto. Mangiarono di buon grado e discussero sull'uscita di quella sera con gli altri membri della ciurma. Ci voleva un po' di sano e collaudato divertimento con gli amici fidati. Tanto, cosa poteva succedere?

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⏰ Last updated: Oct 16, 2017 ⏰

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